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L'intervista

«Se anche Tesser è stato cacciato allora a Trieste non c'è speranza. Il Vicenza di Giorgi era perfetto»

Giuseppe Mascheroni, il doppio ex di Vicenza-Triestina
Giuseppe Mascheroni
Giuseppe Mascheroni
Giuseppe Mascheroni
Giuseppe Mascheroni

«Non ho mai pensato di essere un libero, quel ruolo è nato per caso quando giocavo degli Allievi. Con il calcio di adesso, forse, sarei al massimo una mezzala». Giuseppe Mascheroni, 70 anni non ancora compiuti, nella sua Landriano in provincia di Pavia, è un nonno sereno impegnato con sette nipoti praticamente ogni giorno: «Una bella responsabilità...», si lascia scappare. Il resto è un passato fatto di calcio in periferia, prima sei anni con la Triestina e poi cinque con il Lane, lotte e battaglie in campo quando i premi (ora detti bonus) erano al massimo di 200 mila lire e il Menti ribolliva di passione. «A Vicenza arrivai quando avevo 30 anni, ero già vecchio, pensi che ho iniziato a giocare a Trieste che c'era ancora Tito. All'inizio con il Lane non fu facile, mi chiedevo se davvero riuscivo ancora giocare, vi vollero quattro mesi per ambientarmi».

Era il Vicenza di Giorgi
«Era una squadra perfetta, fatta di amici. Il mister credeva in me e la squadra mi aiutò, alla fine trovai condizione ed entusiasmo e cominciarono due stagioni meravigliose»

La doppia promozione
Sì, dalla C alla B e poi la promozione in serie A che ci venne tolta. Ecco, se ho un rammarico è proprio quello, mi sarebbe piaciuto giocare almeno mezzora in serie A.

Se le ricorda le partite contro la Triestina da ex?
Certo, sia in serie C che in B. Non ho mai vinto con la maglia del Vicenza, anzi mi ricordo una sfida a Trieste dominata da noi che poi abbiamo perso 3-2.

Qui a Vicenza se le ricordano ancora le sue sgroppate.
In realtà me la cavavo fino a centrocampo, da lì in avanti non sapevo cosa fare... Comunque ero un libero atipico, alto 1 metro e 73. Impensabile oggi. Tutto merito del mio allenatore degli Allievi nel Sant'Angelo, ero piccolo e grassottello, mi disse: "Stai là in difesa" e non mi sono più mosso.

Un calcio che non c'è più.
Fino ai 16 anni ho sempre giocato all'oratorio con il campo a 6, è lì che ho imparato a difendere.

Vicenza e Triestina, due squadre al di sotto delle attese?
Vincere non è mai facile e poi non è che se hai giocatori più forti batti tutti. Certo, sono due società che negli ultimi anni hanno speso milioni di euro e meriterebbero di più.

E allora cosa serve per vincere?
Un diesse bravo a scegliere i giocatori e un allenatore che li faccia andare d'accordo, perché alla fine i risultati dipendono dal gruppo. E poi ci vuole misura, non è che se vinci tre volte sei forte e se perdi una partita sei scarso.

Vicenza e Trieste, che piazze sono?
Splendide, due città in cui si vive bene ma il rapporto con il calcio è diverso secondo me. A Trieste come giocatore ti lasciano vivere, a Vicenza si vive per il calcio. Del resto il blasone è diverso, il Lanerossi ha una storia importante, trofei vinti, tanti anni di serie A.

Triestina rimane una piazza inquieta però.
Più o meno è sempre stata così. Ma se alla fine esoneri un allenatore bravo e una persona per bene con Attilio Tesser, ho paura che non ci sia speranza.

Per chi tiferà domenica?
Per nessuna. Vorrei che vincessero tutte e due.

Eugenio Marzotto