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INTERVISTA

Lorenzo Pregliasco

«Molti guardano all’estero ma con l’idea poi di ritornare»

Nessun dubbio che tanti giovani vicentini aspirino a fare un'esperienza di vita e di lavoro lontana da casa e possibilmente all'estero, ma piano col credere che non vedano l'ora di andarsene tout court, di trovare un lavoro altrove per non tornare più. In realtà in buona parte pensano di partire per poi ritornare, perché le proprie radici sono sempre un richiamo importante, ed è diffusa anche nelle nuove generazioni la consapevolezza che qui la qualità della vita nel complesso è a livelli elevati. Questa è una delle evidenze emerse da un'indagine sui desideri, le aspettative e gli obiettivi dei giovani che oggi vivono in provincia, presentata all'assemblea degli Industriali berici da Lorenzo Pregliasco, cofondatore e partner di Quorum, agenzia di ricerche sociali e comunicazione politica Quorum, e direttore di YouTrend, web magazine che si occupa di sondaggi e trend sociali, economici e politici.YouTrend ha individuato due focus group composti in totale da 15 giovani tra i 16 e i 24 anni - da una parte persone già inserite nel mondo del lavoro e dall'altra persone invece ancora all'interno di un percorso di studio - e con loro ha approfondito quali sono le percezioni e gli orientamenti nei confronti di tutto ciò che riguarda il mondo del lavoro.

Pregliasco, quali sono gli elementi e le chiavi di lettura che sono emersi parlando e confrontandovi con i giovani in questi focus group?
Un elemento interessante, innanzitutto, è che molti dei giovani coinvolti nella ricerca non hanno mostrato di essere spinti a lasciare il Vicentino o il Veneto, e quelli che dicono che potrebbero farlo pensano spesso a un ritorno, per costruire qui la propria vita. Non c'è un desiderio di distacco, insomma, anzi c'è un forte attaccamento a quello che rappresenta in positivo il Vicentino in termini di qualità della vita, di legami affettivi... Questi sono aspetti che pesano.

Ma quali sono, in ogni caso, le motivazioni che portano un giovane a pensare di poter andare a lavorare e vivere all'estero?
Chi guarda con interesse a questa idea cita elementi chiave che non ci stupiscono, soprattutto se il pensiero è rivolto appunto all'estero: minor burocrazia, meno tasse, più opportunità, più meritocrazia, una retribuzione generalmente più elevata, la possibilità di fare un'esperienza diversa e arricchente. In tutti, in definitiva, si coglie la percezione di poter trovare in altri paesi una realtà più dinamica rispetto a quella italiana.

La presidente degli Industriali, Laura Dalla Vecchia, osserva che anche all'interno dei confini nazionali ci sono realtà o contesti territoriali ai quali i giovani vicentini guardano con più interesse, per via di una maggiore attrattività in termini di "lifestyle", di relazioni. Questo è un aspetto che avete verificato nella vostra indagine?
Ai partecipanti dei focus group abbiamo chiesto quali altri luoghi d'Italia fossero per loro di particolare interesse e in questo caso le risposte si sono orientate su città universitarie, che sono viste come in grado di mettere a disposizione delle opportunità in più, non soltanto dal punto lavorativo, ma anche in termini di stile di vita, di tempo libero. Diciamo che le città universitarie che si trovano nel Nordest, intendendo per tale un'area geografica che va da Trento a Bologna, sembrano essere percepite come realtà con una marcia in più.

Cosa cerca un giovane, oggi, in un lavoro?
Ci sono essenzialmente due macro-temi che, nei focus group, sono emersi come importanti: da un lato c'è un fattore che ha a che vedere con un "clima" e un ambiente di lavoro il più possibile positivo; dall'altro, c'è un fattore non semplicemente legato alla retribuzione, ma anche all'orgoglio per quello che si fa e agli stimoli che se ne ricevono.

E che atteggiamento emerge nei confronti delle imprese?
C'è un'idea generale che il settore pubblico possa essere preferibile al privato in termini di stabilità, però per contro viene riconosciuto al settore privato un elemento positivo che arriva da un maggior peso della meritocrazia e da maggiori possibilità di crescita dal punto di vista professionale. C'è poi però anche un altro aspetto importante che è emerso dalla nostra indagine ed è quello della scuola e dell'istruzione: i giovani vicentini esprimono una visione critica rispetto alla possibilità che il sistema formativo dà di prepararli all'ingresso nel mondo del lavoro. I ragazzi quando iniziano a lavorare si trovano a dover colmare delle lacune che forse potrebbero essere riempite dalla scuola.

Quindi c'è ancora molto da fare per avvicinare il mondo della scuola e quello delle imprese?
Si, la percezione diffusa è quella di un percorso formativo che nel complesso è ancora molto focalizzato sulla teoria e poco sull'effettiva realtà che poi i giovani si trovano ad affrontare quando escono dalla scuola ed entrano nel mondo del lavoro.. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Tomasoni