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L'INDAGINE

La rilevazione condotta su un campione di imprese associate

Nonostante le difficoltà dello scenario, la forza e la vitalità delle PMI vicentine è confermata ancora una volta dall’ultima indagine congiunturale realizzata da Apindustria Confimi Vicenza su un campione di circa 200 aziende associate rappresentative dei principali comparti produttivi del territorio. Nel II semestre 2021 il 36,8% delle imprese ha registrato un incremento del fatturato, che è aumentato in modo significativo per un ulteriore 18,9% del campione, mentre per un 26,3% è risultato stabile. Più o meno speculare, come prevedibile, l'andamento della produzione, che è cresciuta nel 50% dei casi, mentre è rimasta sostanzialmente invariata per un ulteriore 34,4%. A trainare questi dati è stato un incremento degli ordini sia dal mercato nazionale (dichiara un aumento il 57% del campione) sia da quelli esteri (45%). Su questa spinta, oltre il 24% ha già provveduto ad incrementare i propri organici negli ultimi mesi e il 38,7% ha puntato su nuovi investimenti. Di segno sostanzialmente positivo sono anche le previsioni per il I semestre del 2022 (risalenti però a prima dello scoppio del conflitto in Ucraina). Si aspetta un incremento del fatturato il 49,5% del campione, e non si tratterà di un mero effetto dell'adeguamento dei prezzi: il 44,7% si attende infatti una crescita della produzione, frutto anche in questo caso di un incremento degli ordini sia interni (per il 48,9% del campione) sia provenienti dall'estero (per il 36,3%). Sullo sfondo, si profilano anche le grandi opportunità legate ai fondi del PNRR, rispetto alle quali tuttavia gli imprenditori manifestano un certo scetticismo: quasi il 40% degli intervistati dichiara di non attendersi un impatto significativo. Infine, per quanto riguarda invece la forza lavoro, rispetto alla precedente rilevazione si riduce ulteriormente la percentuale (al 7%), già molto bassa prima, di aziende che pensano di dover ricorrere agli ammortizzatori sociali, mentre per quanto riguarda lo smart working meno del 20% delle imprese intende mantenerlo anche una volta superata quest’ultima ondata di pandemia.