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La storia

«Voglio correre la maratona con chi mi ha salvato la vita»

"Felicità... Ti ho perso ieri, ma oggi ti ritrovo già”. Le parole di Lucio Battisti descrivono lo stato d’animo i Mauro Milan, 65 anni, runner di Vicenza Marathon, tornato da poco a casa dopo avere affrontato la maratona più difficile della sua vita: un intervento chirurgico per risolvere una lesione all’emisfero destro con edema. 
Una corsa verso il reparto di neurochirurgia del San Bortolo dove Milan si è affidato all’équipe medica del dottor Lorenzo Volpin, anche lui maratoneta con la canotta rossa dei Vicenza Runners. Un segno del destino, due uomini accomunati dalla stessa passione per la corsa, che si rincorrono dentro un ospedale.
Il 25 novembre la sua vita cambia improvvisamente. Un disturbo visivo, subdolo e leggero, lo costringe ad accostare la macchina sul lato sinistro della strada, andando ad urtare contro un muro. La moglie Francesca, percepisce la gravità della situazione e chiama il cognato, neurologo di lungo corso, il dottor Francesco Pignatelli, che lo visita con attenzione e gli conferma subito la prima diagnosi: «Mauro, emisfero destro. Ti porto al Pronto Soccorso». 
«L’intervento eseguito il 14 dicembre dal dottor Mariano Zanusso e l’équipe del professor Volpin è andato a buon fine – sono le prime parole di Milan -. Raramente ho trovato persone dotate di qualità umane e professionali non comuni, soprattutto in un momento epocale come quello che stiamo vivendo. Uomini e donne straordinari, che grazie alla loro dedizione, sono riusciti a ridonarmi la vita».
In questa difficile prova il destino gli ha fatto incontrare un altro maratoneta, il neurochirurgo Volpin.
«Dopo oltre quarant’anni di attività professionale, da pensionato apro i cassetti dei miei sogni. In uno di questi è programmare un’altra maratona. E vorrei correrla proprio con il dottor Volpin, che assieme al suo staff, è riuscito a donarmi una seconda vita. Mi piacerebbe riprendere l’impegno fisico, e correre insieme a lui, magari partecipando a una maratona all’estero. Per me è un grande segno di riconoscimento nei confronti di chi è riuscito a salvarmi la vita. Sarebbe bello ritornare a New York o Marrakesh, due maratone dove ho lasciato il cuore».
Milan ha avuto paura di non farcela e non lo nasconde. «È stata un’esperienza molto impegnativa, come una maratona in montagna. La notte mi ha lasciato solo la sua presenza silenziosa, con solitudine e lacrime. Ho percorso un viaggio nell’anima, profondo ma doloroso. Oggi vedo la vita con una prospettiva diversa. Il reparto di neurochirurgia mi accompagnerà in un percorso di accertamenti, per cercare di tracciare una diagnosi definitiva a quello che io definisco “il mio nuovo primo giorno”. Non lo so cosa mi riserverà: potrebbero esserci limitazioni, ma i cassetti dei miei sogni rimangono aperti; li alimenterò. Dopo un primo corso di pittura a Vicenza, mi ero iscritto a Venezia nella bottega del Tintoretto. Finalmente potrò riprendere i corsi, tornare in quel luogo dove il Tintoretto dipingeva, e ora i maestri d'arte e noi allievi, come nel '500, ci immergiami, Dopo l’intervento ho deciso di riprendere lo studio del sassofono, ma anche, finalmente l’impegno sociale a cui desidero dedicarmi. Piccole mete da cui però vedo grandi orizzonti». 

Giancarlo Noviello

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