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Confindustria

La forza dei valori per affrontare nuove sfide

Il suo paesaggio sarà anche caratterizzato dal profilo dei monti, ma l’Alto Vicentino rimane una delle aree maggiormente industrializzate d’Europa, soprattutto per quanto riguarda l’industria meccanica e meccatronica, ma non mancano realtà di alto livello anche nei settori alimentare, farmaceutico, tessile e dell’edilizia. Un primato che ha una profonda radice culturale, come spiega Silvia Marta, presidente del Raggruppamento Alto Vicentino di Confindustria Vicenza: «Io credo fermamente che le basi siano nelle nostre radici, ma anche in quelle montagne che vediamo ogni giorno sullo sfondo. Siamo un territorio con una grande storia industriale, fin dall’epoca di Alessandro Rossi, e questo ci ha lasciato in eredità una forte cultura imprenditoriale, ma la vicinanza con le montagne ci ha portato a tramandare anche un certo modo di essere forti, l’attaccamento al territorio e in una certa misura anche una scarsa propensione alla “mondanità”, si è sempre pensato molto a lavorare. Questi valori, tramandati di generazione in generazione, hanno intriso il nostro lavoro e sostenuto l’industrializzazione del territorio, fino alla creazione di un tessuto prolifico di imprese prevalentemente di piccole e medie dimensione, ma straordinariamente operose. Realtà che hanno saputo diventare vere e proprie eccellenze e che oggi attivano sempre di più anche l’interesse di grandi multinazionali e fondi di investimento».

E questo oggi rappresenta più un’opportunità o un pericolo? «È un tema complesso. In generale si può dire che dove vi è una famiglia in grado di sviluppare il passaggio generazionale è più difficile che avvengano operazioni di acquisizione. In ogni caso, è chiaro che la disponibilità di nuovi capitali rappresenta un arricchimento per tutto il territorio e garantisce risorse ad aziende che altrimenti in futuro potrebbero trovarsi in difficoltà proprio per l’assenza di passaggio generazionale o per le dimensioni ridotte. Certo è che un tessuto imprenditoriale sano e legato al territorio ha bisogno di una presenza importante delle aziende familiari o comunque con base solida qui per cui, ben vengano l'interesse e gli investimenti da fuori che sicuramente sono un segno che l'Alto Vicentino è attrattivo, ma un impegno sulla continuità aziendale è sicuramente necessario »

Intanto si è concluso il primo trimestre, con quali risultati? «I dati non sono ancora disponibili, ma dai riscontri diretti che abbiamo parlando con le aziende si può dire che continua a esserci lavoro, soprattutto per quelle aziende che operano su commesse importanti a lungo termine. Per chi invece ha una catena più corta di distribuzione si comincia a sentire un rallentamento dovuto alla perdita di potere di acquisto dei consumatori: non siamo ancora in una situazione di allarme, ma i primi segnali in questo senso ci sono, come ad esempio il calo del trasporto su gomma. Oggi comunque la difficoltà principale rimane la mancanza di personale».

Un tema comune un po’ a tutti i territori. «Sì, ma è evidente che una zona come l’Alto Vicentino, con una così elevata concentrazione di aziende, ne soffre particolarmente. Oggi è questo il tema che ci preoccupa di più per il futuro, perché senza personale non possiamo crescere. Non è solo un problema di denatalità e non possiamo aspettare altri dieci anni, quando non ci saranno più giovani in età da lavoro: dobbiamo pensarci prima, anche con politiche migratorie costruttive e rendendo nuovamente attrattivo il sistema Italia. Sono temi nazionali, ma con implicazioni anche a livello locale perché vuol dire creare la possibilità di trovare alloggi e su questo come Raggruppamento e più in generale come aziende siamo pronti a collaborare con le Amministrazioni Comunali per studiare delle soluzioni. Nemmeno il sistema della scuola oggi è di particolare aiuto, perché non va di pari passo con le esigenze delle aziende: su questo come Associazione abbiamo diversi progetti con gli istituti scolastici del territorio, fin dalle medie, affinché gli studenti e i loro genitori possano vedere le nostre aziende e capiscano le potenzialità che esistono qui»

Ha citato le Amministrazioni Locali: com’è il rapporto? «Sicuramente buono, c’è una estrema collaborazione, soprattutto sui tre capisaldi su cui stiamo concentrando l’attenzione. Il primo, già citato, è il mondo della scuola, anche a livello di disponibilità di spazi per organizzare le varie iniziative. Un altro tema rilevante sono le infrastrutture, per le quali occorre studiare soluzioni in grado di ridurre il traffico di alcune arterie e favorire anche i lavoratori pendolari da Vicenza nell’ottica di poter attingere ad un bacino più ampio di lavoratori. Vi è poi la sanità pubblica, per la quale abbiamo lanciato il progetto Fabbricare Salute. Voglio sottolineare inoltre che c’è una grande disponibilità e un’ottima collaborazione anche con le altre Associazioni di Categoria: stiamo facendo gruppo e questo è importante».

A proposito di Fabbricare Salute, come è nato questo impegno? «Nel periodo Covid c’era il rischio concreto che l’ospedale di Santorso si svuotasse di professionalità e c’era un timore diffuso nella popolazione: essere imprenditori significa anche preoccuparsi della serenità di tutti i nostri collaboratori e sicuramente la sanità è uno dei principali fattori in questo senso. Creare ricchezza vuol dire far star bene le persone nel territorio in cui le nostre aziende sono inserite, inclusa la garanzia di poter contare su una sanità di qualità».