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Un sorso di fiducia

L´intelligenza è nel nostro Dna imprenditoriale ed è la nostra identità. L´una e l´altra finiscono in bottiglia
Vinitaly
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Perché noi siamo il Paese che è il maggiore produttore di salumi ma le macchine che la filiera utilizza sono tutte tedesche? L´interrogativo me l´ha posto un amico imprenditore, Mauro Bolla di Lonigo, che s´è dato una risposta precisa: se non recuperiamo la tecnologia per l´Italia non c´è futuro. In tutti i settori. Ha ragione. Tecnologia vuol dire prima di tutto intelligenza, quella che rappresenta il valore aggiunto dei nostri prodotti, l´orgoglio del “made in Italy”. Quella che trasforma il pezzo di ferro in una Ferrari. Importiamo materia prima ed esportiamo intelligenza, che diventa orgoglio e ammirazione. La magìa sta tutta lì, nel cervello. Saprà risolvere anche il rompicapo di questa crisi che sembra un gigantesco cubo di Rubik.
È una riflessione che calza a pennello all´avvicinarsi del Vinitaly, vetrina di un settore che vive a due velocità, con un mercato interno vicino alla saturazione e l´export che rappresenta il salvagente delle imprese.
I numeri hanno una loro logica. Basta riflettere su un paio di dati. Primo: il “vigneto Vicentino” produce quanto tutto il Friuli-Venezia Giulia. Non è poco: la sfida che l´economia berica ha davanti è impegnativa. E, come ricordano tutti gli “addetti ai lavori” non si può più pensare in termini di “piccolo è bello” nel mercato globale: siamo passati al “grande è necessario”. Fare squadra era diventato uno slogan qualche anno fa. Ormai non c´è più scelta. C´è chi lo spiega con ironia: “O bevi o affoghi”.
Secondo: il fenomeno-Prosecco. Ne siamo così immersi che spesso non ci si accorge di cosa è accaduto a questo vino in dieci anni o poco più. Come ricorda Gianni Zonin, è la più grande “doc” al mondo: ha avuto la più alta crescita percentuale. È passato da 250mila ettolitri prodotti a 2 milioni e mezzo di ettolitri. Un aumento del mille per cento. Incredibile. Dovrebbero esaminarlo come case-study le università. Potrebbero individuare il “fattore x” che spiega il miracolo. Perché tutte le spiegazioni finora sono parziali: gusto, moda, comunicazione, marketing... più qualcosa d´altro.
L´uno e l´altro esempio dimostrano che noi italiani siamo condannati all´intelligenza. L´abbiamo scritta nel Dna, come si spiega con un´espressione che ormai usano anche i calciatori. Così come nella storia dell´Italia c´è sempre stato l´export. Per questo il Vintaly deve essere visto come un sorso di fiducia per gli imprenditori e tutto il settore. Non si può tradire il proprio Dna e la propria identità. Che finiscono sempre, lo si voglia o no, nella bottiglia di vino.

Antonio di Lorenzo

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