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CNA Veneto Ovest

Imprese e territorio in corsa verso il futuro

Far viaggiare su un binario unico lo sviluppo delle imprese e quello del territorio, verso un orizzonte di prospettive comuni da raggiungere ad alta velocità. Una sfida mica da poco quella che attende da qui al prossimo decennio l’area dell’Alto Vicentino, che pur con caratteristiche assai diverse rispetto agli anni del boom economico rimane nevralgica, geograficamente e strategicamente, per tutte le possibili strategie su cui dovrà misurarsi il Veneto che verrà. Sì perché il cuore pulsante della manifattura d’eccellenza continua a battere qui, con poco più di 7400 imprese a registro distribuite tra i 103mila abitanti dei 18 Comuni dell’area, che portano la media a un’impresa ogni 14 abitanti. Il vero segno dei tempi che cambiano, se vogliamo, è dato dalla composizione dei settori economici trainanti. Perché se è vero che la tradizione meccanica resiste e si rinforza, con il distretto che apertosi all’elettronica offre punte d’eccellenza e di leadership a livello globale, a farla da padrone in valore assoluto sono le imprese del settore edile, complice certamente l’effetto dei bonus edilizi. Terzo gradino del podio invece per le attività della produzione agroalimentare, in particolare legate alla lavorazione del pane e dei prodotti lattiero caseari. Obiettivi e necessità differenti, ma una grande visione condivisa: tornare a pensare ai luoghi in cui le aziende nascono e crescono con un approccio moderno e legato a doppio filo ai bisogni di una società che cambia in fretta. In altre parole, portare nel futuro il modello di sviluppo d’impresa sociale inaugurato due secoli fa dal pioniere Alessandro Rossi. Sapendo di poter contare ai nostri giorni non solo sul talento dei singoli ma anche sulla forza di una grande rete, come spiega Mirco Froncolati, il presidente CNA dell’Area di Sviluppo Associativo Alto Vicentino.
«Sì, da questo punto di vista stiamo facendo notevoli passi avanti prima di tutto nel tentativo di far convergere i tantissimi interessi differenti in un’unica idea di lavoro. E poi per concordare i differenti step che dovremo seguire da qui in avanti per arrivare agli obiettivi che ci siamo prefissati. Chiaramente da questo punto di vista il ruolo primario lo ricopre la Fondazione Palazzo Festari, di cui ho assunto la presidenza dell’assemblea dei soci aderenti a fine 2022. Una realtà che nel tempo è riuscita nel difficile intento di creare una forte identità di area mettendo attorno allo stesso tavolo i Comuni del territorio come attori protagonisti, e che adesso ha tra le mani la gestione giuridica e amministrativa della nuova Intesa Programmatica di Area locale. Insomma, il futuro dell’Alto Vicentino inizia a tratteggiarsi da qui».

Quali sono gli argomenti sul piatto? «All’Ipa spetta l’onere di definire i piani di attività per i territori e per la miglior programmazione degli interventi sostenuti dal PNRR e dai fondi per lo Sviluppo Regionale della Comunità. I temi sul piatto sono tantissimi: dall’acqua alla lotta ai cambiamenti climatici alle tematiche connesse di sostenibilità ed economia circolare, che si intersecano con i temi dell’energia e della mobilità sostenibile. Ma naturalmente parliamo anche di tutto ciò che interessa trasversalmente la comunità, e quindi le scuole, la digitalizzazione, i servizi sociali, la rigenerazione urbana, la promozione turistica e culturale e non da ultimo la riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni».

Perché è così importante fare fronte compatto su tutti questi punti di attenzione? «Perché è impossibile pensare di ottenere risultati su questi fronti se ciascuno va per la sua strada o pensa soldi comunicazione e informazione verso e dagli aderenti all’Ipa, in modo che tutti siano attivamente consapevoli dei passi fatti insieme». A proposito di imprese: perché è così strategico il loro ruolo? «Perché se ci pensiamo bene sono presenti in modo orizzontale su tutti i temi che ho citato prima, e con una relazione bidirezionale. Hanno bisogno di ricevere in termini di servizi e opportunità, se pensiamo alle questioni legati alle infrastrutture viabilistiche e digitali, o in generale in termini di strumenti per attrarre, trattenere e formare persone e nuovi talenti. Ma possono dare moltissimo, se messe nelle condizioni di operare con la giusta dose di cultura della nuova impresa. Un’impresa capace di gestire in modo sempre più efficiente le proprie risorse, per contribuire a generare benessere in sinergia con le esigenze di una società che ha bisogno di essere più sana, non solo più ricca». Oltre alle Ipa, a livello di organizzazione territoriale regionale si parla anche di Aree Urbane. Che differenza c’è? «Tra le opportunità di rilancio del territorio la Regione ha individuato, oltre alle Ipa, anche 11 Aree Urbane, che otterranno un filone di finanziamento aggiuntivo per il prossimo quinquennio da tanto al proprio orticello. Serve una visione di territorio che vada oltre i confini di campanile, per dare risposte efficaci a una società che pensa, lavora e vive ogni giorno in chiave sempre più globale. Tutto questo non per rinnegare l’unicità e specificità di ognuno, bensì per inserirla in una logica di sistema. La sola che permette di crescere senza lasciare indietro nessuno».

Andando all’operatività più concreta e “spicciola” come state lavorando? «Il primo passaggio importante sarà la costituzione di tavoli settoriali di dialogo per misurarci in modo segmentato sui temi del territorio, portando nel nostro caso come CNA il punto di vista delle imprese. Subito agganciato a questo è tuttora in atto il grande lavoro per riempire questi filoni verticali di argomenti, riflessioni, sensazioni, obiettivi e punti di vista, per definire una strategia complessiva e condivisa di disegno per tutta l’area. Ho insistito e insisterò moltissimo sulla necessità di ricordarci sempre che siamo un unico sistema interdipendente, che ha bisogno di una visione in grado di ricomporre le esigenze di tutti gli abitanti e di tutti i portatori di interessi, sistema produttivo incluso. E per essere sempre allineati puntiamo a rinforzare il sistema soldi comunicazione e informazione verso e dagli aderenti all’Ipa, in modo che tutti siano attivamente consapevoli dei passi fatti insieme».

A proposito di imprese: perché è così strategico il loro ruolo? «Perché se ci pensiamo bene sono presenti in modo orizzontale su tutti i temi che ho citato prima, e con una relazione bidirezionale. Hanno bisogno di ricevere in termini di servizi e opportunità, se pensiamo alle questioni legati alle infrastrutture viabilistiche e digitali, o in generale in termini di strumenti per attrarre, trattenere e formare persone e nuovi talenti. Ma possono dare moltissimo, se messe nelle condizioni di operare con la giusta dose di cultura della nuova impresa. Un’impresa capace di gestire in modo sempre più efficiente le proprie risorse, per contribuire a generare benessere in sinergia con le esigenze di una società che ha bisogno di essere più sana, non solo più ricca»

Oltre alle Ipa, a livello di organizzazione territoriale regionale si parla anche di Aree Urbane. Che differenza c’è? «Tra le opportunità di rilancio del territorio la Regione ha individuato, oltre alle Ipa, anche 11 Aree Urbane, che otterranno un filone di finanziamento aggiuntivo per il prossimo quinquennio da tanto al proprio orticello. Serve una vi utilizzare anche in questo caso per iniziative di mobilità sostenibile, edilizia sociale, rigenerazione urbana e culturale, digitalizzazione infrastrutture verdi. Una di queste è l’Area Pedemontana che connette il Bassanese con l’Alto Vicentino e la Valle dell’Agno. Diciamo che sono molti i punti di contatto e di “sovrapposizione” con le azioni a cui sono chiamate le Ipa, ma in questo caso con effetto di cassa di risonanza. L’Ipa può essere il soggetto che definisce visioni e strategie di medio-lungo periodo, mentre l’Area Urbana, in stretto rapporto con le IPA del territorio, ha tra le mani l’opportunità di mettere subito a terra le prime pietre miliari lungo il medesimo cammino».

Il ruolo di CNA in questo percorso? «Noi per primi veniamo dagli incoraggianti segnali di un progetto di “sviluppo orizzontale” tra Vicenza e Verona che in qualche modo ha giocato d’anticipo sui tempi. Ecco, ora vogliamo andare avanti su questa strada studiando ogni area, le sue peculiarità, le affinità e le problematiche diffuse, le possibilità di sviluppo o risoluzione condivisa, mettendo a disposizione di ogni attore in gioco un interlocutore unico, preparato e con una visione d’insieme che possa fare la differenza».