<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
I dati

Artigianato, i limiti della crescita “invisibile”

In positivo il numero di imprese, anche se l’Albo le esclude

L’artigianato c’è e batte ben più di un colpo. Lo dicono i dati a livello nazionale in arrivo dall’osservatorio CNA, che rilevano per la prima volta nel 2023 – dopo un decennio con il segno meno - un consistente saldo positivo nel numero di attività artigiane, tra iscrizioni e cessazioni cresciute di oltre 4.400 unità. A Vicenza la ripartenza è meno netta, come evidenziano le ultime statistiche elaborate dalla Camera di Commercio: nel Vicentino l’Albo artigiani lo scorso anno ha chiuso con 22.932 iscritti, ossia 31 in meno rispetto ai 22.963 del 2022. Troppe le attività costrette a chiudere i battenti rispetto alle nuove nate? Non necessariamente. In realtà infatti anche in questo caso serve una lettura più approfondita, come spiega la presidente di CNA Veneto Ovest Cinzia Fabris.

«Sì, credo che anche per noi in linea di massima valga un po’ la tendenza che si sta osservando a livello nazionale, dato che il nostro bilancio complessivo è formalmente negativo ma di fatto in modo impercettibile, e soprattutto dopo un decennio di statistiche decisamente molto meno incoraggianti. La verità è che l’artigianato è ancora un’opzione che tira, per chi sceglie di diventare protagonista del proprio futuro professionale. E questo nonostante le difficoltà e le incertezze che stiamo ancora attraversando dopo gli anni difficili della pandemia»

Quali settori stanno attraversando il momento migliore?
«Sicuramente le costruzioni, che hanno potuto godere ancora della spinta della domanda alimentata dai bonus per l’edilizia, e poi certamente i servizi alla persona.

In ambito manifatturiero poi si distingue il comparto delle riparazioni e della manutenzione di macchinari, e questo credo sia strettamente legato alla diffusione di una maggiore sensibilità alle tematiche ESG da parte della grande industria, più orientata a riparare e aggiornare strumentazione e impianti, piuttosto che a sostituire o sprecare. E quando si tratta di riparazione, chi meglio di un artigiano come figura alla quale rivolgersi?»

Chi invece si è rivelato più in difficoltà?
«I cali più consistenti li hanno subiti la logistica e i trasporti, il commercio e la manifattura un po’ in generale, anche se notiamo alcuni elementi in controtendenza che ci fanno riflettere. La manifattura non artigiana infatti in generale sta tenendo, e questo a mio avviso è un indice di ciò che diciamo da tempo: forse quando analizziamo il polso dell’artigianato, la fotografia che abbiamo davanti non è perfettamente aderente al mercato. E su questo dobbiamo intervenire».

In che termini?
«Dobbiamo cominciare a ridefinire il perimetro di ciò che consideriamo artigianato. Perché guardando alla forma giuridica dell’impresa, anche a Vicenza tengono le ditte individuali artigiane, che sono aumentate di 51 unità e ricoprono quasi il 70% dell’intero albo.  A calare sono le tipologie di attività artigianali più strutturate, senza però che questo trovi corrispondenza nell’andamento del mercato globale.

E si torna al tema per cui ci stiamo battendo da tempo: l’impresa che esce dal conteggio artigiano molto spesso non è un’impresa che ha chiuso, bensì un’impresa che ha perso il requisito. E questo perché attraverso l’artigianato è cresciuta fino a superarne i limiti, pur senza perdere la sua natura. Ecco perché riteniamo che sia ormai imprescindibile una riforma della legge quadro dell’artigianato, che renda i parametri per l’iscrizione all’albo realmente in linea con le attuali caratteristiche delle nostre imprese».

Come si sta muovendo la vostra associazione da questo punto  di vista?
«Grazie al nostro impegno la questione della revisione è finalmente finita nell’agenda di governo. A seguito dell’ultimo incontro con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso i nostri rappresentanti hanno ottenuto la promessa dell’apertura di un confronto attraverso un canale diretto di dialogo.

CNA è stata la prima associazione a muoversi in questa direzione, e proprio da noi in Veneto sono partiti gli stimoli per mettere sul tavolo le prime riflessioni. Il nostro obiettivo? Arrivare a una cornice normativa, fiscale e finanziaria capace di cogliere le specificità delle aziende artigiane a prescindere dalla classe dimensionale».