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Il Divin Codino

Buon compleanno Roby Baggio, il Lane lo attende

Roberto Baggio con la maglia del Vicenza e, a sinistra, con la figlia Valentina (foto Instagram @v_baggio)
Roberto Baggio con la maglia del Vicenza e, a sinistra, con la figlia Valentina (foto Instagram @v_baggio)
Roberto Baggio

Oggi i riflettori torneranno ad accendersi su di lui, per il semplice fatto che spegne 54 candeline, e si moltiplicheranno gli articoli di ricordo, i post di auguri, i filmati celebrativi. Un pretesto come un altro, quello del compleanno, al quale l'intero mondo del pallone si aggrappa per avvertire un po' meno, sia pure per un giorno solo, la mancanza di Roberto Baggio da Caldogno.

È passata ormai un'eternità dal 16 maggio 2004, quando il più talentuoso giocatore vicentino di sempre disputò la sua ultima partita a San Siro, per poi allontanarsi definitivamente dal calcio. Non hanno avuto reale consistenza e seguito né l'effimera e deludente esperienza da presidente del Settore Tecnico della Figc avviata nell'estate 2010 («Il mio programma di 900 pagine, presentato a novembre 2011, è rimasto lettera morta, e ne traggo le conseguenze», spiegò dimettendosi nel 2013), né il patentino da allenatore conseguito a Coverciano nel 2012. Baggio c'è, ma non si vede e non si sente. E proprio per questo manca, perché è evidente che un campione con il suo carisma, potrebbe dare ancora un contributo significativo a questo mondo.

 

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Durante la cena di Natale del 2018, la prima da patron dell'L.R. Vicenza, Renzo Rosso fece sognare i tifosi: «Ci conosciamo da tanti anni, ma lui non ama la confusione: sto parlando di Roberto Baggio - spiegò -. Dovete sapere che per ora non fa parte della nostra società, ma io non mi arrendo, sapete come sono. Prima o poi ce la farò». Solo poche settimane prima, aveva invece accolto con entusiasmo la proposta di Mister Diesel l'altro Pallone d'Oro biancorosso, Paolo Rossi, dimostrando così con i fatti l'indissolubilità del suo legame con Vicenza e con il Lane. Paolo ci ha lasciati orfani, e il suo vuoto non potrà mai essere colmato. Ma anche per questo oggi dispiace ancora di più che un mito vivente come Baggio, pur potendolo fare, non avverta il desiderio di tornare ad essere un riferimento attivo e concreto, protagonista di un nuovo capitolo della storia biancorossa. Certo, la privacy e la tranquillità sono un diritto sacrosanto di chiunque, a maggior ragione di chi per tanti anni è stato costantemente sotto i riflettori del mondo intero. Comprendiamo, ma non ci rassegniamo. E Renzo Rosso, nel frattempo, si sarà arreso?

 

 

 

Francesco Guiotto