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Le risorse umane

Ascolto, dialogo e curiosità Le tre parole chiave

La formatrice: «Bisogna mettere da parte i pregiudizi». L'imprenditrice: «Tutti gli attori devono mettersi in gioco»

 Ascolto, dialogo e curiosità. Parole chiave per far funzionare l’incontro tra domanda ed offerta nel mondo del lavoro. A indicare una possibile strada sono le due “influencer del mondo del lavoro” Roberta Zantedeschi e Marta Basso. Ma soprattutto, per le due libere professioniste vicentine che hanno fatto della comunicazione il loro mestiere, l’importante è che siano reciproche e senza pregiudizi. Nel 2020 i nomi di Zantedeschi, 44 anni originaria di Creazzo e che ha stabilito la sua casa a Zugliano, e di Basso, 29 anni nata a Valdagno, vissuta fino a 18 anni a Vicenza e che ora gira per l’Italia, sono comparsi tra i 15 profili da seguire di Linkedin Top Voice per “contenuti di valore”.

L’ascolto curioso. E di valori parla proprio Roberta Zantedeschi, human resources business writer, formatrice e consulente per la comunicazione che, nel 2012, ha abbandonato l’impiego fisso per cercare il proprio futuro: «Oggi mi occupo di comunicazione che mette in dialogo domanda e offerta. Comunicazione quindi come competenza che deve essere appresa e affinata da chi cerca lavoro. Non basta essere bravi, ma bisogna saperlo comunicare. Ho fatto per vent’anni la recruiter selezionando il personale. Poi ho sentito il bisogno di riconoscermi di più in quello che facevo e di avere meno vincoli. Avevo bisogno di sperimentare, di scoprire cose e di esprimermi con modalità non condizionate dal business specifico di un’azienda». In realtà il cambiamento può essere dietro l’angolo ed è la strada che, per Zantedeschi, è necessario intraprendere in generale. «Bisogna mettersi nella condizione di realizzarsi di volta in volta. Quello che in realtà manca nel mondo del lavoro, sia dalla parte dei giovani che delle aziende, è l’ascolto curioso che fa mettere da parte i pregiudizi. È necessario accantonare i filtri, anche quelli valoriali, che spesso sono un ostacolo all’ascolto accogliente. Non quello fatto per raccogliere informazioni. Le nostre generazioni devono comprendere che esistono anche valori diversi dai nostri e dobbiamo essere curiosi di conoscerli. I ragazzi hanno le idee molto più chiare delle nostre e un panorama molto più ampio, ma nel momento in cui si affacciano al mondo del lavoro un po’ di disorientamento lo provano. Manca il nostro supporto nell’orientamento iniziale - aggiunge Zantedeschi - mentre le aziende devono prendere consapevolezza dell’interdipendenza che porta ad ascoltarsi». L’idea vincente è quella di sedersi allo stesso tavolo e ascoltare voci diverse per co-costruire e co-progettare.

Il rischio scollamento. Obiettivo condiviso dall’imprenditrice Marta Basso alla guida di un’agenzia di comunicazione per i social, di un software di digital marketing e un media di notizie e approfondimenti di salute mentale: «Con il tipo di comunicazione che faccio ho contribuito a ringiovanire la piattaforma Linkedin e parlo di lavoro anche su TikTok. Vengo dal mondo delle risorse umane e, oggi, uno dei temi più caldi è quello di riuscire ad avvicinare le professionalità alle aziende. Ci sono ancora troppi pochi investimenti da questo punto di vista e non solo sotto il profilo comunicativo. Per tanti anni non c’è stato dialogo tra domanda e offerta, tra giovani e aziende. La pandemia ha scoperchiato un vaso di Pandora. I nodi c’erano già prima e chi è del nostro settore lo sapeva bene. Il mondo, con la digitalizzazione, è cambiato e di conseguenza anche quello del lavoro. Sono risultati evidenti aspetti già esistenti come il fatto che le persone sappiano riconoscere che cos’è il burnout o di richiedere di avere una certa flessibilità. Sono solo stati sdoganati dal periodo dell’emergenza sanitaria. In realtà, quindi, ci troviamo in un momento estremamente favorevole per ricostruire le basi del dialogo. Tutti gli attori coinvolti devono mettersi in gioco. Ci sono questioni pratiche, come la salute mentale ovvero quanto un ambiente di lavoro sia sano e quanto tossico o come la cultura aziendale ovvero come rapportarsi con gli altri, lo smart working o il lavoro ad obiettivi invece che ad orario fisso, di cui si discuteva anche prima. Nulla è stato inventato oggi. Sono però diventate questioni urgenti. Il mio timore è che se la frattura non verrà sanata ci sarà un cambio ancora più pesante e conflittuale del concetto di lavoro». Per Basso, quindi, l’opportunità da cogliere è enorme, ma è necessario investire. «Formare, comunicare, curare le proprie risorse sono investimenti che non hanno ritorni immediati - aggiunge l’imprenditrice - Bisogna anche lavorare sul dialogo tra domanda e offerta. In questo caso occorre investire a lungo termine. Oggi paradossalmente c’è uno scollamento ancora più importante. Bisogna mantenere la curiosità rispetto a quello che fanno le generazioni più giovani per non incrementare la distanza. Occorre conoscere il loro mondo e non limitarsi a giudicarli. Per le aziende che vogliono trovare le proprie risorse questo è ancora più pericoloso con la digitalizzazione e l’apertura delle barriere del mondo. È necessario fare il primo passo - conclude Basso - e non possono essere i giovani a farlo o pensare che siano le scuole ad assumersene il compito». 

VERONICA MOLINARI