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Il personaggio

Zanandrea, l'ex raccattapalle del Vicenza che non esulta

L'autore del gol del pareggio del Legnago sabato ha trattenuto la gioia. E ricorda quando guardava Brivio, Fortin e Sgrigna
Vicenza-Legnago, Zanandrea dopo il gol segnato
Vicenza-Legnago, Zanandrea dopo il gol segnato
Vicenza-Legnago, Zanandrea dopo il gol segnato
Vicenza-Legnago, Zanandrea dopo il gol segnato

Sarà pur vero che il primo gol non si scorda mai, ma Gianmaria Zanandrea di certo si ricorderà per sempre anche il quarto della sua carriera da professionista. Il difensore 25enne del Legnago, nato a Noventa e tuttora residente a Quinto, figlio dell'ex centrocampista biancorosso Piergiorgio, sbocciato nel vivaio del Lane e già raccattapalle al Menti, sabato scorso infatti ha segnato la rete del pareggio proprio nel "suo" stadio, sotto la Curva Sud dove stavano tifando gli amici, davanti agli occhi del papà e di tutta la famiglia: un'emozione indimenticabile, come ha raccontato ai colleghi de L'Arena.

«Alla partita c'erano tutti, papà viene spesso perché tifa per il Lane e alla fine mi ha fatto i complimenti - ha detto -. Gli amici mi hanno scritto "Proprio oggi dovevi segnare?"». E in segno di rispetto, nonostante la gioia per un gol così speciale, Zanandrea ha contenuto la sua esultanza. «In verità me lo sentivo già in settimana - ha confidato -. Ho fatto un movimento da attaccante, Proia ha leggermente perso l'equilibrio facilitandomi, e quando ho visto la palla dentro è stata un'emozione immensa».

Ancora molto vividi i suoi ricordi di bambino, quando faceva il raccattapalle sotto i Distinti: «La prima immagine è Davide Brivio che faceva su e giù lungo la fascia. Era il Vicenza di Marco Fortin, papà del nostro portiere, e di Ale Sgrigna che ora allena mio fratello Pierre al Caldogno». Quanto al Vicenza di adesso, per Zanandrea e compagni non è stato facile arginare Della Morte e Delle Monache: «Dura andarli a prendere fino a metà campo». E c'è il sogno, magari, di ritrovare i biancorossi ai playoff: «Ma dovrà segnare qualcun altro, altrimenti stavolta faccio davvero arrabbiare gli amici...».

Francesco Guiotto