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Zilio, lo scalatore imprigionato

IL CASO. Bloccato dalla sua ex squadra per questioni di tesseramento, ha perso mezza stagione e pensato di smettere
Ora si è accasato alla Villadose Sandrigo Sport e vuole conquistare la maglia azzurra
Giacomo Zilio con la maglia della sua ex squadra, il Giorgione
Giacomo Zilio con la maglia della sua ex squadra, il Giorgione
Giacomo Zilio con la maglia della sua ex squadra, il Giorgione
Giacomo Zilio con la maglia della sua ex squadra, il Giorgione

La vicenda di Giacomo Zilio è per certi versi sconcertante, il paradosso della tanto invocata passione sportiva che soccombe alle rivalità e alla burocrazia. Zilio abita a Cassola, studia all'Ipsia Scotton di Bassano e pedala da quand'era ragazzino. È approdato all'U.C. Giorgione di Castelfranco da esordiente e ci è rimasto fino al primo anno da junior. Nel frattempo ha vinto molto. Al secondo anno da allievo ha esultato otto volte. L'anno scorso, al primo anno da junior, è salito spesso sul podio ed è stato ottavo al campionato italiano. Il 2012 è stato l'anno della rottura con il Giorgione. «Ad agosto ho comunicato ai dirigenti che volevo cambiare società perché ci si allenava senza criterio - racconta Zilio - inoltre mi sentivo stanco e volevo fare gare meno dure, ma non mi è stato permesso. Loro mi hanno detto di no, che non mi avrebbero concesso il nullaosta». Ne è nato un braccio di ferro fra il ragazzo e la società, che naturalmente contava sulla sua presenza nel team del 2013. “O corri con noi o stai fermo”, dice il Giorgione. “Piuttosto sto fermo”, risponde Zilio. La questione è approdata ai vertici della Fci veneta e nazionale. Pochi giorni fa la società ha concesso a Giacomo Zilio di accasarsi altrove, ma a una condizione: «I dirigenti del Giorgione mi hanno comunicato che mi avrebbero concesso il nullaosta purché non fossi andato alla Work Service, cioè la squadra dove ero diretto - racconta l'atleta cassolese - Evidentemente fra le due società non corre buon sangue. Fatto sta che io ho perso tre mesi e mezzo di gare e alcune probabili vittorie». Giacomo Zilio adesso corre con la Villadose Sandrigosport. Ha disputato senza una preparazione specifica il campionato regionale a Padova, su un percorso durissimo. Si è ritirato dopo 70 chilometri. «Avevo iniziato ad allenarmi solo quattro giorni prima, di più non avrei potuto fare - afferma Zilio - Mentre attendevo che la situazione si sbloccasse ho cercato di mantenermi in forma, ma senza motivazioni e con il morale a terra non è facile. A un certo punto mi sono fermato, per settimane non ho più toccato la bici, non volevo più saperne. Ero così disgustato che avevo deciso di smettere. Poi, grazie ad alcune persone a cui sono molto grato, le cose sono cambiate, anche dentro di me. Il Villadose mi ha aperto le porte ed eccomi di nuovo in bicicletta». Nei giorni scorsi l'U.C. Giorgione ha diffuso un comunicato e una lettera aperta al corridore da parte del presidente Fogale. Nel primo è scritto che la società non lo ha accontentato subito perché la sua richiesta non era motivata. Nella sua lettera, Fogale rivela che lo scoglio insuperabile era la volontà di non favorire la società padovana, a suo dire non rispettosa dell'etica sportiva. Resta il fatto che da una storia simile nessuno esce vincitore e di etica, francamente, se ne vede poca. Uno fra i giovani ciclisti più interessanti in ambito nazionale ha rischiato di appendere la bici al chiodo, e questo è un fatto. Gli unici che possono sorridere a buon diritto sono i dirigenti della Villadose Sandrigosport: «Conosciamo tutti il valore di Giacomo Zilio, un talento che ha le qualità per emergere in campo internazionale e che completa la nostra rosa - scrive la società mezza rodigina e mezza vicentina - Ora potremo contare su uno scalatore di razza». Giacomo Zilio ha davanti a sé quattro mesi buoni di gare: «Non ho obiettivi particolari. Anzi sì, uno: meritarmi una maglia azzurra ai prossimi campionati del mondo».

Eros Maccioni

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