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FILIPPO MIOLA

«Investire in tecnologia dà vantaggi competitivi»

«Chi ha superato meglio la pandemia sono state le aziende che già erano più avanti nel campo delle infrastrutture digitali o che si sono adeguate prima»

Il futuro sarà "phygital"? La risposta, nello scenario post pandemia, pare decisamente essere un sì. Ma se dagli strumenti "scoperti" durante il lockdown non si tornerà indietro, la tecnologia è oggi la discriminante tra l'essere competitivi e restare indietro. A sostenerlo - e a lavorare perché le aziende siano facilitate in questo percorso - è Filippo Miola, vicepresidente di Confindustria Vicenza con la delega alla digitalizzazione. Di questi temi se ne occupa da tempo all'interno dell'Associazione, avendo avuto la delega a Innovazione e Industria 4.0 nella presidenza di Luciano Vescovi. «Questo nuovo incarico - afferma - è molto più focalizzato sulla digitalizzazione, ci spostiamo su un tema di digitalizzazione a 360 gradi, che non riguarda soltanto l'impresa, ma anche la società, in modo che ci siano un coordinamento e un aumento dell'integrazione del sistema. Il Pnrr ha proprio tra gli obiettivi la trasformazione digitale, che coinvolge anche la pubblica amministrazione e i cittadini. Oggi la tecnologia può aiutare a migliorare il quotidiano».

L'abbiamo visto durante la pandemia, in effetti...
Il digitale ci ha permesso di rimanere attivi, facendo esplodere cose che magari già si facevano, ma in misura minore. Adesso dobbiamo spingere perché diventino la normalità. Nelle aziende alcune prassi, come le videochiamate, sono diventate la quotidianità e questo permette di lavorare in modo più efficiente. Potenziandole posso creare un ecosistema in cui i contenuti rimangono digitalizzati e sfruttabili anche in seguito. La strategia aziendale e quella tecnologica non possono essere più due cose distinte, perché la tecnologia può fare la differenza.

Insomma, non si torna indietro.
No, perché chi investirà in questo avrà vantaggi competitivi. Chi ha superato meglio la pandemia sono state le aziende che erano più avanti nel campo delle infrastrutture digitali o che si sono adeguate prima. E mai come oggi bisogna aumentare l'efficienza delle aziende, anche a fronte dell'incremento del prezzo delle materie prime, che incide sui costi. Tutto questo sta accelerando in maniera veloce. I vertici aziendali sono i primi che devono essere coinvolti in questa trasformazione e bisogna aumentare la consapevolezza sia in loro che negli imprenditori.

Come sono messe le aziende vicentine, in questo campo?
Hanno sempre fatto tantissima automazione, ma adesso bisogna farla diventare intelligente, digitalizzandola, mettendo insieme tutti i pezzi, facendo parlare le macchine, raccogliendo i dati e usandoli per fare predizione e analisi per arrivare prima degli altri. Molte aziende questi processi li hanno iniziati, ma la tecnologia avanza a velocità estrema.

Ad esempio?
Penso alla blockchain, utile per costruire percorsi di trasparenza e tracciabilità, o al "digital twin" da estendere alla simulazione non solo del prodotto ma di tutto il processo. Bisogna fidarsi della tecnologia, chi lo ha fatto prima degli altri ha performance molto migliori degli altri in tema di efficienza, produttività e revenue.

Diceva che nel Pnrr ci sono vari milioni destinati a questo...
Sì, e speriamo che vadano tutti a creare le condizioni per accelerare in questo senso. Che la connettività si chiami 5G, fibra ottica o altro, l'importante è che le aziende possano arrivare dove devono senza diventare matte, anche su un piano burocratico. Oggi abbiamo ogni tipo di innovazione tecnologica, il "non si può fare" non esiste: se si vuole la strada la si trova. A Vicenza abbiamo molti imprenditori con voglia di fare, come Confindustria dobbiamo fare di tutto per facilitare loro la vita, lavorando con gli stakeholder per arrivare prima. La tecnologia, se riusciamo ad avere le giuste condizioni, può anche portare a logiche di reshoring.

Anche il mondo del lavoro è destinato a evolvere attraverso gli scenari della digitalizzazione. Cosa c'è da aspettarsi?
Il World economic forum dice che la digitalizzazione accelerata porterà all'automatizzazione di 85 milioni di posti di lavoro, ma anche alla creazione di 97 milioni di altri posti, con un saldo quindi positivo. Cambieranno i ruoli, quindi sarà importante che i giovani abbiano nuove competenze, ma lo sarà altrettanto "riskillare" chi già lavora in azienda. Su questo stiamo progettando una formazione online ad hoc.

Nelle ultime settimane le fiere sono state affollate come mai, da gente che voleva vedere i prodotti dal vivo. Gli eventi, dall'altro lato, sono ormai anche in streaming. Il futuro è phygital?
Sì, sarà in modalità mista. Dopo la corsa al digitale e gli eventi organizzati online è rimasta la voglia di trovarsi. Stringere la mano in fiera è un'altra cosa, ma la contaminazione tra fisico e digitale fa sì che, dopo esserci incontrati, io possa seguirti meglio sfruttando la tecnologia, magari risparmiando qualche visita e riducendo i costi. Si stanno già sperimentando gli ologrammi. Per i ragazzi nativi digitali interagire con le macchine sarà normale.. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria Elena Bonacini