Ben 535 cartellini timbrati tra A e B provenendo dalle giovanili della Roma, passando per Vicenza (58 presenze) per andare poi in altre significative piazze di provincia con la soddisfazione finale di 10 reti e 4 assist: a Lorenzo Stovini, robusto e duttile difensore centrale di personalità, abile nel gioco aereo, negli anticipi e a disegnare diagonali, fiducia e lavoro non son mai mancati. Appese le scarpette al chiodo, oggi è papà di Viola e dal 2021 è operatore specializzato in una ditta toscana di servizi ecologici. Si alza alle 6 di mattina e via a lavorare, un lavoro semplice ma che lo soddisfa, così lontano dai clamori del calcio e dalle luci della ribalta. Dopo i fasti e le vittoria col Vicenza, è passato alla vita semplice di un ragazzo di periferia ma sempre con il Lane nel cuore. Vicenza fu l’inizio d’una carriera onorata in team spesso impegnati a evitare la retrocessione, conclusasi in campo nel 2015, ancora una volta per salvare una squadra, il Casellina, club di Scandicci, alle porte di Firenze.
Facciamo un tuffo nel tempo: che cosa significarono i due anni trascorsi a Vicenza?
Venivo dalla Primavera della Roma e feci il debutto in serie A. Ho quindi ricordi particolarmente belli e intensi, arricchiti dall’esperienza europea che vivemmo: nel primo anno riuscii a ritagliarmi il mio piccolo spazio e in Coppa delle Coppe giocai da titolare insieme a giocatori di calibro e di tutto rispetto che in seguito si son fatti ben valere anche come tecnici. Solo per citarne alcuni: Luiso, Di Carlo, Viviani, Zauli….
C’è qualche episodio o momento particolare che ricorda in particolare?
Di sicuro l’esordio a Genova il 31 agosto 1997 contro la Samp, le partite contro il Roda e il Chelsea e tutte quelle in campionato in cui son riuscito a conquistarmi un posto
Fra molti campioni affrontati, ce ne fu qualcuno che la impensierì più degli altri nel duello personale?
Non uno, tanti: era una delle massime serie A di sempre, ma noi pure sapevamo farci valere. Erano campionati difficili, però intensi, vivi.
A Vicenza ha avuto allenatori come Guidolin, poi Colomba e infine Reja. È rimasto legato a qualcuno in particolare?
Ho sempre pensato d’apprendere molto da tutti i tecnici. Ognuno ha avuto un’importanza particolare. Son rimasto legato più a Colomba perché abbiamo vissuto insieme sia il periodo di Vicenza sia quello di Reggio Calabria in cui si giocò un sofferto spareggio-salvezza. Con lui c’è un rapporto d’amicizia e stima che continua ancora, è una persona indiscutibile
Tra l’essere giocatore e il dirigere da fuori, quali differenze trova?
Ho avuto la possibilità d’allenare una squadra di ragazzi a Scandicci e posso dire che se da giocatore devi pensare a far bene cercando di dare il meglio per te e per la squadra, quando alleni devi invece gestire tante persone, devi pensare per tutti e compiere pure dolorose rinunce lasciando fuori qualcuno: non c’è assolutamente paragone quanto a difficoltà
Lorenzo Stovini potrebbe giocare ancora nel calcio attuale?
Con l’età giusta potrei tranquillamente ancora farne parte ma è un calcio diverso, per certi versi s’è evoluto in meglio, per altri è andato in peggio. La qualità è molto più bassa rispetto a una volta pur se ci sono diversi campioni che potrebbero far pensare il contrario. Era più equilibrato: le piccole squadre potevano far paura mentre ora, non solo in Italia, c’è grande dislivello tra le prime 6-7 e le ultime della classifica. Credo che il divario risulti lampante a tutti.
Un messaggio al popolo biancorosso?
Avevo 20 anni e ricordo che m’hanno sempre fatto sentire a casa: li saluto con tanto affetto. Ho conosciuto e sento ancora con piacere diverse persone di Vicenza nonostante siano passati tanti anni, auguro di tornare al più presto al livello alto che merita la provincia e la sua tifoseria.