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BARBARA MASTROTTO

«Un progetto per rendere la concia a impatto zero»

«Vogliamo creare un modello da mettere in atto a livello di distretto, la cui formulazione passa per otto cantieri che intervengono su acqua, aria e suolo»

La sostenibilità come parola chiave dello sviluppo del territorio vicentino. Partendo da un settore che Barbara Mastrotto conosce bene - la concia - al quale è dedicato il primo progetto speciale che sta mettendo in cantiere da neovicepresidente di Confindustria Vicenza.Le hanno affidato la delega allo sviluppo del territorio e ai progetti speciali. Già dal nome un compito complesso.Decisamente. Una delega poliedrica, importante e non semplice. Lo sviluppo dei territori dovrà passare inevitabilmente dall'individuazione di progetti speciali, declinati ognuno nel proprio contesto, ma legati dal concetto di sostenibilità, intesa come sviluppo di un modello che tenga conto delle peculiarità ambientali delle realtà sociali già esistenti.Ormai è il mercato a chiedere che le imprese si impegnino sempre più in questo campo...Il mondo cambia velocemente e i mercati danno per scontati prezzi competitivi e qualità. Così, per selezionare i fornitori, continuano ad alzare le pretese in tema di certificazioni che spaziano dal sociale all'ambiente, che comprende emissioni, carbon footprint, ma in un campo come la concia anche il benessere animale. Questo cambiamento è arrivato addirittura a "contagiare" la finanza, tanto che si sente sempre più spesso parlare di analisi Esg (Environmental, social, governance, ndr) nel processo decisionale in materia di investimenti, e la sostenibilità è un fattore importante per misurare il rischio dei rendimenti delle aziende.Ha parlato di progetti speciali. Da dove siete partiti?Il primo che stiamo sviluppando, "Concia verso l'impatto ambientale zero", riguarda il distretto della valle del Chiampo e punta ad assicurare la piena sostenibilità ambientale e sociale del settore, unica strada per garantire la sostenibilità economica a lungo termine. Questo progetto è promosso dal Distretto veneto della pelle, consorzio costituito dalle associazioni degli imprenditori del settore e riconosciuto dalla Regione, che vuole essere il catalizzatore del territorio e creare per tutti opportunità e aggregazione. Partiamo dalla volontà dei conciatori di rinnovare e rivalutare ciò che la concia è sin dalle origini, cioè un elemento di economia circolare che svolge un ruolo essenziale per l'ambiente, promuovendo un cambio di passo per continuare a creare valore in modo completamente circolare non per i singoli, ma a livello di distretto.Come state procedendo?Siamo partiti confrontandoci con tutti i soggetti interessati, dalle aziende alle Ulss, dai sindacati a Regione e Provincia, dalla camera di commercio fino agli ambientalisti, cercando suggerimenti per l'operatività e un'ampia condivisione. Questa fase si è conclusa ad aprile e abbiamo trovato un ottimo consenso da parte di tutti.La prossima fase qual è?Vogliamo creare un modello che deve essere condiviso e messo in atto a livello di distretto, la cui formulazione passa per otto cantieri, che riguardano la concia circolare, la carbon neutrality, la trasformazione digitale, la chimica pulita, la trasparenza dei dati, la formazione rigenerativa, la sostenibilità sociale e il risanamento del bacino del Fratta Gorzone. Un gruppo di specialisti per ogni ambito sta progettando soluzioni per creare un modello flessibile, perché la progettazione e gli investimenti sono a lungo termine e devono essere resilienti ai cambiamenti.Vogliamo intervenire con questi ulteriori otto cantieri su aria, acqua e suolo. Non che finora questo non sia stato fatto, perché di interventi ce ne sono stati, ma non abbiamo saputo comunicarli. Non partiamo certo da zero.Ha parlato anche di formazione, da tempo un altro tema chiave...È molto importante che l'industria e la scuola si parlino sempre di più, affinché da quest'ultima escano giovani in linea con le figure che le imprese cercano. È necessario lavorare insieme per sviluppare una collaborazione sempre più attiva, per individuare percorsi che consentano ai ragazzi di ricevere una formazione il più possibile allineata con le esigenze del mondo del lavoro.Quali sono?Come accennavo, manager della sostenibilità e manager Esg, ma non solo e questo è un tema trasversale a tutti i distretti, che si collega a un altro: rendere il nostro territorio attrattivo per i giovani talenti. Anche attraverso questo progetto vogliamo migliorare il territorio, che ci ha dato tanto, contribuendo a renderlo attrattivo per chi ci vive e chi vorrebbe venire a viverci. I posti di lavoro ci sono. Serve un ambiente ricco di servizi, come appunto programmi ad hoc per formare le figure più richieste o progetti di mobilità sostenibile.Il progetto coinvolge varie realtà del territorio, anche questo richiede uno sforzo di sistema. C'è più apertura alla collaborazione in questo post pandemia?Sì. Durante questo lavoro ho visto da parte di tutti la disponibilità a trovarsi, investire tempo e un entusiasmo inediti. Questo consenso unanime credo sia dovuto proprio anche a una maggiore apertura al dialogo e all'ascolto. . © RIPRODUZIONE RISERVATA