<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL DELITTO CESARONI.

Via Poma, per Busco assoluzione definitiva

Sentenza d'appello confermata dalla Cassazione L'imputato tra le lacrime: «È la fine di un incubo» La vittima uccisa nell'agosto 1990 con 29 coltellate
Raniero Busco piange dopo l'assoluzione in appello nel 2012
Raniero Busco piange dopo l'assoluzione in appello nel 2012
Raniero Busco piange dopo l'assoluzione in appello nel 2012
Raniero Busco piange dopo l'assoluzione in appello nel 2012

ROMA
La Cassazione ha confermato ieri sera l'assoluzione, che diventa dunque definitiva, per Raniero Busco dall'accusa di aver ucciso in via Poma, a Roma, la sua ex fidanzata Simonetta Cesaroni il 7 agosto del 1990. Il ricorso della Procura Generale è stato respinto. «È la fine di un incubo», ha commentato subito dopo la sentenza Busco, che in primo grado era stato condannato a 24 anni di carcere, e in secondo grado assolto, per un delitto che a questo punto rimane ancora senza un colpevole.
Busco ha accolto con lacrime di commozione la sentenza della Cassazione, mentre urla di gioia si sono levate dalla villetta dell'uomo, a Roma, dove l'imputato è rimasto per tutto il giorno insieme con la moglie e alcuni amici.
Comprensibilmente soddisfatto il legale di Busco, Franco Coppi: «Non poteva che essere così, perché l'assoluzione era perfettamente motivata. Rimane il dispiacere per il barbaro omicidio».
Federica Mondani, legale di parte civile della famiglia Cesaroni, è amareggiata: «Siamo ovviamente delusi da questo verdetto di assoluzione perché c'erano forti incongruenze. Adesso quello di via Poma resta un delitto senza colpevoli. Rimaniamo convinti che c'erano elementi importanti contro Busco».
IL DELITTO. Simonetta Cesaroni fu uccisa negli uffici dell'Associazione Alberghi della gioventù a Roma in via Poma il 7 agosto del 1990: l'assassino infierì sul corpo della giovane segretaria con 29 coltellate. Il cadavere fu ritrovato poi la sera dalla sorella Paola e dal datore di lavoro di Simonetta. Negli anni i sospetti si sono addensati su diversi personaggi, ma senza mai ottenere risultati concreti.
Busco, che all'epoca del delitto era il fidanzato della vittima, era tornato al centro dell'attenzione dopo che una nuova perizia aveva stabilito che fosse di un suo morso il segno sul seno della ragazza. Assolto in appello «per non aver commesso il fatto», quest'ultima sentenza era stata impugnata dalla Procura Generale di Roma che aveva chiesto un nuovo processo. I supremi giudici sono stati di diverso avviso e hanno confermato l'assoluzione di Busco che diventa così irrevocabile.
La moglie di Busco, Roberta Milletarì, che è sempre stata accanto al marito e convinta della sua innocenza, ieri sera ha commentato in lacrime: «Mio marito e io siamo felicissimi, ci siamo liberati da un incubo. Adesso questa vicenda è finalmente sepolta».

Suggerimenti