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L'intervista

Brocchi: «È un Menti da salvezza, fa paura agli avversari»

Lui ci ha sempre creduto nella rimonta e ha saputo tenere il punto anche nei momenti più difficili. Cristian Brocchi è di quelli che ha il pudore di ciò che prova, ma dentro di sé da quando guida i biancorossi vive un tumulto di sentimenti e ora per il suo Vicenza sta per arrivare il momento decisivo.

Finalmente avete potuto staccare la spina     Ci voleva. Intanto recuperiamo giocatori come Ranocchia, invece per Contini dovremo fare delle valutazioni, ma è stato importante anche far lavorare quelli indietro di condizione, averli in forma serve per avere cambi validi durante la gara. Pure mentalmente un po' di riposo ci voleva. Il riposo è parte integrante dell'allenamento. I giocatori non sono macchine, alle spalle avevano 45 giorni intensi anche a livello emotivo. Ha fatto bene pure a me tornare a casa. Alla ripresa l'ho visto dall'espressione dei ragazzi che ci voleva proprio.

Tenuta fisica o nervi saldi: ora cosa conterà di più?                                                                Avere nervi saldi e poi lo spirito di gruppo, che per fortuna si è creato. La squadra è in salute e comunque le gambe, se anche non sei al cento per cento, funzionano se hai testa.

A gennaio tanti nuovi giocatori, un possibile rischio?                                                               Sì, l'avevo detto che sarebbe servito del tempo perché trovassero la giusta confidenza, ma ho capito subito che c'erano i presupposti, adesso c'è un buon clima: si aiutano, c'è la battuta. Il gruppo che avevamo portava sulle spalle un peso enorme, aveva perso autostima e sicurezza, in gare anche ben giocate come col Brescia o col Benevento quell'aspetto ha pesato e così si è voluto portare gente nuova, libera nella testa.

Lei è arrivato in una situazione già molto complicata.                                                           A me viene ancora la pelle d'oca se ripenso a quando sono stato chiamato, e non lo dico per prendere qualche applauso, ci ero venuto da giocatore e da allenatore e questa piazza mi aveva sempre colpito. E c'è una cosa che ho apprezzato tanto: io sono arrivato per sostituire quello che a Vicenza è un mostro sacro, Di Carlo, eppure ho avuto subito tanto rispetto, si capiva che l'unica cosa che contava era far uscire il Vicenza da quella situazione e questo per me non ha prezzo. La mia esultanza, quando anch'io ogni tanto mi lascio andare, è semplicemente un gesto di riconoscenza per quanto ho ricevuto. Non ho difficoltà a dire che tutto questo mi ha dato la forza e l'energia per andare avanti nei momenti bui.

Il momento più difficile?                                Sempre dopo le sconfitte, perché rappresentano ogni volta un punto di ripartenza, rischi di dover azzerare tutto quello che hai fatto e temi che una parte del gruppo riveda i fantasmi del passato. Io in carriera non ero mai stato abituato a perdere così tanto ed è stato di insegnamento anche per me, però poi riesci a girare pagina e a ripartire com'è giusto.

Si chiude ad Alessandria, un vantaggio per il Vicenza?                                                            Se ci pensiamo già adesso abbiamo sbagliato tutto, anche perché bisogna arrivarci in una certa situazione. Intanto concentriamoci sul Brescia, piazza molto difficile anche perché purtroppo il mio amico Inzaghi non è più l'allenatore e dunque sarà un Brescia diverso e non sappiamo bene come lo troveremo.

Adesso sarà importante soprattutto...            Avere quasi tutti a disposizione, poi devi scegliere, ma alla base ci sono sempre delle motivazioni. Ecco a volte i tifosi non capiscono: per esempio Meggiorini. Molti quando non è in campo si chiedono perché non giochi o non entri prima. Meggiorini, per la prima volta dall'inizio del campionato, si sta allenando da due settimane. Lui non dirà mai che non sta bene perché è un professionista generoso però ha avuto diversi piccoli infortuni che lo hanno condizionato e alla sua età un anno in più cambia molto. Comunque lui, come Cappelletti o Pasini, magari li porto lo stesso in panchina perché mi danno qualcosa dal punto di vista caratteriale. Mica sono matto!

Cosa si sente di dire ai tifosi sempre così generosi?                                                         Due cose: un grazie, parola che raccoglie tutto nella sua semplicità perché senza di loro non saremmo arrivati sin qui oggi. E poi di sostenerci fino alla fine perché il Menti quando spinge aiuta noi e fa paura agli avversari: la meta è una sola! . © RIPRODUZIONE RISERVATA