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LA TESTIMONIANZA.

Un'altra vittima: «Gettata a terra e spogliata»

La ragazza: «L'ho conosciuto in chat, diceva di avere 20 anni»
Le vittime hanno conosciuto “Mario20” in una chat. ARCHIVIO
Le vittime hanno conosciuto “Mario20” in una chat. ARCHIVIO
Le vittime hanno conosciuto “Mario20” in una chat. ARCHIVIO
Le vittime hanno conosciuto “Mario20” in una chat. ARCHIVIO

Quando ha letto sul giornale il racconto della ragazzina di 14 anni è rimasta senza parole. Quella era anche la sua storia, non era possibile che si trattasse di una coincidenza. Stesso nome, stessa amicizia in chat, stessi messaggi e, purtroppo, stessa violenza. E anche lei era caduta in trappola quando quello che credeva il suo innamorato le aveva detto che avrebbe mandato il fratello a prenderla. Una seconda studentessa, che ha 18 anni e vive in città, si è rivolta ieri alla seconda sezione della squadra mobile coordinata dall'ispettore superiore Minervini. Ha spiegato che l'episodio risaliva a 15 giorni prima e che aveva sporto denuncia. Quando, però, ha letto la storia di “Mario20” ha capito che era la stessa persona. E che si tratti di Mario Bellinato, 44 anni di Quinto Vicentino, ne è convinta anche la polizia.
«Mi ha invitata a scendere dall'auto - ha detto agli agenti - con la scusa che suo fratello Mario non era ancora tornato. Dovevamo aspettare e nel frattempo potevamo fare una passeggiata. Ha fatto anche finta di chiamarlo al cellulare per sapere quanto tempo gli mancava ancora». «Di colpo mi sono sentita afferrare da dietro e sono stata spinta a terra - ha raccontato ancora - cercavo di divincolarmi, di scappare, ma lui è riuscito ad abbassarmi i jeans e ha cominciato a toccarmi. Ho gridato più forte che potevo. Continuavo ad urlare. Di colpo si è fermato e mi ha detto “io me ne vado”».
Anche la giovane aveva conosciuto “Mario20” in chat. Scambio online, poi via sms, frasi sempre più dolci, da innamorato e, alla fine, la decisione di incontarsi. Lei, all'ultimo momento, aveva chiesto di anticipare e a quel punto lui, pronto, avrebbe usato la scusa del fratello. «Mi ha detto che andava bene - ha ricordato la ragazza - ma che avrebbe fatto un po' tardi perché doveva frequentare un corso a Thiene. Mi ha spiegato che sarebbe venuto suo fratello a prendermi per portarmi a casa sua, così non avrei dovuto aspettare».
Il passaggio, il giro in auto, la sosta in un bar per bere qualcosa e poi, di nuovo in macchina verso un punto isolato. «Scendendo dalla vettura mi aveva detto di lasciare la borsa in macchina - ha concluso la vittima -. E quando è fuggito via io non sapevo cosa fare, non avevo il telefono. Sono corsa verso la strada e ho bloccato la prima auto che ho visto passare per chiedere aiuto». Sembra difficile che si tratti di una coincidenza: il racconto combacia perfettamente e anche la descrizione dell'auto. Adesso sono in corso accertamenti della polizia e i tabulati telefonici sono passati a setaccio.

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Claudia Milani Vicenzi

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