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Invasione cominciata il 24 febbraio

Due missili caduti in Polonia, due morti. Mosca nega. Il presidente Usa, Biden: «Improbabile sia partito dalla Russia»

I vigili del fuoco del villaggio polacco di Przewodow, 10 km dal confine con l'Ucraina, hanno confermato che due persone sono morte a seguito di due esplosioni
I vigili del fuoco del villaggio polacco di Przewodow, 10 km dal confine con l'Ucraina, hanno confermato che due persone sono morte a seguito di due esplosioni
I vigili del fuoco del villaggio polacco di Przewodow, 10 km dal confine con l'Ucraina, hanno confermato che due persone sono morte a seguito di due esplosioni
I vigili del fuoco del villaggio polacco di Przewodow, 10 km dal confine con l'Ucraina, hanno confermato che due persone sono morte a seguito di due esplosioni

Il conflitto Russia-Ucraina, iniziato lo scorso 24 febbraio con l'invasione del territorio ucraino da parte delle truppe russe, prosegue senza sosta sotto l'attenzione di tutta la comunità internazionale. Aiuti dall'Italia e dall'Europa alle popolazioni aggredite. Qui di seguito l'evoluzione della guerra, giorno per giorno.

16 NOVEMBRE - Secondo alcune indicazioni, il razzo che ha colpito un villaggio nella Polonia orientale era un missile antiaereo proveniente dall'Ucraina.

Lo avrebbe detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ai leader del G7, secondo Dpa. Avrebbe anche precisato che si trattava di un missile del sistema S-300. E dopo l'incontro di emergenza a Bali con gli alleati, Biden ha sostenuto che è "improbabile" che il missile sia partito dalla Russia.  "Questo è dovuto all'analisi della traiettoria ma non voglio dire che si sia già completata una vera indagine sull'accaduto".

Biden ha spiegato che con gli altri leader si è deciso, all'unanimità, di procedere prima con l'indagine per capire esattamente e poi decidere collettivamente come rispondere.

Un aereo della Nato che volava sopra lo spazio aereo polacco ha tracciato il missile che è finito nel Paese uccidendo due persone, ha dichiarato alla Cnn un funzionario militare dell'Alleanza. "Le informazioni con le tracce radar sono state fornite alla Nato e alla Polonia", ha aggiunto il funzionario militare. Dall'inizio dell'invasione russa gli aerei dell'Alleanza effettuano una regolare sorveglianza intorno all'Ucraina. Il funzionario della Nato non ha detto chi ha lanciato il missile né da dove è stato lanciato.

In un comunicato congiunto dei leader del G7 e della Nato diffuso dall'Unione Europea, intanto, viene espressa la condanna degli attacchi che la Russia ha portato ieri su città e infrastrutture civili ucraine e si informa che si è discusso dell'esplosione avvenuta nella parte orientale della Polonia, vicino al confine con l'Ucraina. "Offriamo il nostro pieno sostegno e assistenza alle indagini in corso in Polonia. Siamo d'accordo di rimanere in stretto contatto per determinare i passi successivi appropriati man mano che le indagini procedono", hanno spiegato i leader del G7 e della Nato.

"Non dobbiamo insistere sul fatto che il missile caduto in Polonia sia stato lanciato dalla Russia, sarebbe una provocazione", ha detto il presidente turco Erdogan a Bali ricordando le parole di Biden e la dichiarazione G7-Nato, evidenziando la necessità di indagini e di Mosca, che dice di "non avere nulla a che fare con l'incidente". "È possibile che si tratti di un errore tecnico", ha detto Erdogan. "Dobbiamo portare il prima possibile Russia e Ucraina al tavolo dei negoziati, la pace può arrivare solo dal dialogo, ci stiamo impegnando per questo, appena torno sarò al telefono con Putin", ha aggiunto.

 

15 NOVEMBRE - IL PENTAGONO: «DIFENDEREMO OGNI CENTIMETRO DELLA NATO»

Aggiornamento ore 21

Due dei missili russi lanciati oggi contro l’Ucraina sarebbero caduti su Przewodow, un paese polacco vicino alla frontiera ucraina. Lo scrive la Bild, secondo la quale sarebbero morte due persone. La notizia è rilanciata anche dall’agenzia russa Ria Novosti. È la prima volta che missili russi cadono su territorio Nato. Bild cita l’articolo 5 dell’Alleanza, che prevede l’obbligo di soccorso per gli alleati, ma se questo sarà attivato da Varsavia - precisa il giornale - è questione ancora aperta. La Nato ha più volte ripetuto di non voler partecipare con proprie truppe alla guerra in Ucraina.

«Il nostro impegno verso l’articolo 5 della Nato è chiarissimo: difenderemo ogni centimetro di territorio della Nato», ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder.

Mosca, intanto, nega. «La Russia non ha lanciato alcun attacco missilistico vicino alla frontiera ucraino-polacca. Lo ha detto il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass.

Aggiornamento ore 18 - KIEV, SONO 100 I MISSILI RUSSI LANCIATI OGGI SULL’ UCRAINA

Il portavoce del comando dell’Aeronautica Militare delle Forze Armate ucraine, Yuriy Ignat ha reso noto che oggi, 15 novembre, gli invasori russi hanno lanciato un centinaio di missili contro l’ Ucraina, superando così il massiccio attacco missilistico del 10 ottobre, quando gli invasori lanciarono 84 missili contro l’ Ucraina. Lo scrive l’Ukrainska Pravda. «Questo è un massiccio attacco missilistico - ha affermato - Le infrastrutture critiche sono il loro primo obiettivo. Ma, sfortunatamente, i missili hanno colpito anche edifici residenziali».

«Attualmente, il 90% della regione di Ternopil rimane senza elettricità a causa del massiccio bombardamento dell’ Ucraina da parte degli invasori russi oggi». Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione militare regionale di Ternopil Volodymyr Trush, citato dall’Ukrainska Pravda. «Al momento, il 90% della regione di Ternopil è senza elettricità», ha sottolineato.

Il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino Kyrylo Tymoshenko ha affermato che dopo un nuovo massiccio attacco da parte dei russi, la situazione per le infrastrutture energetiche è critica. Lo scrive l’Ukrainska Pravda. «I terroristi russi hanno lanciato un altro attacco pianificato alle infrastrutture energetiche. La situazione è critica - ha scritto su Telegram -. La maggior parte degli attacchi sono stati registrati nel centro e nel nord del Paese. La situazione nella capitale è estremamente difficile, vengono introdotti programmi speciali di chiusura». L’operatore del sistema di trasmissione dell’elettricità in Ucraina «Ukrenergo è costretto ad avviare blackout di emergenza per bilanciare il sistema di alimentazione ed evitare incidenti alle apparecchiature».

Aggiornamento ore 10

La maggior parte dei membri del G20 ha condannato con forza la guerra in Ucraina e ha sottolineato che «sta causando immense sofferenze umane e esacerbando le fragilità esistenti nell’economia globale». Lo si legge nella bozza del comunicato finale del G20. Nel documento, la linea rossa contro Mosca non è così netta: si dirà che la maggior parte dei membri ha condannato la guerra e che esistono diverse valutazioni della situazione e delle sanzioni. Infine, si riconosce che G20 non è il forum per risolvere i problemi di sicurezza, essendo infatti una entità che si occupa di economia, tuttavia è evidente che i problemi di sicurezza hanno effetti per l'economia mondiale.  Si vedrà alla fine quale saranno le parole precise, se tutto il G20 le sottoscriverà. Sta di fatto però che la pressione su Mosca è massima.

E al G20 il presidente ucraino Zelenski ha detto che è il momento di 'unirsi per far finire la guerra'. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov - a quanto si apprende - è rimasto nella stanza del summit mentre il presidente ucraino Zelensky parlava ai leader. Allo stesso modo, quando è stato il turno di Lavrov tutti gli altri capi di Stato e di governo sono rimasti nella sala.

 

Biden: "A Kherson una vittoria significativa per Kiev"

 

14 NOVEMBRE - ZELENSKY, VISITA A SORPRESA A KHERSON LIBERATA

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha pubblicato sul suo profilo Telegram una serie di immagini della sua visita questa mattina a sorpresa a Kherson dopo che le forze russe hanno lasciato la città. E le fotografie sono accompagnate dal semplice messaggio «Kherson-Ucraina», in inglese e in ucraino. 

Il presidente ha definito il ritiro russo da Kherson come «l'inizio della fine della guerra», durante la sua visita nella città liberata dall'occupazione di Mosca. Lo riferisce l'Ap sul proprio sito web. Il capo di Stato ha trascorso trenta minuti in visita nel capoluogo. «Stiamo andando avanti», ha detto Zelensky, citato da Reuters sul suo portale web, rivolgendosi alle truppe davanti all'edificio dell'amministrazione nella piazza principale. «Siamo pronti per la pace, la pace per tutto il nostro Paese».

E dopo la notizia della visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in città, arriva la risposta di Mosca: «Kherson è ancora russa», afferma il Cremlino. La Russia considera «inaccettabile» la condizione dell'Ucraina che le truppe di Mosca si ritirino dal Paese per avviare negoziati. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri ed ex ambasciatore russo presso la Nato Alexander Grushko, citato dall'agenzia Interfax. 

 

13 NOVEMBRE - IL RITIRO DA KHERSON «FA SOFFRIRE I RUSSI»: GIALLO SUL POST DI DUGIN

Durante la Zaporizhzhia, regione sud-orientale dell’Ucraina dove si trova la più grande centrale nucleare d’Europa, le forze dell’ordine hanno evacuato i residenti del distretto di Shevchenkiv dopo un attacco missilistico russo. La zona è stata colpita da Iskander-K con una carica a grappolo.

Intanto, dopo la ritirata dell'esercito russo, la situazione umanitaria a Kherson è grave: mancano acqua, medicine e pane perchè senza elettricità non si possono usare i forni: ha detto il sindaco di Roman Holovnia, ricordando che prima di ritirarsi dalla città l’esercito russo ha distrutto tutte le infrastrutture. E su questa decisione di Mosca c'è un giallo in corso: il ritiro da Kherson fa «soffrire i russi come se il loro cuore fosse strappato», ora chi è al potere «non può più cedere nulla», e se lo dovesse fare sarà chiamato a risponderne. Mentre perdura il silenzio delle autorità e lo sconcerto dei tanti russi che sostengono l’operazione militare in Ucraina, è stato infatti Alexander Dugin a prendere la parola per puntare il dito dritto contro il Cremlino. Ma c'è un mistero: nelle ore successive il post è stato rimosso e il più famoso ideologo della rinascita della Grande Russia ha garantito "sostegno incondizionato allo zar"

 

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12 NOVEMBRE - USA: «A KHERSON UNA VITTORIA STRAORDINARIA»

Una «vittoria straordinaria» per Kiev. Così la Casa Bianca festeggia la ritirata russa da Kherson. «Gli ucraini hanno riportato una straordinaria vittoria, con la capitale della regione occupata dalla Russia in questa guerra tornata sotto la bandiera ucraina», afferma il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan.

La riconquista ucraina di Kherson è la svolta che Kiev aspettava, la sconfitta che Mosca temeva. Kherson è «nostra», esulta Zelensky. La città è libera, il ritiro degli occupanti russi «è stato completato». Dopo giorni di timori e incertezze, finalmente l’Ucraina si riconosce «un’importante vittoria» mentre le sue truppe entrano in città accolte da uomini, donne e bambini in festa che sventolano le bandiere gialle e blu gridando «Morte al nemico» e «Gloria all’Ucraina».

Clacson, caroselli di auto, soldati sollevati dalla folla, grida di gioia, abbracci, lacrime. Il cielo grigio non rende giustizia a una città che è raggiante. La bandiera sventola nella centrale Piazza della Libertà, dove i militari ucraini sono gli eroi con cui farsi un selfie. Una foto per ricordare una giornata che resterà impressa nella memoria di questa guerra e dell’Ucraina per decenni. «Una giornata storica», l’ha definita il presidente Zelensky, sottolineando come il popolo non abbia mai perso la speranza. Certo si temono ancora le mine, e ora anche i soldati russi nascosti tra la popolazione, vestiti in abiti civili dopo l’abbandono degli invasori. L’ordine impartito dalle forze di Kiev è di «arrendersi immediatamente», perchè «ogni soldato russo che resisterà sarà eliminato». Perchè se nella città liberata e in tutta l’Ucraina si festeggia, il conflitto è tutt’altro che finito.

La ritirata è una sconfitta che pesa come un macigno su Mosca. Il Cremlino da parte sua sdrammatizza, dicendo che Kherson rimarrà in ogni caso parte della Russia, anche dopo il ritiro delle oltre 30 mila truppe sulla sponda est del fiume Dnipro. E sottolineando che l’abbandono della città non è affatto «un’umiliazione». Ma propaganda a parte, la liberazione del capoluogo cambia le carte in tavola e aumenta le tensioni anche sul fronte diplomatico.

 

11 NOVEMBRE - KHERSON LIBERATA, TRUPPE UCRAINE ACCOLTE DAI RESIDENTI IN FESTA

Aggiornamento ore 15

L’esercito ucraino è entrato nella periferia occidentale della città di Kherson, secondo alcune immagini sui social media geolocalizzate dalla Cnn. Secondo quanto riferito, le truppe ucraine sono state accolte dai residenti in festa nel distretto di Shumenskyi del capoluogo ucraino. Nelle immagini geolocalizzate dal canale Usa, i cittadini hanno inondato la piazza centrale della città, sventolando e alzando bandiere ucraine per festeggiare la liberazione della città dagli occupanti russi. Mentre i russi annunciano di aver «completato» il ritiro da Kherson, una grande bandiera ucraina è stata appesa nel centro della città. Lo mostrano alcune immagini comparse sui social media e riportate dai media internazionali. La bandiera è stata appesa nella notte, forse dalla resistenza attiva in città, scrive il Guardian.

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Il conflitto in Ucraina «Non finirà finché Putin non lascerà il Paese», ha detto il presidente Usa Biden. Secondo il Wall street journal gli Usa sono pronti ad acquistare dalla Corea del Sud munizioni di artiglieria da destinare all’ Ucraina, ma Seul nega.

Le infrastrutture energetiche della regione di Vinnytsia, 250 chilometri a ovest di Kiev, sono state bombardate dalle forze russe nella notte. Lo ha riferito iI governatore dell’Oblast di Vinnytsia, Serhii Borzov, aggiungendo che non ci sono state vittime e che sul posto stanno operando squadre di soccorso.

Il sindaco di Mykolaiv, nel sud dell’ Ucraina, riferisce di un attacco su un quartiere residenziale della città, in particolare contro un palazzo di diversi piani, con un bilancio di due morti e due feriti. In un tweet, citato anche dal Guardian, il sindaco Alexander Senkevich ha segnalato «distruzione dal quinto al primo piano» dell’edificio, «Al momento si sa di due morti e due feriti. Proseguono le ricerche dei servizi di soccorso».

10 NOVEMBRE - I RUSSI SI RITIRANO DA KHERSON MA KIEV RESTA CAUTA: «PUO' ESSERE UNA MESSA IN SCENA»

Come annunciato, è iniziata la ritirata delle forze russe che, nel lasciare Kherson, hanno distrutto diversi ponti e probabilmente hanno posato mine per rallentare e ritardare l’avanzata delle forze ucraine: la perdita della sponda occidentale di Kherson impedirà probabilmente alla Russia di realizzare la sua aspirazione strategica di un ponte terrestre che raggiunga Odessa. È probabile che il ritiro avvenga nell’arco di diversi giorni, con posizioni difensive e fuoco di artiglieria che coprono le forze in ritirata.

L’Ucraina, ha detto questa sera il presidente Volodymyr Zelensky, si sta muovendo «con molta attenzione» dopo l’annuncio della Russia del ritiro dalla città di Kherson, nel sud dell’Ucraina. «Il nemico non ci fa regali, non fa gesti di buona volontà», ha detto Zelensky nel suo discorso quotidiano. «Pertanto, ci muoviamo con molta attenzione, senza emozioni, senza rischi inutili, nell’interesse di liberare tutta la nostra terra e in modo che le perdite siano il più ridotte possibile».

Proprio la modalità di questo annuncio ha lasciato più di un sospetto a Kiev. Il consigliere presidenziale Mikaylo Podolyak ha fatto sapere di «non vedere segnali che la Russia lascerà Kherson senza combattere». Anzi ha affermato che parte del contingente «rimane all’interno della città», mentre si prevede l’arrivo di nuovi rinforzi russi nella regione. «Noi liberiamo territori sulla base di informazioni di intelligence, e non di dichiarazioni alla tv» che appaiono come una «messa in scena», il suo avvertimento. E tuttavia anche l’uscita di Podolyak può essere letta come una tattica, magari per nascondere al nemico i piani dell’assalto finale sulla città.

 

9 NOVEMBRE - LA RUSSIA ORDINA IL RITIRO DELLE TRUPPE DA KHERSON

Aggiornamento ore 18

Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha ordinato il ritiro delle forze russe dalla riva destra del fiume Dnieper nella regione ucraina di Kherson, che comprende l'omonimo capoluogo di regione ed è l'obiettivo in questa fase di un'importante controffensiva ucraina. 'Procedete con il ritiro dei soldati', ha detto il ministro in televisione, dopo una proposta in tal senso da parte del comandante delle operazioni russe in Ucraina, il generale Sergei Surovikin, che ha riconosciuto come si sia trattato di una decisione 'per niente facile' da prendere.

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Tre civili sono morti e altri 11 sono rimasti feriti durante gli attacchi di ieri delle forze russe nella regione di Donetsk, nell’ Ucraina orientale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko, come riporta Ukrinform.

«L’8 novembre si è saputo che tre civili sono stati uccisi dai russi nella regione di Donetsk: a Kostiantynivka, Chasiv Yar e Avdiivka», ha scritto Kyrylenko aggiungendo che i feriti sono 11. Inoltre, le forze dell’ordine hanno scoperto tre corpi di civili uccisi durante l’occupazione a Yampil.

 

 

8 NOVEMBRE - A KIEV DALL'ITALIA UN SISTEMA MISSILISTICO DI DIFESA AEREA

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha depositato in Parlamento le proposte di legge per l’approvazione dei suoi decreti di estensione della legge marziale e della mobilitazione generale in Ucraina. Lo riferisce Ukrinform. Il testo e i documenti di supporto non sono ancora stati resi pubblici. Il 15 agosto, la Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) aveva esteso esteso la legge marziale e la mobilitazione in Ucraina per 90 giorni, fino al 21 novembre.

Intanto a seguito del colloquio di ieri tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, sarebbe emersa la necessità di fornire all’ Ucraina, nel sesto decreto aiuti, l’invio di sistemi missilistici di difesa aerea. L’esercito italiano avrebbe a disposizione sistemi Samp/T, Stinger e Aspide.

 

7 NOVEMBRE - KIEV A RISCHIO BLACKOUT. MOLOTOV CONTRO UNA CASA DI SERBI, A PRISTINA

Allarme a Kiev: Oggi l’erogazione di elettricità sarà sottoposta a lunghi blackout per far fronte alla crisi energetica causata dai raid sulle infrastrutture ucraine. Se da una parte le autorità di Kiev hanno smentito un imminente ordine di lasciare in massa la città, il sindaco Vitaliy Klitschko non ha nascosto i rischi di un blackout totale e ha invitato i residenti a fare scorte di cibo o trasferirsi temporaneamente fuori città. «Stiamo facendo di tutto per evitare» decisioni drastiche ma «il nemico sta facendo di tutto perchè la città resti al freddo, senza luce, senza acqua: vogliono che moriamo tutti. Ipotizziamo i diversi scenari per resistere». Per prepararsi al peggio, ha lasciato intendere.

Il consigliere per la Sicurezza nazionale americana Sullivan sarebbe impegnato in conversazioni segrete con i suoi omologhi russi. Preoccupa anche il Kosovo: ieri sera sconosciuti hanno lanciato in serata una bottiglia molotov contro la casa di una famiglia serba nei pressi di Gracanica, enclave serba a pochi km dalla capitale kosovara Pristina. Zoran Trajkovic, che al momento dell’attentato era in casa con i suoi familiari, ha detto che ad aver paura sono stati in particolare la moglie incinta e uno dei suoi figli di tre anni. Non si sono registrati comunque feriti, solo danni materiali all’abitazione.

 

6 NOVEMBRE - MEDIA RUSSI: «LA DIGA DI KAKHOVKA COLPITA DA UN RAZZO UCRAINO»

I russi accusano gli ucraini di avere «danneggiato» con un razzo la diga della centrale idroelettrica di Kakhovka, nella regione di Kherson. «Sei razzi Himars sono stati usati in un attacco alle 10 di oggi. Le unità di difesa aerea hanno abbattuto cinque razzi e uno ha colpito la diga di Kakhovka, danneggiandola», ha detto ai giornalisti un rappresentante dei servizi di emergenza, riporta Interfax.

Secondo le autorità russe, la diga non ha subito danni importanti. «E' Tutto sotto controllo. I principali attacchi aerei sono stati respinti, un missile ha colpito (la diga), ma non ha causato danni gravi», ha detto Ruslan Agayev, un rappresentante dell'amministrazione installata da Mosca nella vicina città di Novaya Kakhovka.

Il controllo della diga idroelettrica di Kakhovka, nel sud dell'Ucraina, è stato preso dalle forze di Mosca all'inizio dell' offensiva. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato le truppe russe di aver pianificato di farla esplodere per innescare una devastante inondazione

Intanto funzionari di Kiev hanno iniziato a pianificare l’evacuazione dei circa tre milioni di residenti rimasti in città nel caso di un blackout totale nella capitale: lo scrive il New York Times, che cita un alto funzionario del governo locale. «Siamo consapevoli che se la Russia continuerà con questi attacchi, potremmo perdere l’intero sistema elettrico», ha affermato Roman Tkachuk, direttore della sicurezza del governo municipale, parlando della città. Se si dovesse arrivare a quel punto, ha aggiunto, «inizieremo a informare i cittadini e chiederemo loro di andarsene».

 

5 NOVEMBRE - L'ESERCITO UCRAINO BOMBARDA IL LUGANSK

Le forze russe hanno colpito la notte scorsa il distretto di Vilniansk, nella regione di Zaporizhzhia, nell’ Ucraina meridionale, con missili S-300. «Dopo la mezzanotte, il nemico ha attaccato il distretto di Vilniansk con missili S-300», ha scritto il capo dell’Amministrazione militare regionale, Oleksandr Starukh, aggiungendo che non si segnalano feriti o vittime, ma che gli edifici di tre società e alcune auto hanno subito danni.

L’esercito ucraino ha bombardato nella notte la città di Svatovo, nell’autoproclamata Repubblica di Lugansk (LPR) con quattro razzi Himars, secondo quanto riferito dalla missione LPR al Centro congiunto di controllo e coordinamento per il cessate il fuoco, ripreso dalla Tass. Secondo la missione, l’esercito ucraino ha sparato quattro razzi contro Svatovo all’1.20 ora di Mosca. Sono ancora in corso le verifiche su eventuali vittime o danni. Secondo la missione, l’esercito ucraino avrebbe sparato oltre 375 razzi Himars dall’inizio del conflitto. Il gestore della rete elettrica nazionale ucraina, NEC Ukrenergo, ha introdotto questa mattina blackout a rotazione nella capitale Kiev e in sette regioni del Paese

Intanto la Thailandia si dice pronta ad ospitare colloqui Russia-Ucraina.

 

4 NOVEMBRE - XI, OPPOSIZIONE A USO E MINACCIA ARMI NUCLEARI

Da questa mattina 450 mila abitazioni a Kiev sono senza corrente elettrica. Si tratta di quasi il doppio in più rispetto ai giorni precedenti. Le interruzioni della stabilizzazione si verificano a causa del sovraccarico del nodo centrale del sistema elettrico del Paese. Lo scric su Telegram il sindaco della Capitale ucraina Vitali Klitschko, che lancia un appello ai cittadini: «Risparmiate energia elettrica il più possibile, perchè la situazione rimane difficile».

Il presidente Volodymr Zelensky ieri sera ha detto che circa 4,5 milioni di ucraini non hanno elettricità. Almeno 4,5 milioni di persone in Ucraina sono state private dell’elettricità in seguito agli attacchi delle forze russe. «Non possono sconfiggere l’Ucraina sul campo di battaglia ed è per questo che stanno cercando di spezzare il nostro popolo in questo modo: umiliare gli ucraini, colpire lo spirito del nostro popolo e la resistenza. Credo che la Russia non avrà successo», ha aggiunto, citato da Ukrainska Pravda.

Intanto il presidente Xi Jinping ha invitato la comunità internazionale a «rifiutare l’uso e la minaccia delle armi nucleari» per prevenire una «crisi nel continente eurasiatico», nelle sue osservazioni più dirette sulla necessità di impedire l’escalation della guerra russa in Ucraina. Nel suo incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, Xi ha anche parlato della necessità congiunta di garantire la stabilità delle catene di approvvigionamento alimentare ed energetico, entrambe interrotte dall’invasione dell’ Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin.

 

3 NOVEMBRE - ANCORA ATTACCHI RUSSI

Strutture energetiche e dell’acqua sono state colpite dall’artiglieria russa nel Sud e nell’Est dell’ Ucraina. A Mykolaiv è stata danneggiata una stazione elettrica e una condotta dell’acqua, ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale Vitaly Kim, citato da Unian.

La notte scorsa le infrastrutture per l’energia e l’acqua sono state bombardate anche nella regione di Dnipropetrovsk, ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale Valentin Reznichenko: «È stata una notte tesa di attacchi massicci. I russi hanno attaccato le infrastrutture energetiche e idriche a Krivoy Rog. C’è una grave distruzione». Il capo del consiglio regionale di Dnipropetrovsk Nikolai Lukashuk ha aggiunto che i russi hanno usato un drone kamikaze per colpire larete elettrica, come riporta l’Ukrainska Pravda.

Sono dieci le vittime civili: 

otto morti e cinque feriti nella regione di Donetsk; due vittime e sette feriti nella regione di Kharkiv; quattro feriti nella regione di Kherson

 

2 NOVEMBRE -  47 ATTACCHI RUSSI SU 25 LOCALITÀ IN UN SOLO GIORNO

È la raffineria siciliana della Lukoil a Priolo il passaggio che consente al greggio russo di aggirare le sanzioni americane per la guerra in Ucraina e di arrivare negli Stati Uniti, tornando a volte in Europa. Lo rivela una indagine del Wall Street Journal, che spiega il tragitto del petrolio russo in un video.

Le sanzioni americane prevedono una esclusione per il greggio «sostanzialmente trasformato in prodotto fatto all’estero». Una volta trasformato nella raffineria di Priolo, la seconda più grande d’Italia e la quinta in Europa, il petrolio russo diventa «prodotto italiano» e sbarca negli impianti della Exxon in Texas o in New Jersey in quelli della Lukoil, che negli Usa ha 230 stazioni di servizio in 11 Stati (in gran parte però di proprietà di franchising individuali americane). Prima delle sanzioni, la raffineria di Priolo trattava il greggio proveniente da vari Paesi, ora il 93% arriva dalla Russia. Lukoil è la seconda società petrolifera russa.

Intanto gli invasori russi avanzano nelle direzioni Bakhmut, Avdiivka e Novopavliv, nel Donetsk: lo rende noto lo Stato Maggiore delle forze armate ucraine sulla sua pagina Facebook, come riporta Unian. «L’avversario sta cercando di tenere i territori temporaneamente catturati. Nell’ultimo giorno, la difesa ucraina ha respinto gli attacchi degli occupanti nelle aree degli insediamenti di Makiivka, Nevske e Bilogorivka della regione di Lugansk e di Verkhnokamyanske, Spirne, Bakhmut, Mayorsk, Pervomaiske, Novomykhailivka, Vodyane, Pavlivka e Prechistivka della regione di Donetsk», afferma l’Esercito di Kiev.

Venticinque tra città e località più piccole sono state colpite in Ucraina meridionale e orientale nell’arco di un solo giorno dall’esercito russo con 47 attacchi aerei e 7 missili. Secondo lo Stato Maggiore di Kiev altri attacchi sono previsti con il lancio di droni dalla Bielorussia, come riporta Unian.

 

1° NOVEMBRE - L'ALLARME: «UN REATTORE DELLA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA SENZA ENERGIA»

L’esplosione di una mina ha interrotto il collegamento di alimentazione principale a uno dei reattori della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, afferma l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) in un comunicato. Si tratta «dell’ultimo incidente che sottolinea la fragile situazione di sicurezza e protezione nucleare dell’impianto durante l’attuale conflitto militare».

Le autorità ucraine hanno scoperto nei territori liberati 34 tra stanze delle torture e prigioni che erano state allestite dalle forze russe durante l’occupazione: lo ha reso noto su Telegram la Polizia nazionale. Lo riporta Ukrinform. «Trentaquattro siti in cui i russi detenevano e torturavano illegalmente i cittadini sono stati scoperti nelle aree liberate - si legge nel messaggio -: 24 nella regione di Kharkiv, tre nella regione di Kherson, tre nella regione di Kiev, due nella regione di Sumy e una ciascuna nelle le regioni di Donetsk e Chernihiv». Intanto «oggi la Federazione Russa ha lanciato un’altra campagna di arruolamento nella Repubblica Autonoma di Crimea, annessa illegalmente, e nella città di Sebastopoli, per arruolare i residenti della Crimea nelle Forze Armate della Federazione Russa: questa campagna arriva poco dopo la mobilitazione annunciata dalla Russia il 21 settembre, che comprendeva la presa di mira dei residenti della Crimea». Lo riporta il servizio esterno dell’Ue (Eeas) in una nota. «I tatari di Crimea sono stati deliberatamente e sproporzionatamente presi di mira nell’attuazione dell’ordine di mobilitazione della Russia e, a quanto pare, sono stati coinvolti con la forza nella guerra contro l’Ucraina, la loro patria tradizionale».

 

 

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