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LA STORIA DELLA MONTE PASUBIO/2

La prima sezione in tutta Italia a risorgere dopo il conflitto

Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale a Montecchio Maggiore fu benedetto il sacrario della Madonna dei Castelli voluto dai reduci di Russia del battaglione Vicenza
By Athesis Studio
Il cinquantenario Il vescovo Arnoldo Onisto apre in cattedrale le celebrazioni, è il 9 gennaio del 1972
Il cinquantenario Il vescovo Arnoldo Onisto apre in cattedrale le celebrazioni, è il 9 gennaio del 1972
Il cinquantenario Il vescovo Arnoldo Onisto apre in cattedrale le celebrazioni, è il 9 gennaio del 1972
Il cinquantenario Il vescovo Arnoldo Onisto apre in cattedrale le celebrazioni, è il 9 gennaio del 1972

Reazione immediata. Nel giugno del 1945 la sezione berica è stata la prima a ricostituirsi in tutta Italia. Erano passati appena due mesi dalla fine della seconda guerra mondiale. Il principale fautore di questa rinascita è stato Giovanni Milan che si è dedicato anima e corpo (ma anche tanto cuore) alla ricomposizione e al rafforzamento dell’associazione. Da lì una corsa a perdifiato con un doppio filo conduttore: da una parte il consolidamento delle fondamenta associative, dall’altra l’ampliamento della base dei soci. Il tutto punteggiato da piccole-grandi pietre miliari che restano ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Il 27 giugno 1945 a Montecchio Maggiore venne celebrata l’inaugurazione della chiesetta votiva dedicata alla “Madonna dei Castelli” voluta dai reduci del battaglione “Vicenza”. Il 27 settembre 1953, con una manifestazione solenne e molto partecipata sul piazzale della Vittoria a Monte Berico, fu inaugurato il monumento alle otto Aquile e a Cesare Battisti, opera dello scultore vicentino e artigliere alpino Giuseppe Zanetti. In quell’occasione furono anche consegnate le drappelle al gruppo artiglieri di montagna “Vicenza”. Il 10 settembre del 1961 è la data della solenne inaugurazione della chiesetta di santa Maria del Pasubio che il cappellano degli alpini, mons. Francesco Galloni, desiderò con tutte le sue forze e riuscì a realizzare. Tra un’inaugurazione e l’altra il lascito tangibile degli alpini di Vicenza era sempre più evidente, oltre a quello valoriale da subito indiscutibile. L’impegno del gruppo non era solo quello di consolidarsi, considerato che ormai l’attività era ripresa a pieno regim, ma soprattutto quello di tornare a ampliare la base degli associati. Questo soprattutto considerando che, durante la guerra, l’attività di moltissimi gruppi era stata interrotta. In soli pochi anni il numero degli associati soci riuscì a raggiungere le 4 mila unità e in questo rinnovato spirito di rinascita vide la luce anche il primo numero della rivista “Alpin fa grado”. Già nel 1959 l’attività di ampliamento portò il numero di soci a raggiungere le 5 mila unità. Il 7 giugno del 1964, i reduci della Julia si radunarono a Vicenza per il secondo evento e la città tributò loro un benvenuto che definire caloroso, secondo la ricostruzione fatta delle testimonianze dell’epoca, è riduttivo. Dal gennaio ’65 il timone passò al nuovo presidente Vincenzo Periz che riuscì a infondere nuovo impulso alla vita associativa.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken