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Confindustria.

Uno sforzo unitario per soluzioni inedite

Il commento del presidente Laura Dalla Vecchia

S iamo preoccupati. Sicuramente determinati a trovare soluzioni nuove a scenari inediti, cosa di cui siamo peraltro specialisti. Ma non possiamo nascondere i nostri timori, perché molti dei fattori che stanno incidendo sulla nostra economia sono fuori dal controllo non solo della singola azienda, ma proprio del Paese. E della stessa Unione Europea». Nonostante un 2021 che ha portato le imprese associate a Confindustria Vicenza a raggiungere picchi produttivi che non si vedevano dal 2007, la presidente degli Industriali Laura Dalla Vecchia rappresenta chiaramente le preoccupazioni per un contesto internazionale drammatico. «Anche perché - continua la Presidente - la crescita è stata comunque a macchia di leopardo. Ci sono settori che sono cresciuti molto e altri che hanno sofferto molto, come l’automotive, la moda e, a seconda del mercato di sbocco, anche la concia. Poi, certo, il 2021 mediamente ha rappresentato un anno di recupero importante. Al contempo, sono cresciuti i costi delle materie prime, spesso introvabili o con tempi di consegna fuori da ogni logica. Per non parlare del costo dell’energia fuori controllo che, inizialmente, denunciavamo solo noi e che ora, come è normale che succeda, con qualche mese di ritardo si è riversato anche sui privati e sulle famiglie. Tutti aspetti che, a catena, pesano sull’inflazione la quale, a sua volta, contrae i consumi». Una crisi che rischia di intravvedersi all’orizzonte nel 2022 che, tra recrudescenza del Covid e invasione russa in Ucraina, ha costretto a tirare il freno alle imprese di tutta Europa. «In questa tempesta perfetta - aggiunge Dalla Vecchia -, è evidente che stiamo vivendo un momento storico in cui siamo tutti scossi per il dramma che sta vivendo la popolazione ucraina. E che siamo tutti preoccupati per le ripercussioni di ogni tipo, umanitario, sociale, geopolitico ed economico che la pandemia e questa invasione stanno avendo a livello macro e micro». Proprio da queste premesse, la presidente spinge verso uno sforzo unitario e di rottura degli schemi da parte del Sistema Paese. «Prendiamo ancora la Cina, che è il nostro primo concorrente. Nei primi 9 mesi del 2021 la bilancia commerciale tra Vicenza e Cina è negativa per 450 milioni, peggiorata di 100 milioni rispetto al 2019 pre-covid. Quasi il 30% in più in soli 2 anni. Dall’altra parte, dal Covid hanno tratto beneficio enorme anche le big tech americane che dettano legge sul mercato. In questo contesto, manifattura, servizi, negozi, PA: siamo tutti davvero chiamati a rispondere insieme perché il ritorno alla normalità non è dietro l’angolo, tantomeno è scontato, come ci insegnano le ultime drammatiche vicende». L’obiettivo comune deve quindi essere, in primis, la difesa del lavoro e questo si fa garantendo alle aziende di rimanere competitive con i mercati internazionali. «Perciò, a livello di singole aziende e tessuto produttivo, dobbiamo tenere alta la produttività e anche l’aggiornamento delle competenze. E, a questo, legare le integrazioni salariali. Serve un patto tra imprese e sindacato, mettendo al bando campanilismi di ogni sorta, che serva a tracciare insieme un nuovo sentiero che ci veda convinti alleati con lo spirito innovativo e testardo che caratterizza la nostra provincia». «Il mondo sta cambiando di nuovo - afferma la presidente degli Industriali -: abbiamo una rivoluzione tecnologica in corso, una crisi demografica, una sfida ecologica affrontata finora solo con gli occhi dell’ideologia, una pandemia da debellare e una guerra in Europa. Governo e parti sociali non possono pensare di affrontare queste sfide se non insieme, superando gli steccati e guardando in faccia la realtà. Rendendosi conto anche dei tragici errori fatti in passato. E penso in primis al mix energetico su cui, da anni, i nostri allarmi sono rimasti inascoltati». Contando, poi, che ben il 30% del gas russo esportato in Europa finisce in Italia, il nostro paese risulta uno dei paesi più vulnerabili del continente. «Ora come ora - continua Dalla Vecchia - non possiamo che limitare i danni con qualche operazione macroeconomica straordinaria, ma deve essere una misura limitata nel tempo anche perché stiamo parlando di fare ulteriore debito sulle spalle dei nostri figli. Poi va ripensato tutto per avere un mix energetico equilibrato. Quindi non essere dipendenti dal gas, ma nemmeno solo dalle rinnovabili che ci renderebbe comunque dipendenti da terzi. Da paesi come la Cina, per esempio, che si sta preparando per avere una prevalenza di rinnovabili nel 2050, ma che da anni sta agendo per garantirsi l’approvvigionamento delle materie prime necessarie. Noi, che abbiamo approvato obiettivi al 2030, ci accorgiamo solo oggi di non aver sviluppato un’adeguata strategia analoga. Dobbiamo, ad ogni modo, pensare ad un mix di gas, ma anche green gas come l’idrogeno, ovviamente le rinnovabili ma anche il nucleare». Poi c’è l’aspetto del commercio globale, che per Vicenza rappresenta una parte importante dell’economia contando che il 2021 si è chiuso con un export record, superiore ai 20,3 miliardi, ben 1,8 miliardi più del precedente record del 2019. L’industria vicentina, con la sua qualità, flessibilità e capacità di fare prodotti custom è quindi uscita dai lockdown covid con grande vigore. Ma la pandemia ha comunque ridisegnato gli equilibri economici mondiali, spostandoli sempre più fuori dal