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LARA BISIN

«Facciamo che i giovani si innamorino del lavoro»

«È importante che le aziende assicurino occasioni di crescita, sia economica che professionale, così da riuscire a tenere le competenze in azienda»

La delega alla scuola la detiene ormai da anni. Quella attuale, al Capitale umano, è in pratica un'estensione per Lara Bisin, neo-vicepresidente di Confindustria Vicenza. Un impegno al quale crede molto e che da tempo la vede diffondere la cultura d'impresa anche tra i ragazzi. «Già il presidente Vescovi mi aveva affidato la delega alla scuola e coordinavo anche la relativa commissione. Questa sotto la presidenza di Laura Dalla Vecchia è praticamente un'evoluzione, visto che il capitale umano include anche tutto ciò che ha a che fare con l'università e la formazione, anche quella in azienda. E la cultura».

A proposito di scuola... sono appena ricominciate le lezioni e proprio questa è una delle grandi sfide in questo momento.
Ed è un bene che siano ricominciate e in presenza. La cosa più importante in assoluto è che i ragazzi possano tornare a vivere la scuola nel senso più ampio del termine, come un luogo al quale appartengono e che appartiene a loro. È un modo di ripartire ricostruendo tutta la parte che avevano perso, come l'incontrarsi e il creare legami. Il recupero di questi momenti legati alla crescita umana non può che ripercuotersi in maniera positiva sulla creazione delle loro competenze.

Che non sono solo quelle derivanti dallo studio...
Certo. I ragazzi hanno studiato tanto, quando erano in Dad, ma trovarsi nella stessa aula coi professori, guardarsi negli occhi, partecipare ai laboratori crea competenze umane, che poi preparano e aiutano ad affrontare il mondo del lavoro, che si dovrebbe conoscere anche strada facendo, pur restando a scuola.

C'è un'allusione all'alternanza scuola-lavoro?
Sì, sono state ridotte troppo le ore dedicate all'alternanza. Quest'opportunità è fondamentale, perché consente ai ragazzi di capire che studio e lavoro non sono due mondi distanti, ma tutto si compenetra. Non è che chi studia non debba saper fare qualcosa di pratico dicendo "lo imparerò" e magari posticipandolo ai 25 anni. Non funziona così. Non si dice che un ragazzo non debba dedicare il giusto tempo allo studio e avere l'opportunità di farlo in maniera serena, ma che questa esperienza, in parallelo allo studio, gli permette di vedere in maniera pratica ciò che sta studiando. Consente di entrare nelle aziende e mettere in pratica ciò di cui si parla in classe. Un'esperienza di vita, di crescita e di autonomia.

Parla per esperienza?
In questi giorni sono affiancata da una ragazza che sta facendo un tirocinio con noi. La freschezza e la creatività che mi sta portando non so quantificarle. Anche suggerendo soluzioni alternative ai problemi. La contaminazione non può che portare innovazione e visione del futuro. Fin dalle elementari dobbiamo mostrare ai ragazzi le nostre aziende e le opportunità che questo territorio offre.

Una sua collega imprenditrice parlava di farli "innamorare" dei settori tipici del Vicentino.
Concordo. E amplierei il discorso non solo ai settori, ma - appunto - al territorio vicentino, che offre opportunità ad altissimo livello. Entrare nelle aziende serve poi anche a questo: farli innamorare di un lavoro, ma far anche comprendere se la scuola che hanno scelto è giusta o no.

Quindi anche un modo per "correggere il tiro" se ci si accorge di aver sbagliato?
Certo. E anche in questo ci vuole coraggio. La capacità di cambiare in corsa il percorso che si è scelto è una presa di consapevolezza di se stessi e anche una grande dimostrazione di crescita e di maturità. Lo studio e il lavoro vanno vissuti, non subiti.

Come si fa a far innamorare i ragazzi del territorio?
Bisogna far vedere che tutti lavorano assieme per andare in una direzione. Quindi dialogare con le famiglie, le associazioni culturali e sportive, le scuole, le istituzioni... operare insieme per un bene comune, che è quello dei giovani. Non è facile, ma il momento storico è propizio, ci sono apertura, fermento e volontà di mettersi al servizio.

I bambini come si conquistano?
Facendo toccare loro le cose con mano. Alle elementari devono vedere e sperimentare, con visite in azienda e attività per conoscere giocando. Questo è anche il motivo per cui Confindustria Vicenza ha promosso dei centri estivi Stem con degli scienziati facilitatori, che fanno costruire loro oggetti applicando concetti di fisica, chimica, matematica e capendo il lato divertente di queste discipline. Anche per le bambine, perché finalmente ci si sta rendendo conto che dissuaderle dallo studiare materie scientifiche è un'occasione mancata anche per la nostra economia.

Poi ai giovani cervelli bisogna anche dare opportunità che altrimenti vanno a cercare altrove.
Indubbiamente serve da parte delle aziende un approccio differente. Ci vuole la giusta umiltà da entrambe le parti, ma dopo un periodo di ambientamento, anche a step, bisogna dare occasioni di crescita, sia professionale che economica, in modo da riuscire a tenere le competenze in azienda. L'apertura in questo senso comunque è presente negli imprenditori.. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria Elena Bonacini