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Confcommercio.

Terziario: il momento di ripartire dai progetti

L’analisi del presidente Sergio Rebecca

Il 2021 è stato un anno migliore rispetto al 2020 per le imprese del commercio del turismo e dei servizi della provincia di Vicenza. Lo conferma l’analisi effettuata da Confcommercio Vicenza tramite l’Osservatorio economico del Terziario, la rilevazione periodica che l’Associazione effettua fra gli imprenditori delle varie categorie rappresentate. Infatti, solo il 20% ha dichiarato che la propria azienda ha chiuso i bilanci dell’ultimo anno in uno stato di salute “non buono” o “pessimo”. Pur essendo la percentuale non trascurabile, il dato va visto comunque in positivo poiché, dalla stessa indagine effettuata nel 2020, si era toccato il picco del 43%. In sostanza, dopo l’allentamento delle restrizioni anti Covid, gran parte delle attività sono ripartite e via via hanno allineato l’andamento gestionale ai livelli pre-pandemia, tant’è che l'80% degli imprenditori intervistati ha valutato lo stato di salute della propria azienda a fine 2021 come buono o ottimo (30%) o discreto (50%). Le aziende più sofferenti sono risultate quelle del settore turismo (in totale il 41%) e della ristorazione (36%). Nel commercio al dettaglio di prodotti per la persona (abbigliamento, calzature, ecc.) le aziende in crisi hanno sfiorato il 21%. Altri settori come quello della distribuzione di generi alimentari, quello di prodotti per la casa o quello dei servizi e il settore del commercio all’ingrosso, hanno tutti registrato una percentuale di aziende sofferenti inferiore al 10%. «Quest’indagine interna, che conduciamo periodicamente - spiega Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza - ci dà il polso abbastanza preciso della realtà economica delle imprese del nostro comparto e ci fa capire le attese, nonché le preoccupazioni più evidenti degli operatori. In questo caso abbiamo notato che da un clima di fiducia estremamente negativo di fine 2020 si è passati ad avere un sentiment positivo a partire da metà 2021. Ora, invece, passata la fase acuta dell’emergenza Covid, mentre pesano incertezze e preoccupazioni per le tensioni internazionali, è l’aumento vertiginoso di bollette e carburanti a destare apprensione più immediata tra gli operatori del Terziario, ma si sta facendo sentire anche un generalizzato rallentamento dei consumi che, stando alle nostre rilevazioni, colpisce particolarmente la ristorazione e il commercio al dettaglio di prodotti per la persona». Come dare allora sostegno e maggior fiducia al settore? Il presidente della Confcommercio di Vicenza parte dal territorio. «Crediamo innanzitutto che le nostre imprese necessitino di luoghi adeguati ad un commercio e ad un turismo di qualità. In ogni nostro mandamento - continua il presidente di Confcommercio Vicenza - stiamo agendo per fare in modo che i Comuni della provincia adottino progetti di rigenerazione urbana, finalizzati in primis ai centri storici e alle vie commerciali della città, con particolare attenzione all’ambiente e al progressivo invecchiamento della popolazione. Interventi di riordino e arredo urbano, di utilizzo del verde pubblico, di modernizzazione della città attraverso maggiori servizi continua il presidente Rebecca - sono tutte occasioni di rilancio anche per le attività commerciali locali, che possono così continuare a essere presenti nella comunità, svolgendo un servizio di vicinato essenziale e contribuendo a rendere ancora più attrattive per il turista, città, borghi storici e località turistiche delle nostre montagne. È quello che ci chiedono i nostri operatori, poiché un ambiente urbano più gradevole e curato, fa da garanzia e da stimolo a nuovi progetti d’investimento anche da parte dei privati». Rebecca non tralascia di guardare alla difficile situazione internazionale e alle ripercussioni sull’economia italiana. «L’auspicio è che si arrivi presto a un cessate il fuoco e ad efficaci negoziati di pace. Confcommercio nazionale, sulle conseguenze economiche, sta portando avanti un serrato confronto con il Governo, sollecitando che nulla sia lasciato intentato o inesplorato. Sulla questione del “caro bollette” - aggiunge Rebecca - la richiesta è di adottare politiche strutturali per diminuire la dipendenza dell’Italia dalle fonti estere, e nell’immediato, misure incisive per dare adeguati ristori alle imprese e per la sterilizzare gli oneri generali di sistema. Si tratta di interventi alquanto urgenti oltre che necessari poiché è evidente che il rincaro dei costi energetici incide sull’aumento dei prezzi delle merci, che a cascata colpisce tutte le filiere, fino al consumatore finale. Questo circolo, tutt’altro che virtuoso, va interrotto prima che provochi un preoccupante deterioramento del tessuto imprenditoriale».