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Energie rinnovabili

Accelerare sulla sostenibilità

By Athesis Studio

Il titolo è tutto un programma (per un futuro migliore): “Rinnovabili, energie per la pace”. Si tratta di un recente rapporto pubblicato da WWF Italia, che evidenzia come sia necessario accelerare ancor di più la transizione energetica, coniugando così gli obiettivi della sostenibilità ambientale, ma anche di una maggiore sicurezza e indipendenza energetica, a tutela anche del sistema produttivo e delle famiglie.

«È importante che oggi ad affermarlo siano i ministri del G7 - sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia -. Ora però bisogna fare in modo che i governi non si limitino alle affermazioni intelligenti nei documenti, ma assumano la decarbonizzazione del settore elettrico come un’agenda prioritaria su cui iniziare a lavorare da lunedì. Per l’Italia questo significa rivedere il Piano Integrato Energia e Clima, aumentando la quota di rinnovabili visto che gli operatori si sono detti in grado di arrivare a circa 20 GW di nuove installazioni all’anno. Siamo invece in una fase di forte stallo: lo scorso anno si è istallato meno di un GW di nuova capacità rinnovabile. Servirebbe un Piano Clima che coordini le diverse azioni e anche politiche energetiche e politiche industriali: questa è una delle proposte che il WWF e le altre associazioni ambientaliste hanno avanzato con la Legge sul Clima. È necessario anche un forte dialogo e una forte cooperazione per un transizione giusta sia nei Paesi che tra tutti i Paesi».

Anche nell’ottica di trovare soluzioni in tempi relativamente rapidi la “decarbonizzazione” sembra essere una strategia vincente. Gli operatori dell’energia elettrica di Confindustria, vale a dire l’associazione “Elettricità Futura” - si legge nel rapporto del WWF - hanno affermato di essere in grado di installare 60 GW di rinnovabili nei prossimi 3 anni, a patto di ottenere le relative autorizzazioni: sarebbe una soluzione strutturale per aumentare la sicurezza e l’indipendenza energetica e ridurre drasticamente la bolletta elettrica. Il settore è pronto a investire 85 miliardi di euro nei prossimi 3 anni. Questo vorrebbe dire anche 80.000 nuovi posti di lavoro. 60 GW di nuovi impianti rinnovabili vogliono dire un risparmio di 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato. Per fare un confronto, per costruire un nuovo rigassificatore ci si mette, nella migliore delle ipotesi, 5 anni. Anche i tempi dei rigassificatori mobili (a mare), per quanto le infrastrutture siano più leggere, non sono affatto più rapidi e, peraltro, si tratta di impianti molto meno efficienti dal momento che le operazioni di scarico del GNL possono avvenire solo con determinate condizioni del mare, aspetto che influisce negativamente sui costi del gas. Per costruire una centrale nucleare i tempi cambiano da Paese a Paese, ma in quelli occidentali (e magari non solo) sono estremamente lunghi. Ad esempio l’espertissima Francia ha ancora in costruzione il suo unico nuovo impianto: parliamo di Flamanville, con lavori iniziati nel 2007 e che, trionfalisticamente, dovevano terminare in 5 anni. Invece, di rinvio in rinvio, per problemi che si sono sommati ad altri problemi, siamo arrivati al 2022, e l’impianto ancora non è operativo. Quindi ricapitolando siamo già a 15 anni e i costi nel frattempo sono più che triplicati, passando dai 3,5 miliardi di euro preventivati a circa 12,7 attuali, e non è ancora finito. Anche l’impianto gemello di Olkiluoto in Finlandia (sempre su progetto francese) non ha avuto miglior sorte, avendo avviato il cantiere nel 2005 e invece di chiudere, come previsto, nel 2009, la produzione di energia elettrica (ancora non a regime) è iniziata nel marzo 2022, quindi dopo ben 17 anni.

Dal punto di vista finanziario, inoltre, le rinnovabili richiedono un investimento iniziale successivamente compensato dal fatto che, in particolar modo per solare ed eolico, le fonti di energia sono del tutto gratuite, mentre i prezzi dei combustibili fossili presentano un’alta volatilità che può mettere in crisi da un momento all’altro famiglie e imprese.

Entro il 2050 l’Unione Europea punta ad arrivare alla neutralità climatica, vale a dire a un saldo zero tra le emissioni climalteranti e gli eventuali assorbimenti delle stesse. Per l’Italia questo significa rivedere il Piano Integrato Energia e Clima, aumentando la quota di rinnovabili visto che gli operatori si sono detti in grado di arrivare a circa 20 GW di nuove installazioni all’anno.