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RIFORME E COSTITUZIONE.

Un voto ispano-tedesco E lo stop al bicameralismo

Circoscrizioni ristrette e liste di 5 o 6 deputati Revisione del Titolo V sulla ripartizione di poteri

ROMA
Il primo punto sul quale c'è convergenza tra Renzi e Berlusconi è la riforma del Titolo V della Costituzione che riguarda la ripartizione dei poteri tra Regioni, Province, Comuni, e lo Stato. La revisione costituzionale del 2010, sull'onda delle richieste federaliste della Lega, ha però portato a numerosi ricorsi alla Corte costituzionale, sia da parte dello Stato che da parte delle Regioni, in merito alla ripartizione delle competenze tra i due livelli gerarchici. Dovrebbe ora essere cambiata nell'ottica della semplificazione e del risparmio e comprendere l'abolizione dei rimborsi agli amministratori regionali e la diminuzione delle indennità. La seconda intesa raggiunta riguarda invece la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie, senza indennità per i senatori e senza la loro elezione diretta. La Camera delle Autonomie non voterà la fiducia al governo e, eliminato il bicameralismo, una legge non dovrà essere più approvata da due rami del Parlamento.
La riforma elettorale che Renzi porterà domani alla direzione del Pd, gradito anche al Cavaliere, dovrebbe partire da una modello a circoscrizioni plurinominali, come lo spagnolo, ma con assegnazione di seggi su base nazionale, che lo fa assimilare a quello tedesco.
Tutti e tre i sistemi indicati dal segretario del Pd: spagnolo, Mattarellum e sindaco d'Italia, si adattano ai criteri condivisi ieri al Nazareno: governabilità, bipolarismo, eliminazione dei ricatto dei partiti più piccoli. Ma la «profonda sintonia» con Berlusconi fa pensare che il prescelto dia quello spagnolo, caro all'ex premier. E l'apertura alle altre forze politiche a contribuire alla riforma farebbe escludere il sistema spagnolo puro: circoscrizioni piccole, in cui si eleggono 5-6 deputati con liste bloccate, su base proporzionale all'interno della stessa circoscrizione. Tale sistema ha una soglia di sbarramento implicita altissima, del 10-15%, il che manderebbe in Parlamento solo i tre partiti maggiori (Pd, Pdl e M5s).
Ma se alle circoscrizioni plurinominali piccole si associa l'assegnazione dei seggi su base nazionale (senza la dispersione dei voti delle circoscrizioni, che si recuperano), i partiti medi potrebbero accedere al Parlamento. E questo tipo di assegnazione ricorda in parte il modello tedesco. Da trattare le soglie di sbarramento nazionale, e interna alle coalizioni per accedere ai seggi che oggi, nel Porcellum è al 2%.