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L'intervista

L'ex biancorosso Bardin: «Due titolari tra i pali? Perché no?»

Adriano Bardin insieme a Francesco Toldo
Adriano Bardin insieme a Francesco Toldo
Adriano Bardin insieme a Francesco Toldo
Adriano Bardin insieme a Francesco Toldo

«Grandi e Pizzignacco sono bravi e per me sono entrambi primi, se la giocano». Dopo il test amichevole contro il Cagliari, Mimmo Di Carlo, interpellato riguardo ai singoli, ha risposto così alla domanda sui portieri. Nessun titolare scelto quindi secondo quanto detto dal tecnico biancorosso con i due “numeri uno” che si contenderanno il posto dal primo minuto. Uno stimolo o potrebbe essere controproducente per la stagione del Vicenza? A provare a rispondere alla domanda è Adriano Bardin, uno che di guantoni se ne intende. Scledense, ha difeso la porta del Lane dal 1967 al 1975 e poi s’è dedicato a lungo alla carriera di allenatore dei numeri uno, anche quelli della Nazionale, quando a guidare la rappresentativa italiana era Giovanni Trapattoni. Tra i suoi allievi anche Gigi Buffon, assieme a Francesco Toldo.

 

È favorevole o contrario al mettere due portieri sullo stesso piano?
Per poter giudicare bisognerebbe quantomeno averli visti in allenamento. Ma se Di Carlo e il suo staff dopo tanti anni hanno scelto questa situazione il motivo sicuramente c’è. Può essere senza dubbio un bello stimolo per i ragazzi, anche se come ripeto solo conoscendoli caratterialmente e lavorandoci assieme tutti i giorni è possibile giudicare. Siccome l’hanno deciso sono persone che li vedono allenarsi quotidianamente, sono convinto che sia la scelta gusta per loro.

Quindi non c’è una regola?
No, dipende dalle persone che si hanno davanti, da come lavorano e dai loro comportamenti. Solo quando si ha ben presente il carattere dei ragazzi si può decidere.

Avere un titolare può creare maggiore equilibrio all’interno della squadra?
Non per forza. Mi ripeterò, ma a fare la differenza sono i singoli giocatori che un tecnico si trova di fronte. Creare una sana competizione interna non è una cosa negativa se viene ben gestita. Io le ho provate entrambe le situazioni e la bravura del tecnico è proprio questa: capire le personalità dei ragazzi e comportarsi di conseguenza. Ad esempio a Lisbona, quando ho allenato il Benfica avevo due portieri, Quim e Moreira, erano entrambi bravi e il nostro obiettivo era quello di vincere la Liga. Li alternavamo, sfruttavamo il periodo di carica agonistica dell’uno e dell’altro, poi quando capivamo in allenamento che non stavano dando il massimo li cambiavamo, e non sempre le scelte venivano capite, perché la prestazione non era per forza stata negativa.

Cosa pensa di Matteo Grandi?
L’ho visto all’opera negli ultimi anni e credo che una delle sue qualità sia la regolarità. Non commette grandi errori, è uno costante e credo sia un buon portiere da categoria, magari non fa nemmeno cose eccezionali, ma a mio parere il suo ruolo lo fa bene.

E del giovane Semuel Pizzignacco?
Sinceramente non ho avuto modo ancora di vederlo all’opera. Lo scorso anno so che era in prestito al Legnago, ma non lo conosco. Di lui so quello che si dice: che è un ragazzo interessante. Spero di poterlo vedere all’opera quest’anno per poter dare un giudizio.

In generale invece cosa pensa di questo Vicenza?
Credo che non manchi la qualità. Il direttore sportivo e la società hanno fatto uno sforzo importante per portare a Vicenza gente esperta, che ha già vinto campionati e mi pare che i nuovi innesti abbiano portato qualcosa in più alla rosa.

Dove crede possa arrivare?
Credo ci sia un’ottima base di partenza per arrivare lontano. Il campionato di Serie B è sempre un’incognita, è decisamente difficile, ma il Vicenza sta lavorando bene. Mi piacciono i movimenti mirati che stanno facendo e credo che il modo di ragionare sia quello giusto: un passo alla volta. Poi speriamo con tutto il cuore che questa pandemia passi e i tifosi possano tornare allo stadio nel più breve tempo possibile: senza di loro non è lo stesso calcio, manca una componente troppo importante.  

Anna Fabrello