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L'intervista

Daniele Fortunato: «Fattore Menti e fiducia, così il Lane può salvarsi»

Solo due stagioni con il Vicenza ma è rimasto nel cuore dei tifosi e un posto in questi 120 anni del Lane c’è anche per lui. Daniele Fortunato è stato la mente di quel centrocampo a tre voluto da Bruno Giorgi, insieme a Montani e Savino. Dal 1985 all’’87 in biancorosso, poi Atalanta, Juventus, Bari e Torino, allenato da uomini prima ancora che tecnici come Emiliano Mondonico e Dino Zoff. «Loro due e Giorgi sono stati fondamentali per me. A Vicenza il mister giocava uomo su uomo, come fanno adesso Juric o Gasperini. Dieci duelli in campo, più ne vinci, maggiore è la possibilità di vincere. Mondonico e Zoff sono stati amici, padri nella mia vita. E poi Boniperti... Il primo giorno alla Juve mi disse di trovarmi una bella casa dove vivere con una bella famiglia. “Così in campo renderai meglio”, mi disse. E aveva ragione».

E a Vicenza che impatto ci fu?
Arrivo allo stadio e un signore mi abbraccia e mi parla in dialetto senza che io capissi una parola. Bene, ho pensato, almeno un amico ce l’ho. Poi si avvicina l’allora direttore sportivo Giancarlo Salvi che mi dice: “Sai chi è quello lì? È il tuo presidente”. Ecco, era Dario Maraschin e io l’avevo scambiato per un tifoso qualsiasi».

Un altro mondo... qual è la personale immagine dei suoi 120 anni del Lane?
L’esordio in biancorosso, credo fosse una gara di Coppa Italia. Io che entro in campo e ci sono 15-16 mila persone al Menti. Arrivavo dal Legnano che quegli spettatori li faceva in un anno. Mi chiedo: “Ma che ci faccio qui?”. È il pubblico al Menti, l’immagine che ho della storia del Vicenza.

E quella di oggi che storia è?
Una storia complicata se guardiamo la classifica, anche se non sono sorpreso. Vero che la formazione è migliorata rispetto all’anno scorso, ma i valori sono quelli di medio bassa graduatoria, questa stagione è in continuità con quella dell’anno scorso. Poco da fare, mancano 4-5 giocatori di qualità e nessuno che ti risolve la partita, il Lane è costretto a dare sempre il 100%. È una squadra che non può fare oltre quello che sta facendo.

Eppure la salvezza è possibile.
Certo e il Vicenza ha molte carte da giocarsi, a cominciare dalle partite al Menti, la spinta che ti dà il pubblico è fondamentale e i giocatori hanno dimostrato di non voler mollare, c’è più fiducia. Le altre squadre stanno andando piano e abbiamo l’Alessandria all’ultima giornata.

Il Vicenza sembra aver cambiato marcia, cos’è successo?
Che Brocchi, con troppo ritardo secondo me, ha capito che non può incidere molto sulla squadra e che deve lavorare con il materiale tecnico che ha. Mi spiego, le migliori gare le ha fatte con Pordenone e Ternana, quando cioè ha aspettato l’avversario per poi colpirlo di rimessa. Quando ha protetto la difesa ha iniziato ad avere continuità di risultati. Vero, con Brescia, Benevento e altre sfide sfortunate, il Vicenza ha impostato la gara e giocato bene ma poi ha perso. Forse adesso il tecnico ha capito che deve giocare più coperto, pensare a non prendere gol e attaccare di rimessa. Se vuole salvarsi non può fare il giro palla, non c’è la qualità necessaria.

Allora catenaccio?
Non è questo il punto, il mister deve fare al meglio con quello che ha a disposizione. Se nella dispensa di casa hai solo pan biscotto e caffelatte, quello mangi.

Il mercato di gennaio non è bastato? 
Rimediare a gennaio è sempre difficile, ma ci sono giocatori che stanno dando una mano, come Da Cruz, De Maio, Cavion e Contini. Non è un caso se abbiamo preso otto punti su dieci agli avversari.

La maglia Icon le piace?
Diciamo che non mi dispiace, ma avrei preferito una maglia storica. Si può essere creativi anche con la tradizione

Vedremo ancora Fortunato allenatore dopo l’esperienza di Arzignano?
Sono una persona complessa, pigra e introversa. Scelgo un progetto più per amicizia che per lavoro e soprattutto non sono uno yes man. Difficile trovare una posizione nel calcio con queste caratteristiche. Infatti non sono mai stato esonerato per i risultati sportivi, ma per le mie idee. 

Eugenio Marzotto