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Confartigianato Imprese Vicenza

In Associazione strumenti per affrontare i nuovi scenari

Gianluca Cavaion
Gianluca Cavaion
Gianluca Cavaion
Gianluca Cavaion

Mai come oggi è il momento di concentrarsi per progettare il futuro del Paese. Comincia con questo appello l’analisi di Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, che non può non fare riferimento a quanto accaduto nei giorni scorsi in Parlamento: «È stato un grande dispiacere assistere a quanto è accaduto, in un momento che invece dovrebbe meritare la massima condivisione per un obiettivo comune: quello di salvare il paese Italia. Invece la discussione verte ancora una volta su poltrone e incarichi, mentre le imprese stanno vivendo grandi difficoltà, anche per le carenze evidenziate dal Governo. Un dato su tutti riguarda i ristori: quelli concessi sono indegni, attorno al 2-3% del fatturato, mentre la Germania alle imprese ha riconosciuto oltre il 70% del fatturato mancante rispetto all’anno precedente. Se non riescono a coprire nemmeno i costi fissi, come potranno salvarsi le imprese?». C'è un effetto domino? «Con il tessuto imprenditoriale decimato, le prime conseguenze sarebbero licenziamenti, locali sfitti, drastico deprezzamento del patrimonio immobiliare. Come potrebbe esserci la ripresa così? Ecco perché occorre provvedere rapidamente con ristori in grado di mettere in sicurezza le imprese, come si sta facendo nel resto d’Europa». Proprio dall’Europa dovrebbero arrivare ingenti risorse… «Sì ma attenzione, quei soldi non pioveranno dal cielo: la concessione dei fondi per il Recovery Fund è vincolata alla presentazione di progetti con obiettivi precisi che saranno monitorati e dovranno essere raggiunti per continuare a ricevere i finanziamenti. L’Italia è sempre stata la nazione che ha portato a casa meno contributi europei proprio per la nostra scarsa capacità di presentare progetti credibili. Senza dimenticare che questi finanziamenti non sono a fondo perduto: costituiranno un debito anche andrà restituito». Sui contenuti nel piano per il Recovery Fund che idea si è fatto? «Sicuramente il Governo ha individuato i grandi temi per lo sviluppo del Paese, dalla digitalizzazione all’internazionalizzazione, senza dimenticare la sostenibilità. Ora però dobbiamo trasformare questi temi in progetti concreti e attuarli: mi preoccupa la fase procedurale e applicativa. Abbiamo l’opportunità per far ripartire il nostro Paese, anche affrontando temi come la semplificazione burocratica o la giustizia: se ne parla da anni ma le cose non cambiano, anzi peggiorano. Questo invece sarebbe il momento per cancellare e riscrivere le regole». Il tutto in un momento delicato per il mercato interno. «Ci sono situazioni diversificate: alcuni settori stanno tenendo abbastanza bene, altri sono stati molto penalizzati. In generale però assistiamo ad un aumento dei risparmi e ad un calo dei consumi e questo è penalizzante perché significa non far girare l’economia, compromettendo tutto l’indotto. Inoltre ci stiamo abituando ad un stile di vita diverso, ci vorrà tempo prima di ripartire e anche quando questo sarà possibile il nostro modo di vivere non sarà più come prima. In questo contesto, per alcune filiere, penso a quella della Casa, ci sono opportunità importanti come il Superbonus 110%». Come risponde invece il mercato estero? «Qui bisogna distinguere tra le imprese che già lavoravano con l’estero, e che in qualche modo hanno mantenuto i rapporti commerciali nonostante le difficoltà, e quelle imprese che invece avevano appena iniziato o volevano iniziare il loro percorso di internazionalizzazione. Per queste ultime l’assenza delle fiere è un grosso problema, perché vengono a mancare le principali occasioni per crearsi dei contatti e far conoscere la qualità dei propri prodotti, un tema quest’ultimo molto importante per le nostre aziende che puntano molto su questo aspetto. Certo sta emergendo l’e-commerce, ma per ottenere benefici significativi ci vuole tempo. Come Associazione stiamo sostenendo e accompagnando le imprese che hanno intrapreso questa strada, attraverso il nostro Digital Innovation Hub e l’utilizzo di piattaforme soprattutto BtoB. Questo senza dimenticare il nostro servizio di temporary export manager». A fine anno è arrivato anche l’accordo sulla Brexit: come lo giudica? «È un bene che si siano evitati i dazi, ma è un accordo che non ci porta ad una soluzione facile né breve. La Gran Bretagna per le imprese vicentine è il 5° mercato di esportazione e già nel 2020 abbiamo registrato un calo del 18%. Soprattutto, ora occorre riscrivere le regole che sono venute a mancare per l’esportazione, come ad esempio le certificazioni di prodotto che saranno richieste, i cui costi saranno tutti da verificare. Il rischio è che soprattutto per le piccole imprese non sia più conveniente esportare in Gran Bretagna, costringendole così a rinunciare a questo mercato». In questo contesto, qual è il ruolo dell’Associazione? «Innanzitutto voglio sottolineare che già prima della crisi avevamo registrato una diminuzione del numero delle imprese artigiane, ma una crescita media delle loro dimensioni, a riprova di una tendenza sempre più diffusa ad affrontare il mercato in modo più strutturati. Questo, insieme alle competenze che da sempre contraddistinguono le nostre imprese, ci fa essere comunque ottimisti: quando ci sarà la ripresa sapremo coglierla. Questo spirito di crescente aggregazione si è visto anche nel modo di rapportarsi con l’Associazione, che con la crisi ha consolidato ulteriormente il proprio ruolo, confermandosi un punto di riferimento essenziale per tutti gli associati: dall’informazione sulle nuove norme alla consulenza organizzativa, per non parlare dei servizi a supporto della competitività. La crisi che stiamo vivendo ha dimostrato l’importanza delle Associazioni e in generale di quei corpi intermedi che qualcuno frettolosamente voleva mettere in secondo piano».