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IL FOCUS

Smart working, ci crede un’azienda su tre

Il lavoro a distanza ha minore presa nelle aree a economia diffusa, dove mancano le grandi concentrazioni terziarie di stampo metropolitano

Nei due anni di emergenza Covid lo smart working ha riguardato il 30% delle imprese intervistate, con una prevalenza dei servizi sull’industria, della provincia di Vicenza su quella di Brescia e ancor più su Verona, più staccata. Il ricorso al lavoro agile è anche direttamente correlato alla dimensione delle imprese: nelle aziende più strutturate lo smart working è stato adottato in modo più marcato. Le prospettive dello smart working, come si arguisce dal grafico accanto, rispetto all’indagine sono piuttosto incerte, solo un terzo del campione risponde in modo convinto sul fatto che crescerà il ricorso anche se con una regolazione non più emergenziale come quella che abbiamo conosciuto. Il settore maggiormente convinto è quello dei servizi, la provincia è quella di Verona, la dimensione d’impresa più predisposta quella che abbiamo definito mediana, tra i 10 e i 20 addetti. Considerato che la percentuale del ritorno di tutti in presenza attualmente è altissima (83,8%) e che le formule ibride sono applicate soprattutto nelle aziende della dimensione citata, sussiste senz’altro un legame tra adozione dello smart working, organizzazione del lavoro in un’impresa né troppo piccola né troppo grande e l’appartenenza ai servizi terziari, non commercio e turismo. Diversi commentatori hanno rilevato la minore presa dello smart working nelle aree a economia diffusa, dove non esistono le grandi concentrazioni terziarie metropolitane. Per contro, sono ben radicate un’industria molto dinamica e integrata con un terziario produttivo altrettanto performante i quali non tollerano una soglia di “mancata presenza” troppo alta. È in particolare l’industria che aumenta le preferenze per “tutti in presenza” insieme con i servizi di dimensioni maggiori. In altri termini, non va data una lettura superficiale dello smart working. L’aumento delle nuove tecnologie, infatti diminuisce gli addetti specializzati, ma aumenta i lavoratori creativi della conoscenza, i quali non è detto che non preferiscano lavorare in presenza.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA