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Tributi locali.

Disparità abnormi tra i diversi Comuni

Sugli immobili industriali
By Athesis Studio

La fiscalità locale è una delle leve di competitività grazie alle quali i nostri territori possono continuare ad essere attrattivi. L'esistenza di forti disparità, ad esempio per quel che riguarda la Tari, deve portare le amministrazioni locali a riflettere, per bilanciare le esigenze di bilancio con l’attrattività del territorio e la competitività delle sue imprese”. La presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia commenta così i dati del rapporto “La fiscalità locale sugli immobili industriali della provincia di Vicenza” realizzato dall’Area Fiscale di Piazza Castello, che verrà prossimamente presentato. Il rapporto evidenzia come, benché l’incremento medio della somma di IMU e Tari sui capannoni nel biennio 2020-21 sia modesta, considerando il periodo 2009-2021, l’incremento supera il 90%, dovuto in particolare all’introduzione dell’IMU a partire dal 2012, tassa, peraltro, in gran parte devoluta allo Stato, al contrario della Tari, di pertinenza comunale. Su quest’ultimo tributo, però, tra i 114 Comuni berici c’è abnorme disparità: dove l'imposizione è più forte, i capannoni pagano 14 volte di più rispetto a quelli meno cari. Differenze che rischiano di costituire uno scollamento. «È per questi motivi - aggiunge la presidente - che sollecitiamo un più forte coordinamento territoriale. Soprattutto in vista del 2022, anno in cui è prevista la detassazione di alcune superfici produttive dei capannoni industriali, in particolare dei magazzini collegati». Per quanto riguarda la pressione fiscale nel complesso dei tributi esaminati, il Comune meno caro per la pressione fiscale sui capannoni è Roana con circa 14.700 euro di imposte locali, a seguire Gallio, Chiuppano e Posina. Il Comune più caro è Arzignano, con poco meno di 28.000 euro tra IMU e Tari, seguito da Crespadoro, Lonigo e Montecchio Maggiore.