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SEQUESTRI.

Libia, rapiti due italiani «Erano uomini armati»

Farnesina al lavoro: stiamo valutando ogni ipotesi Il loro autista rivela:«Presi da gente incappucciata» Caso-Lo Porto, corteo per chiedere che torni libero
Libia, un gruppo di uomini armati; a Derna sono spariti due italiani
Libia, un gruppo di uomini armati; a Derna sono spariti due italiani
Libia, un gruppo di uomini armati; a Derna sono spariti due italiani
Libia, un gruppo di uomini armati; a Derna sono spariti due italiani

ROMA
Scomparsi, irreperibili, rapiti. È scarna la sequenza delle notizie che da ieri racconta la sorte di due operai calabresi, Francesco Scalise e Luciano Gallo, usciti per andare a lavorare su una strada nella zona di Derna, in Libia, e mai rientrati. Uniche tracce il furgone abbandonato e la testimonianza dell'autista all'agenzia libica Lana. Armati, a volto coperto, i sequestratori hanno fermato il veicolo degli italiani, li hanno fatti scendere e costretti a salire su un'auto, ha raccontato l'uomo. Poi più nulla, neppure una rivendicazione, nemmeno una comunicazione da parte della General World, l'impresa per la quale i due lavorano. Gli operai sono «irreperibili», ha affermato la Farnesina, che «sta vagliando ogni ipotesi».
Il furgone è stato ritrovato da alcuni colleghi in una zona isolata nei pressi della località di Matuba, a 25 chilometri da Derna, ma dei rapitori nessuna traccia. Al momento il rapimento per chiedere un riscatto sembra l'ipotesi più probabile, nella Cirenaica in preda alle convulsioni degli scontri tra milizie armate.
E sono ore di apprensione e di preoccupazione in Calabria, per i familiari di Scalise e Gallo, che avevano lasciato la loro terra pochi mesi fa per andare in Libia a costruire strade. A denunciare la scomparsa dei due operai è stato Luciano Scalise, fratello di Francesco, che lavora anche lui in Libia: non vedendo rientrare in cantiere il fratello e Gallo si è recato all'ambasciata italiana e ha denunciato la scomparsa.
A Pianopoli, Comune di origine di Scalise, il sindaco, Gianluca Cuda ha incontrato i familiari dell'operaio. «È prematuro avanzare qualsiasi ipotesi», ha detto. Scalise, sposato e padre di due figli, è un veterano del lavoro all'estero e già in passato era stato in Libia. A Feroleto Antico, dove è nato Gallo, il sindaco Pietro Fazio ha rivelato: «Faremo tutto il necessario per stare vicini ai familiari di Luciano».
SCOMPARSO DA DUE ANNI. E cadrà oggi il triste anniversario del sequestro del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, 36 anni, rapito il 19 gennaio del 2012 in Pakistan, dove stava lavorando per la Organizzazione non governativa tedesca Welt Hunger Hilfe. Quattro uomini armati entrarono nell'edificio dove lavorava e lo sequestrarono insieme al collega Bernd Muehlenbeck. Da allora nessuna notizia. Oggi un grande movimento di associazioni, amici e colleghi chiederà con un corteo che venga rotto il muro di silenzio sulla vicenda. Per far sentire a Giovanni che non è stato dimenticato e che ogni sforzo è in campo affinché possa tornare presto a casa. «Nel giorno dell'anniversario del suo rapimento chiediamo al governo che ogni possibilità sia praticata, anche scelte più impegnative, perché Giovanni torni libero», ha affermato Pietro Barbieri, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore.