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La testimonianza

La paura per Eriksen, Manfredonia: «Ho subito pensato a Morosini. Io ho smesso di giocare dopo l'infarto»

I momenti concitati in campo durante la partita del 1989 di Bologna-Roma quando Manfredonia fu colpito da un malore cardiaco
I momenti concitati in campo durante la partita del 1989 di Bologna-Roma quando Manfredonia fu colpito da un malore cardiaco
I momenti concitati in campo durante la partita del 1989 di Bologna-Roma quando Manfredonia fu colpito da un malore cardiaco
I momenti concitati in campo durante la partita del 1989 di Bologna-Roma quando Manfredonia fu colpito da un malore cardiaco

Dopo un grande spavento, la vita vera. Senza però più tornare in campo. «Spero che Eriksen stia bene e gli ridiano l'idoneità sportiva, io non trovai nessun medico disposto a concedermela». Il malore del giocatore danese ha fatto ripensare al dramma di Lionello Manfredonia, che il 30 dicembre 1989 si accasciò in campo al 5' di Bologna-Roma. L'intervento del massaggiatore giallorosso, Giorgio Rossi, fu decisivo: evitò il peggio aprendo la bocca del giocatore con l'aiuto delle forbici per evitare che la lingua rivoltata potesse soffocarlo. A Manfredonia, trasportato all'ospedale Maggiore, fu praticato il massaggio cardiaco e la defibrillazione. «Devo la vita a Rossi, ai dottori Alicicco e Naccarella - racconta -: quest'ultimo arrivò alla quarta scarica di defibrillazione e mi salvò. Il caso di Eriksen è un po' diverso dal mio - spiega -, i soccorsi sul campo di Copenhagen sono stati molto tempestivi, il giocatore è arrivato in ospedale che già respirava da solo: io invece sono rimasto per tre giorni in coma farmacologico, mi hanno risvegliato lentamente. Oggi la tecnica è sicuramente migliorata rispetto al 1989, quello che conta è che Eriksen si sia ripreso, spero torni a stare bene. Purtroppo quando ho saputo cosa gli è accaduto ho ripensato anche a Morosini, era inevitabile; nel caso del "Moro", purtroppo, si è tardato molto a procedere».

 

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Manfredonia voleva tornare a giocare, all'epoca aveva 33 anni, e ancora molto da dire, dopo aver vestito le maglie di Lazio e Juventus, e quella della Nazionale. «Nessuno mi diede l'idoneità. Spero che a Eriksen non capiti la stessa cosa, forse all'estero è diverso. La mia vita comunque è andata avanti e anche bene. Non ho più avuto alcun tipo di problema, ho giocato a calcetto, a paddle e aver chiuso così presto la carriera in fondo non è stato un male perchè ho potuto cominciare presto quella di dirigente». Dopo il malore occorso al centrocampista della Danimarca e dell'Inter, ha fatto molto parlare il comportamento della sua squadra. I giocatori girati, a fare da scudo, attorno ad Eriksen, il capitano Kjaer che con incredibile lucidità e freddezza ha soccorso per primo il compagno di squadra, rassicurando e facendo forza alla moglie entrata in campo disperata. «Encomiabile il modo in cui la Danimarca ha reagito in quei terribili momenti, un comportamento che fa scuola. Ed eccezionale Kjaer che probabilmente ha tenuto in vita Eriksen, togliendogli la lingua dalla gola».

 

È difficile non parlare di Vicenza con Manfredonia, ex direttore sportivo biancorosso e "padre" del Vero Calcio, il progetto che va a gonfie vele con 150 iscritti. «Prima della pandemia erano il doppio, ma siamo davvero felici di come sta andando». Tra poco il mercato entrerà nella fase calda. «Tutto dipenderà dai programmi della società - dice -, si possono anche prendere giocatori buoni senza spendere un capitale. Di Carlo e Magalini sono entrambi molto bravi ed esperti, sapranno scegliere bene. Sarebbe ora che il Vicenza facesse delle plusvalenze e vedrei bene in rosa dei giovani di qualità. L'attacco sicuramente va rinforzato: sono convinto che oltre a Meggiorini, anche Lanzafame farà i suoi gol quest'anno. Manca una terza punta forte ma come quarta è giusto lanciare Mancini perché tra i suoi coetanei, in Europa, è il più forte».

Marta Benedetti