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Amianto

Quelle bonifiche non più rimandabili

A trent'anni esatti dalla messa al bando, continua a essere un grave pericolo per la salute
By Athesis Studio

A trent’anni esatti dall’approvazione della legge che ha messo al bando l’estrazione, l’importazione, la produzione e commercializzazione di amianto e di prodotti che lo contengono, la presenza di questo materiale e i rischi connessi continuano a rappresentare una vera e propria emergenza, con gravissime conseguenze per la salute della popolazione.
Secondo un rapporto del registro nazionale dei mesoteliomi (Renam), degli oltre 31 mila i casi di mesotelioma pleurico registrati dal 1993 al 2018, l’80% è dovuto proprio all’esposizione alle fibre d’amianto. Non solo: si calcola che ad oggi appena il 25% della fibra killer sia stato rimosso e, seguitando a questi ritmi, per liberarsene serviranno altri 75 anni, cui sommare ulteriori 40 anni di latenza del mesotelioma. Da Nord a Sud, del resto, le bonifiche vanno a rilento sia per quanto riguarda i grandi siti industriali dell’amianto che per gli edifici pubblici e privati che espongono spesso inconsapevolmente le persone a questa pericolosa fibra.

«A 30 anni dalla legge 257/1992, in Italia si continua a morire di amianto - commenta Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente -. La situazione è sempre più drammatica e conferma la necessità di cambiare rotta, con provvedimenti incisivi, e non più prorogabili, nella direzione della messa in sicurezza e la bonifica degli edifici e dei territori contaminati e della promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione ad hoc rivolte ai cittadini. Infatti, nonostante la sua forza distruttiva, l’argomento amianto, non sembra essere una priorità per il governo, che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) trova accenno solo in riferimento agli investimenti nel parco agrisolare, bruciando ogni chance di destinare preziose risorse nella sua lotta e sancire così il primato della salute dei cittadini e della difesa dell’ambiente».