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L'analisi

Vicenza, gol subiti e difesa lenta. Quel peccato originale che adesso va cancellato

L'ambizione iniziale: «Segnare una rete più dell'avversario». La realtà dimostra invece che le prime in classifica hanno saputo coprirsi
Il tecnico del Vicenza Dan Thomassen
Il tecnico del Vicenza Dan Thomassen
Il tecnico del Vicenza Dan Thomassen
Il tecnico del Vicenza Dan Thomassen

Partite giocate 34, gol subiti 45. Molti dei guai attraversati dal Vicenza in questa stagione sono sintetizzabili in queste cifre, che stanno ad evidenziare il "peccato originale" con cui è stata costruita, impostata e successivamente confermata la squadra: l'ambizione di poter sempre «segnare un gol in più degli avversari, anziché subirne uno in meno», per citare il mantra estivo di Baldini e Balzaretti, si è infranta alla prova del campo. Ancora una volta, invece, in cima alla classifica di serie C alla fine ci sta chi ha saputo difendere meglio la proprio porta (appena 18 le reti incassate dalla Feralpi Salò), pur segnando molto meno del Lane (solo 35 i gol fatti dai gardesani, contro i 60 messi dei biancorossi). Ma questo ormai è il passato. Per l'immediato futuro rimane il problema di tamponare le falle difensive prima che inizino i playoff, se l'intenzione è quella di provare a vincerli: proprio questa è la missione prioritaria di Dan Thomassen, che tuttavia al momento non ha trovato rimedi più efficaci di quelli sperimentati dai suoi predecessori Baldini e Modesto.

Fasce scoperte

La sconfitta con l'Arzignano ha evidenziato impietosamente la lacuna più evidente e mai sanata nella rosa biancorossa: la carenza di terzini. Il tentativo di dirottare Ndiaye a sinistra non ha pagato, visto che il giovane senegalese durante la partita era spesso portato per abitudine ad accentrarsi a protezione del cuore dell'area, lasciando così gli avversari di fascia liberi di arrivare sul fondo e crossare senza contrasto. Lo stesso copione si è ripetuto a destra, dove Valietti è stato più volte lento a scalare e Dalmonte non ha fatto in tempo a rientrare dalla trequarti. Cosa potrebbe inventarsi Thomassen contro il Trento? Le alternative, in verità, non sono molte. A destra gli unici nomi spendibili restano Valietti e Ndiaye, a meno di non ripetere adattamenti già falliti in passato di esterni offensivi come Dalmonte, Oviszach o Begic; Cappelletti invece sembra non avere più il passo per interpretare un ruolo che qualche anno fa era per lui abituale. A sinistra il candidato naturale resta Sandon, con gli inevitabili limiti di un diciannovenne, altrimenti si dovrà adattare un centrocampista mancino (Greco) o un centrale di sinistra (Bellich).

Centrali lenti

In mezzo alla difesa non manca l'esperienza, con Pasini e Cappelletti, che però pagano dazio in rapidità e reattività: sono efficaci quando riescono a leggere l'azione e giocare in anticipo, ma vanno in difficoltà quando si trovano a rincorrere o reagire all'imprevisto. Senza Ierardi, l'unica alternativa ad oggi percorribile è quella di inserire nella coppia almeno un giocatore più giovane e dinamico: Bellich, Ndiaye o Corradi potrebbero essere testati al fianco di uno dei due senatori. Chissà se Thomassen valuterà questa possibilità in vista della partita contro il Trento.

Poco filtro

C'è poi il problema del poco filtro in mediana. Ronaldo in questo aspetto è da sempre molto discontinuo; Cavion con l'Arzignano si è fatto sorprendere dagli inserimenti di Antoniazzi; Greco da solo non può correre e tamponare per tutti, anche perché finisce per perdere lucidità ed efficacia. Avrebbe corsa e tecnica Jimenez, che però contro il Trento sconterà la sua seconda giornata di squalifica. Forse allora in questo momento un giocatore meno estroso ma tatticamente più diligente come Zonta potrebbe risultare più funzionale alle esigenze attuali della squadra: toccherà a lui domenica?

Francesco Guiotto