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Laureati.

Percorsi di studio più rapidi e più regolari

In Italia diminuisce l'età media al momento della laurea

Come abbiamo visto in questa stessa pagina, dopo la maturità la maggior parte dei diplomati decide di proseguire la propria formazione, prevalentemente attraverso i percorsi universitari. E qui si inseriscono i dati del XXIII Rapporto AlmaLaurea, frutto di una rilevazione che ha coinvolto oltre 291 mila laureati nel 2020 in 76 diversi Atenei. La prima buona notizia è che cala ancora l’età alla laurea, scesa 25,8 anni (era 26,9 anni nel 2010). Anche la regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato recentemente un miglioramento costante e marcato, seppure nell’ultimo anno per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19. Nel 2020 la percentuale raggiunge il 58,4% (era il 39,0% nel 2010). Altra buona notizia è l’ulteriore crescita (anche se leggera) delle esperienze fatte all’estero e riconosciute dal corso di laurea di appartenenza: il fenomeno riguarda l’11,3% dei laureati del 2020 (contro l’8,7% del 2010). Per quanto riguarda invece i contatti con il mondo del lavoro durante gli studi, nel 2020 il 57,6% dei laureati ha svolto esperienze di tirocinio curriculare riconosciute dal corso. Nel 2010 erano il 56,8% ma, dopo alcuni anni di sostanziale stabilità, dal 2015 si è evidenziata una costante crescita fino al 2019 (portando tale quota al 59,9%), cui è seguita la contrazione del 2020. Si tratta di esperienze che aumentano la probabilità di trovare lavoro a un anno dal titolo: +14,4% per chi ha svolto un periodo di studio all’estero, +12,2% per chi ha svolto un tirocinio. E dopo la laurea? Il Rapporto sulla Condizione occupazionale del Laureati, in questa XXIII edizione, restituisce un quadro composito che evidenzia nel corso del 2020 alcune criticità nelle opportunità di occupazione, in particolare per i neo-laureati, mentre tra i laureati a cinque anni dal titolo gli effetti della pandemia, relativamente agli indicatori analizzati, paiono del tutto marginali. In particolare, tra i laureati intervistati a un anno dal titolo si rileva una contrazione del tasso di occupazione rispetto alla precedente rilevazione. La pandemia pare aver colpito soprattutto le opportunità di trovare lavoro, meno la qualità del tipo di occupazione trovata, anche se ciò rappresenta una media di situazioni profondamente eterogenee vissute da chi si è inserito nel mercato del lavoro prima e dopo l’emergere della pandemia. Nel 2020 il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 69,2% tra i laureati di primo livello e al 68,1% tra i laureati di secondo livello del 2019. A cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è pari all’88,1% per i laureati di primo livello e all’87,7% per i laureati di secondo livello. Esiti occupazionali: effetti della pandemia più visibili nei neolaureati a un anno dalla laurea e sull’opportunità di trovare lavoro. Rispetto alla precedente rilevazione, il tasso di occupazione a un anno è diminuito di 4,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,6 punti per quelli di secondo livello. Effetti marginali sui laureati a 5 anni dal conseguimento del titolo, che sembrano aver retto la pandemia. Il confronto con la rilevazione dello scorso anno mostra che il tasso di occupazione risulta in calo di 0,6 punti percentuali tra i laureati di primo livello e, al contrario, in aumento di 0,9 punti tra i laureati di secondo livello