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LA STORIA DELLA MONTE PASUBIO/1

“Alpini, svegliatevi!” L’appello fu raccolto dal primo comitato

Il 4 novembre del ’22 ci fu la solenne cerimonia al teatro Olimpico. Poi la seconda guerra mondiale impose uno stop forzato alle attività
By Athesis Studio
Nella capitale All’adunata nazionale del 1934 spunta il cartello della sezione realizzato dal pittore Ubaldo OppiLa cerimonia Nel 1925 al cimitero di guerra sul monte PasubioA Roma All’adunata nazionale del 1929 i vicentini portano uno scarpone realizzato dallo scultore ZanettiA Trieste Le “Penne mozze” del battaglione Vicenza e del Val Leogra sfilano all’adunata nazionale del 1965
Nella capitale All’adunata nazionale del 1934 spunta il cartello della sezione realizzato dal pittore Ubaldo OppiLa cerimonia Nel 1925 al cimitero di guerra sul monte PasubioA Roma All’adunata nazionale del 1929 i vicentini portano uno scarpone realizzato dallo scultore ZanettiA Trieste Le “Penne mozze” del battaglione Vicenza e del Val Leogra sfilano all’adunata nazionale del 1965
Nella capitale All’adunata nazionale del 1934 spunta il cartello della sezione realizzato dal pittore Ubaldo OppiLa cerimonia Nel 1925 al cimitero di guerra sul monte PasubioA Roma All’adunata nazionale del 1929 i vicentini portano uno scarpone realizzato dallo scultore ZanettiA Trieste Le “Penne mozze” del battaglione Vicenza e del Val Leogra sfilano all’adunata nazionale del 1965
Nella capitale All’adunata nazionale del 1934 spunta il cartello della sezione realizzato dal pittore Ubaldo OppiLa cerimonia Nel 1925 al cimitero di guerra sul monte PasubioA Roma All’adunata nazionale del 1929 i vicentini portano uno scarpone realizzato dallo scultore ZanettiA Trieste Le “Penne mozze” del battaglione Vicenza e del Val Leogra sfilano all’adunata nazionale del 1965

Un motivo tanto semplice quanto carico di significato: non dimenticare mai. Tenere sempre accesa la memoria dei commilitoni che avevano sacrificato il loro avvenire pochi anni prima, durante il primo conflitto mondiale. La programmazione per la costituzione della sezione di Vicenza, come ricorda lo storico Alberto Pieropan che ha lavorato tanto per riuscire a cucire assieme singoli brandelli di storia, prese il via, anche se in forma embrionale, già alla fine del 1921 in un momento non semplice. Gli alpini del capoluogo non erano rimasti indifferenti all’esperienza di Fara, dove già un primo gruppo di reduci si era costituito in associazione. Le penne nere del piccolo Comune berico avevano partecipato all’inaugurazione della sezione di Roma e il giorno dopo, il 4 novembre, alla solenne tumulazione del milite ignoto all’altare della patria. Dopo una lunga serie di incontri preliminari ecco una data che farà la differenza: il 12 febbraio 1922, Bruno Agostini lanciò il caloroso appello “Alpini vicentini sveglia!” dal periodico nazionale L’alpino. Il primo comitato si costituì “Ai due mori” mentre il 22 aprile si tenne la prima riunione vera e propria. Alla presenza del comandante del “Vicenza”, Ezio Campini, fu approvato il regolamento della neonata sezione ma non solo: ci fu subito la dichiarazione che sancì come le compagnie del battaglione “Vicenza” diventassero socie perpetue della sezione. Primo presidente della sezione fu eletto l’avvocato Giovanni Teso supportato dal direttivo composto da Carlo Rossi, Bruno Agostini, l’avvocato Chiussi, Alfeo Tonellotto, Adriano Montagna e il signor Ceccato. Non poteva che essere il teatro Olimpico, il 4 novembre 1922, il palco da cui fu inaugurato il vessillo sezionale davanti alle autorità civili, religiose e militari, oltre a moltissimi alpini. Il simbolo fu realizzato da un comitato di dame vicentine capitanate da Maria Giaretta. Il discorso ufficiale, curato e recitato dall’avv. Alberto Dalle Mole, ricollegò idealmente la nascita della sezione alla data della Vittoria. La prima assemblea del 18 gennaio 1923, con la partecipazione di circa 50 soci, confermò la presidenza di Teso ed elesse un nuovo direttivo formato dal segretario Keko Meneghello, Tonellotto, Agostini, Lovisetto, Boldo, Cristofori, Cavalloni e Montagna. L’avvocato Teso restò in carica fino al gennaio 1924. Nel 1928 l’onorevole Angelo Manaresi, commissario straordinario nazionale, sostituì il presidente della sezione, che era Adriano Montagna, con Antonio Schirato perché il primo non aveva i requisiti politici voluti dal regime fascista. Il lungo decennio di conflitti armati tra il 1935 ed il 1945 e, in particolare, il quinquennio corrispondente alla durata del secondo conflitto mondiale, creò una stasi nella vita associativa. Per questo servirà un paziente lavoro di ricostruzione del tessuto connettivo delle penne nere. Un’azione che aveva invece contraddistinto i primi vent’anni di vita degli alpini berici: un periodo segnato da un’intensa attività di formazione, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello del proselitismo. Questo perché ai reduci della prima guerra mondiale avevano iniziato a affiancarsi soci più giovani che arrivavano dopo il congedo dal servizio di leva obbligatorio nelle truppe alpine. Anche se alcuni sono già stati citati è giusto ricordare (grazie al lavoro di Pieropan) tutti i nomi di chi è stato fondamentale per la nascita della sezione: Adriano Montagna, Giovanni Teso, Alberto Dalle Mole, Bruno Agostini, Olinto Marchetti, Luigi Cavalloni, Oreste Munari, Giovanni Veronese, Momi Tescari, Giovanni Sandrini, Keko Meneghello, Alfeo Tonellotto, Silvio Lovisetto, Nico Meschinelli, Prospero Del Din e Giacomo Bassanese. Dopo aver supportato la formazione sezionale, divennero soci Dino Monza, Gianni Cavalloni, Tiberio Tonolli, Giovanni Ronzani, Giuseppe Zanetti, don Piero Bertoldo, Carlo Rossi, Giovanni da Schio, Gianni Prosperini e Fausto Ceccon. Non si possono scordare Ezio Campini, comandante del “Vicenza”, e Patrizio Turrini, cieco di guerra, sempre del “Vicenza”.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken