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Confartigianato.

Energia: risposte per e piccole imprese

Il commento del presidente Gianluca Cavion

Piccola impresa, piccoli consumi? C’è un equivoco di fondo nel modo in cui fino a oggi il Governo ha cercato di affrontare la crisi dei costi dell’energia. A evidenziarlo è Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza: «Si continua a ragionare per valori assoluti di consumo, anziché per incidenza del costo energetico per unità di prodotto e per fatturato. Invece ci sono alcune piccole imprese con un’incidenza del costo dell’energia molto elevata, e queste aziende oggi sono a rischio chiusura. Solo in questi giorni c’è stato uno spiraglio di attenzione verso le piccole imprese, con il nuovo decreto legge in preparazione, dove sembra venga previsto un credito d’imposta pari al 12% per le imprese con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW e del 20% per il gas, sempre alle piccole imprese; ma è frustrante vedere che nel frattempo si aumenta il credito d’imposta per le imprese energivore dal 20% al 25% per l’elettricità e per quelle gasivore dal 15% al 20%. Confartigianato aveva chiesto percentuali più alte e comunque che non si facessero differenze fra grandi e piccole imprese per i benefici concessi.
Com’è il clima tra le imprese?
«C’è grande preoccupazione e grande incertezza. I costi energetici sono fuori controllo: non sappiamo quanto pagheremo l’energia e il gas, gli interventi messi in campo finora non sono sufficienti. Occorre uno sforzo maggiore da parte del Governo, altrimenti c’è la possibilità che le nostre imprese decidano di fermarsi perché costa di più produrre, e questo mette a repentaglio il tessuto economico e sociale, con possibili ripercussioni anche sull’occupazione. Non solo: uno stop delle imprese artigiane in alcuni settori metterebbe a rischio intere filiere, basti pensare alla subfornitura di tante componenti per l’industria meccanica. Il Governo deve capire che se si fermano le imprese si ferma il Paese e il rischio c’è. Per questo motivo chiediamo che il credito di imposta, sia uguale per piccole e grandi imprese e un tetto massimo sul prezzo dell’energia e del gas».
Al di là di misure tamponi più efficaci, cosa chiedere al Governo?
«Di invertire rapidamente la rotta: è inaccettabile che alcune imprese rischino di fallire perché negli anni i vari governi hanno fatto scelte energetiche guardando solo al vantaggio elettorale. Siamo un Paese in cui ogni anno e mezzo si vota per qualcosa e questo spinge a cercare il consenso nell’immediato, mentre le scelte lungimiranti richiedono una visione a lungo termine. Serve un nuovo piano nazionale per l’energia, con investimenti strutturali a lungo termine, anche utilizzando i fondi del PNRR. Pensiamo all’autoproduzione attraverso il modello delle comunità energetiche: sarebbe una soluzione più rapida rispetto alla costruzione di nuovi centrali. L’altro grande tema è incentivare il risparmio energetico anche negli edifici produttivi: estendere a questi ultimi il Superbonus consentirebbe di riqualificare migliaia di capannoni industriali, riducendo i consumi e quindi i costi energetici delle aziende e favorendo l’autoproduzione dell’energia con un utilizzo esteso delle fonti rinnovabili. Energia che potrebbe essere ceduta anche alle aziende e ai privati vicini, secondo il modello appunto delle comunità energetiche».
L’altro grande tema sono appunto le materie prime: com’è la situazione attualmente?
«Ci sono rincari generalizzati ai quali concorrono diversi fattori. Sicuramente c’è un forte stress su tutti i derivati del petrolio, penso ad esempio alle materie plastiche, ma anche i bitumi utilizzati nei cantieri. Ma c’è carenza anche legno e filati. Il problema in molti casi è duplice: la mancanza dei materiali che allunga i tempi di consegna e l’incertezza dei costi, che sempre più spesso si tende a dichiarare alla consegna, ma in questo modo come è possibile fornire al cliente un preventivo? Sicuramente in tutto questo c’è anche una componente speculativa e rammarica che non ci sia un controllo più efficace da parte del Governo».
Il costo dei carburanti sta impattando profondamente anche sulla logistica.
«Alcuni autotrasportatori hanno già iniziato a ridurre l’attività, tenendo una parte dei mezzi fermi perché gli attuali incrementi di prezzo del carburante non sono ribaltabili sul mercato. Soffrono soprattutto le imprese più piccole, che hanno più difficoltà a ottimizzare i viaggi di andata e ritorno. C’è poi tutto il tema di come questo stia impattando sull’organizzazione della logistica in generale: fino a ieri si tendeva a lavorare con magazzini sempre più corti e una produzione just in time, quindi con spedizioni frequenti man mano che il committente chiedeva lotti di produzione anche limitati, ora però il costo del trasporto incide in modo più significativo e si tratta di trovare nuovi equilibri con i committenti, che vorrebbero continuare a lavorare con magazzini leggeri. C’è quindi anche un tema di maggiore complessità nella gestione del rapporto con il cliente».
Sul fronte dell’export, invece, quali ricadute si attendono le imprese artigiane dalle sanzioni verso la Russia?
«Il mercato russo per la nostra provincia vale circa 420 milioni di euro: sicuramente ci attendiamo dei contraccolpi auspichiamo perciò interventi a sostegno delle imprese che subiranno perdite conseguenti alle sanzioni applicate. Alcuni settori sono più esposti di altri, come ad esempio il legno e la gioielleria, ma in generale non ci risultano situazioni in cui il mercato russo sia determinante per la sopravvivenza delle nostre imprese, che per altro sono da sempre molto abili e flessibili nel trovare opportunità alternative in altri mercati internazionali. Piuttosto, sul fronte dell’export preoccupa l’incidenza crescente del costo dei trasporti: questo certamente rende meno competitivi i nostri prodotti all’estero e per una provincia fortemente orientata all’internazionalizzazione questo rappresenta un rischio significativo».
 In questo contesto, quali sono le prospettive per il 2022?
«Abbiamo di fronte a noi una grande opportunità: i fondi del PNRR, dobbiamo fare attenzione a non sprecarla. Sicuramente per essere efficienti ed efficaci devono esserci regole semplificate che ci diano possibilità di operare con tempi ristretti: su questo serve un impegno forte delle istituzioni a tutti i livelli. Sono indispensabili, quindi, le riforme e anche per quelle ormai c’è pochissimo tempo».