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Vicenza ricorda il campione più amato

Un anno senza Paolo Rossi. Il ricordo della moglie: «Quegli ultimi istanti, noi due mano nella mano»

Paolo Rossi allo stadio Menti mentre saluta il pubblico con il suo immancabile sorriso
Paolo Rossi allo stadio Menti mentre saluta il pubblico con il suo immancabile sorriso
Paolo Rossi allo stadio Menti mentre saluta il pubblico con il suo immancabile sorriso
Paolo Rossi allo stadio Menti mentre saluta il pubblico con il suo immancabile sorriso

«Gli ultimi istanti passati mano nella mano con Paolo non mi lasciano mai, sono laceranti ma anche di gioia perchè lui era con me. Aveva gli occhi chiusi, ma eravamo uniti come mai prima». Federica Cappelletti ricorda così i terribili momenti dell'addio di quella notte del 9 dicembre 2020. «Alla fine l'ho lasciato andare, un gesto d'amore che gli dovevo, ma che non sarebbe stato l'ultimo, perchè io vivo per lui». Un anno senza Paolo. No. Un anno con Paolo e questo è qualcosa di grande. «Mi sta facendo lavorare più oggi di quando era vivo, è lui a darmi la forza, io eseguo». Federica è donna fiera e ci dice con orgoglio: «Amava la vita, gli ho promesso: tu resterai per sempre nel cuore di tutti. Mi chiedo: lui cosa avrebbe voluto? Cosa avrebbe fatto? Seguo i suoi insegnamenti e cerco di sorridere».

La valigia dei sentimenti. Mesi di lotta, di sofferenza, ma uniti nel credere di essere più forti del male. «Ci abbiamo sperato fino a due settimane prima, Paolo fino a qualche giorno prima». Quando mancava poco a quel drammatico 9 dicembre trovò la forza di seguire due gare del Vicenza e poi mi rilasciò quella che è diventata la sua ultima intervista. «Non ha mai mollato, parlare del suo Lane gli piaceva, mi fece prendere pure degli appunti per essere più preciso». Invece alla fine il verdetto inappellabile arrivò. «Ma io - ci racconta Federica - la valigia che aveva raccolto le sue cose per il ricovero in ospedale non l'ho più disfatta. Ogni tanto la vado ad aprire, è una sofferenza lacerante: ci sono suoi appunti, alcuni impegni annotati, il suo rasoio, le forbici per tagliargli i capelli...».

 

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Un libro d’amore. In questi mesi di dolore straziante la moglie di Paolo Rossi ha trovato il tempo di scrivere un libro, stavolta da sola, e già in vendita: "Per sempre. NOI DUE". «Glielo dovevo. Un giorno guardandomi negli occhi mi disse: non dimenticare mai il nostro amore. È stato un percorso doloroso ma ho capito che andava fatto anche per le nostre figlie Sofia Elena e Maria Vittoria, è il testamento del grande amore che ci ha unito, appunto Per Sempre!». La voce di Federica è ferma quando racconta, a volte però si incrina, a volte deve respirare a fondo per andare avanti. «Ho temuto di non ricordare, una specie di autodifesa, come se la testa non volesse rammentare, poi ho trovato la forza per lui e per le nostre figlie. Ho scritto la mattina presto, ho scritto tra le lacrime, ma oggi sono contenta perchè tanti dopo aver letto il libro mi scrivono e mi ringraziano». 

L’idea Olimpico. Da quel drammatico 9 dicembre 2020 le iniziative per ricordarlo si sono centuplicate: «È un fiume in piena, è un amore che cresce sempre di più, è il filo non spezzato che lega Paolo alla vita. Mi fa piacere che la gente si prenda un pezzetto di lui, non ne sono gelosa, lui ne sarebbe contento». A Vicenza, città che lo ha accolto come un figlio, ci fu il funerale di Paolo. «Un anno fa ero in quello stadio... stordita, volevo quasi credere che potesse tornare da me e dalle nostre figlie. Domani sarò lì per ricordarlo in occasione di un evento privato». Altre iniziative sono allo studio come il museo permanente. «Sono in contatto costante con il sindaco Rucco, la speranza è che tra un anno saremo lì a presentare questo importante progetto». Racconta, parla, spiega. Le chiediamo: ma come fa? Si “spezza” mai? «Io piango spesso ma da sola, magari entro nella nostra camera e un ricordo mi colpisce violento, è come se fossimo ancora io e lui, la mia sofferenza è meno lacerante però se c'è lui, e io lo sento sempre con me. 

 

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Gli ultimi giorni. «Un amore straordinario come il nostro non può essere spezzato». Federica regge la durezza di questi giorni di ricordi bui grazie a Paolo. «Rivedo il suo sorriso, il suo ottimismo, il suo abbraccio alle figlie prima di andare a letto». Un attimo di silenzio. «Quando gli fu diagnosticato il tumore non ci perdemmo d'animo, abbiamo lottato convinti di vincere, fino a pochi giorni prima dell'addio ci abbiamo creduto, poi i medici mi hanno tolto anche le ultime speranze, il mondo mi è crollato addosso, a lui non ho detto nulla, ma credo abbia capito. La mia vita non sarà più come quando c'era Paolo, ma la vivo per lui per le nostre figlie, per farlo vivere ancora e sempre». 

 

Alberta Mantovani

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