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Appello degli scienziati

Ripristinare la biodiversità, controllare la temperatura, proteggere la salute globale

By Athesis Studio

Un editoriale congiunto per chiede ai leader di tutto il mondo di intraprendere azioni urgenti per combattere la crisi climatica. Lo hanno pubblicato in questi giorni oltre duecento riviste mediche e scientifiche in ogni angolo del pianeta, esortando i responsabili politici ad accelerare la trasformazione delle società verso modelli di sviluppo più sostenibili. Obiettivi dichiarati: ripristinare la biodiversità, limitare l'aumento della temperatura e proteggere la salute. Se addirittura gli esperti del settore e gli scienziati scendono in campo, la situazione è davvero preoccupante. Il messaggio arriva in vista della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che inizierà il 21 settembre 2021 e che sarà l'ultimo incontro globale prima della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26) che si terrà a Glasgow, in Scozia, a novembre. Gli studiosi del clima parlano chiaro: nonostante la pandemia globale sia, in questo momento, il fulcro che sta monopolizzando tutti gli sforzi e le risorse dei Paesi, non va dimenticato che la più grande minaccia per la salute pubblica globale in futuro sarebbe il fallimento del rispetto dell'accordo di Parigi, che raccomanda di limitare l'aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius. È vero, alcuni passi avanti sono stati fatti, ammettono i responsabili dell’appello e sono innegabili i progressi nell’ambito della riduzione delle emissioni di gas serra e nell'attuazione di politiche di conservazione. Ma, purtroppo, si tratta di passi ancora troppo corti, insufficienti, dato che non sono stati accompagnati da piani credibili a breve e lungo termine. UK Health Alliance for Climate Change (UKHACC), l'organismo che ha coordinato la pubblicazione congiunta dell'editoriale, non lascia spazio ad alcun dubbio: "Un'azione urgente sulla crisi climatica e naturale non può aspettare la fine della pandemia". Solo se i Paesi più ricchi faranno più sforzi "per ridurre il loro consumo e sostenere il resto del mondo", aumentando il loro contributo finanziario alla causa, in linea con il loro impegno di contribuire con 100 miliardi di dollari ogni anno, la cooperazione globale sarà possibile". I più svantaggiati sono attualmente i Paesi a basso e medio reddito, quelli che hanno contribuito meno al cambiamento climatico, ma che in ogni caso ne sopportano gli effetti negativi in modo sproporzionato, anche sulla salute.