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La classifica.

Vicenza rallenta la sua discesa

I risultati dell'indagine sulla qualità di vita pubblicata da Il Sole 24 Ore
By Athesis Studio

Dopo lo shock del 2020, lo scenario di prolungata discontinuità provocato in diversi ambiti dalla pandemia rende di particolare rilievo l’edizione 2021 della tradizionale indagine del Sole 24 Ore sulla qualità di vita nelle città italiane capoluogo. Per certi versi, infatti, il report diventa la cartina tornasole anche della capacità di organizzazione e resiglienza dei diversi territori rispetto alle inevitabili criticità verificatesi negli ultimi due anni. E forse non è un caso che mai come in quest’ultima edizione l’indagine fotografi un’Italia a due velocità, con un accentuarsi delle disuguaglianze in seguito all’impatto della pandemia. Permane infatti il divario tra il Nord e il Sud del Paese, e contemporaneamente si accentua quello generazionale, con il calo delle nascite, e infine emergono le differenze di genere, con la popolazione femminile chiamata a pagare il prezzo più alto sul mercato del lavoro. In questo contesto, Vicenza perde ancora terreno, anche se la sua discesa rallenta: il capoluogo berico scende infatti al 28° posto (-3 rispetto al 2020, mentre nella precedente rilevazione aveva perso ben 14 posizioni).
RICCHEZZA E CONSUMI. Rispetto al 2020, Vicenza riguadagna 11 posizioni e si attesta al 25° posto. Il valore migliore è espresso dall’esiguo numero di percettori di reddito di cittadinanza: Vicenza è al 5° posto, con 5,8 nu clei su 1.000 abitanti, contro i 63 di Crotone ultima in classifica. Aumenta anche il valore aggiunto medio per abitante, che posiziona la provincia berica al 12° posto a livello nazionale. Vicenza è tredicesima per retribuzione media annua dei dipendenti, ovvero € 24.104, una cifra in linea con le province della top 10. I pensionati berici tuttavia se la passano meno bene, con il 59° posto e € 19.061, contro i 26.332 euro dei pensionati romani. Abbastanza stabile lo spazio abitativo medio, così come il prezzo di vendita, che si attesta a € 2.050 al mq. Per quanto riguarda il nuovo parametro della riqualificazione energetica, Vicenza è al 30° posto con 80 euro per abitante
AFFARI E LAVORO. Nel 2021 Vicenza riguadagna ben 40 posizioni e si attesta al 32° posto. La quota di export sul PIL mantiene l’ottimo posizionamento, al 5° posto e in miglioramento da 67,9% a 69,8%. Non sono molti i giovani neet, 15,9%, dato che vale a Vicenza il 25° posto. Non corre tuttavia il tasso di occupazione (69,4% e 44° posto, era al 24° nel 2019) e rimane elevato il ricorso alla CIG, con 244,8 ore, seppur in diminuzione rispetto alle 565,4 segnalate nel 2020. Dopo un 2020 di attesa, riprende la fondazione di nuove imprese, con Vicenza che passa dal 92° al 64° posto (3,8%). Per le cessazioni, Vicenza sale dall’88° al 71° posto (3,3%). Prosegue l’irrobustimento delle imprese impegnate nell’e-commerce, che regalano a Vicenza il 10° posto.
AMBIENTE E SERVIZI. Vicenza perde 17 posizioni e precipita al 58° posto. Incidono la bassa qualità dell’aria (92° posto in Italia), il sovraffollamento nelle carceri (88°), l’esigua spesa sociale dei Comuni a supporto alle fasce deboli (87°). Appare non soddisfacente anche la produzione lorda delle fonti rinnovabili, con il 63° posto. Migliorabile anche la qualità della vita dei bambini (40° posto) e non soddisfacente quella dei giovani (58° posto, parametrato su età media del primo figlio, aree sportive, concerti e altro). Il tasso di motorizzazione appare elevato (50°) con 64,7 auto ogni 100 abitanti, mentre per l’offerta nei mezzi pubblici Vicenza è al 59° posto con un indice di 20 km percorsi pro capite tramite trasporto pubblico. La provincia berica è però diciassettesima impegnati in Spagna e Francia (46,5% e 46,2% rispettivamente), quota inferiore anche a quella osservata in Germania (32,1%). La seconda potenziale criticità è rappresentata dai bassi livelli e qualità degli investimenti, con l’Italia ferma nel secondo trimestre del 2021 al 19,3% del Pil, mentre la Francia supera il 24% e la Germania si avvicina al 22%, e con la componente degli investimenti in proprietà intellettuale che non va oltre il 3,0% del Pil, meno della metà rispetto a quella della Francia, inferiore di 0,9 punti rispetto alla Germania e 0,4 punti rispetto alla Spagna. Oltretutto il trend di quest’anno torna a confermare la predilezione per investimenti in impianti e macchinari (+19,1%) piuttosto che in beni immateriali (+0,7%). Infine, tra i fattori esogeni se ne contano almeno tre, tutti hanno concorso a determinare i fenomeni inflativi connessi alla ripresa della domanda e potrebbero condizionarne negativamente il ritmo già in chiusura 2021. Il primo è naturalmente l’eccezionale crescita dei prezzi dell’energia, non solo delle quotazioni del petrolio. Dal minimo registrato tra aprile dello scorso anno e novembre 2021, il prezzo del Brent è aumentato di 3,5 volte, quello del gas di 17,5 volte. Il secondo aspetto è l’incremento dei prezzi delle materie prime (agricole e non), più accentuata nella seconda parte dell’anno, vede il valore del rame (utilizzato per i semiconduttori) quasi raddoppiato tra novembre 2021 e aprile 2020, il grano del 70%, il manzo del 35%, il pollo dell’84%, lo zucchero del 90%, per citare alcuni esempi. Vi è infine da considerare anche la crescita dei prezzi dei trasporti, a ottobre più che raddoppiati su base annua per i container. Ciò è dovuto a fattori una tantum, come il blocco temporaneo del canale di Suez in marzo, così come a variabili difficilmente superabili nel breve periodo come la scarsa disponibilità e gli elevati costi dei container e delle navi merci per le tratte in uscita dall’Asia, nonché le lente procedure anti-COVID per lo scarico merci. Sull’evoluzione e sul peso che assumeranno questi fattori nel corso dell’anno si giocherà probabilmente l’entità dell’effettiva crescita economica del Paese, e più probabilmente di tutta l’Unione Europea. ma per la raccolta differenziata nel capoluogo, con un valore di 70%. Il nostro capoluogo è poi al 9° posto per le piste ciclabili, con 23,3 metri ogni 100 abitanti, più del doppio della media nazionale di 9,2. Infine, Vicenza è smart, con il 28° posto per la buona offerta di servizi online.
DEMOGRAFIA, SOCIETÀ E SALUTE. La provincia berica riguadagna terreno e sale dal 40° posto al 23°. La San tà mantiene la sua attrattività ed è al 17° posto per la bassa emigrazione ospedaliera, con solo il 4,9% di degenti vicentini dimessi da strutture di altre regioni. La nostra provincia è attrattiva anche per chi vuole diventare italiano, infatti il 5% degli stranieri residenti acquisisce la cittadinanza. Non elevato il consumo di farmaci, che vale a Vicenza il 17° posto. Tuttavia, appare alto il ricorso agli antidepressivi con 18,8 pillole pro capite, in linea comunque con la media nazionale. Il valore peggiore è dato dalla scarsità di medici specialisti: Vicenza è centoduesima con 19,8 unità ogni 10.000 abitanti, e non brilla nemmeno per i medici di famiglia, 8,4 ogni 10.000 abitanti (75°). Spicca in negativo anche il risultato del saldo migratorio: 69° e -1,0, contro il 6,3 di Imperia pur distaccando le province del Sud, che raggiungono il -8,7 e -7,4.
GIUSTIZIA E SICUREZZA. La sicurezza a Vicenza aumenta. Sale al 13° posto (+4) grazie al suo basso indice di litigiosità (9°), al non elevato indice di criminalità (35°) e soprattutto all’esiguo numero di reati legati agli stupefacenti: è al 5° posto con appena 25,1 denunce ogni 100.000 abitanti. Poche anche le estorsioni (13° e 8,9 ogni 100.000 abitanti) e limitata la mortalità negli incidenti stradali dei giovani (19°, 0,3 ogni 10.000 unità). In forte aumento invece le frodi informatiche, per le quali Vicenza cala dal 53° al 91° posto a causa dell’alto numero di denunce, 474,5 ogni 100.000 abitanti.
CULTURA E TEMPO LIBERO. Si tratta di un settore in forte sofferenza, per cui Vicenza scende al 78° posto, perdendo ben 20 posizioni. Pesa l’indicatore Sport e covid (102°), peggiore performance in assoluto della provincia berica, con l’indice degli effetti negativi sui campionati in territorio negativo (-1,8). Nell’intera classifica gli indici appaiono negativi, ma gli effetti sono stati più miti ad Asti (-0,1) mentre la città maggiormente penalizzata è Genova (-2,1). Nelle posizioni più elevate appaiono però il patrimonio museale vicentino, 31° posto. (a cura dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Vicenza)