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L'intervista

Matteo Casarotto: «In conceria sognavo di fare il calciatore e ora che sono in serie C voglio fare il salto»

L'intervista all'attaccante vicentino che gioca nella Virtus Verona
Matteo Casarotto, 25 anni, attaccante della Virtus Verona
Matteo Casarotto, 25 anni, attaccante della Virtus Verona
Matteo Casarotto, 25 anni, attaccante della Virtus Verona
Matteo Casarotto, 25 anni, attaccante della Virtus Verona

La fidanzata talismano, un allenatore a cui voler bene come ad un fratello, un ex presidente a cui dedichi la promozione. E poi i gol, sei centri e un assist in questo campionato tra i professionisti, quando due anni fa lavorava in conceria.

Matteo Casarotto, anni 25, non vuole smettere di sognare: «La Virtus è una famiglia, sogno la serie B con questa squadra». 

Con il Vicenza due anni fa c’erano stati solo contatti ma niente di più?
Sì solo qualche telefonata ma Gigi Fresco mi seguiva da tempo è stato il primo a credere in me e mi ha supportato nei momenti difficili. Gli devo tantissimo.

Dall’Eccellenza al professionismo, doppio salto.
Non è stato semplice, anche perché avevo lasciato il mio lavoro in conceria con un contratto a tempo indeterminato per provare a fare il calciatore, mi sono detto “provo” e ce l’ho fatta anche se è stata dura. L’anno scorso di questi tempi avevo anche io dei dubbi se davvero potevo fare questa categoria, ma la Virtus mi è stata vicina e Gigi (Fresco ndr) mi ha fatto crescere in modo graduale, dovevo adattarmi alla categoria, giocavo 10’, 20’ finché è arrivato quel gol liberatorio...

La prima rete tra i pro.
Era il 5 febbraio di quest’anno, io che segno il gol vittoria al 91’ fuori casa. Pazzesco, non mi sembrava vero. Da quel momento è scattato qualcosa in me e da lì in poi mi sono sempre migliorato, ero contento anche per mister Fresco che forse qualche dubbio lo aveva avuto su di me.

E in tribuna una tifosa speciale.
Sì, la mia fidanzata Aurora che di solito non viene mai a vedermi in trasferta ma quella volta se lo sentiva che avrei segnato e decise di venire a Mantova, non ne sapevo nulla... mi aveva fatto una sorpresa. Ci siamo visto a fine gara e ci siamo abbracciati. Lei mi segue sempre, dai tempi del Montecchio.

Giocare sotto i Castelli è stata una fortuna?
Direi di sì. Se sono qui lo devo alla famiglia Aleardi, Romano mi ha fatto debuttare in prima squadra quando avevo 16 anni e poi gli feci una promessa: “Vedrai che ti porto in serie D” e così è stato.

Gli anni della fabbrica e poi allenamento, rifaresti tutto?
Certo, perché ci ho sempre creduto. Lavoravo dalle 7 alle 17, poi prendevo il borsone e andavo ad allenarmi a Montecchio, sono stati anni meravigliosi.

Com’è cambiata la tua vita?
Beh adesso abito a Verona in appartamento con altri due compagni e nel fine settimana dopo la partita torno a casa a Monticello di Fara. È molto diverso da quando lavoravo in conceria e pesavo i colori per le pelli.

E adesso?
Voglio alzare l’asticella e visto che in serie C ci posso stare, provo a puntare alla serie B, magari con la Virtus Verona. Perché no? L’anno scorso siamo arrivati ai playoff dopo una prima parte complicata, adesso siamo in buona posizione.

Il Vicenza dove può arrivare?
Il Vicenza sulla carta è la squadra più forte del campionato, quando l’abbiamo affrontata ha dato subito l’idea di essere una formazione forte in tutti i reparti. Anche se...

Anche se?
L’avversario che mi ha colpito di più è stato il Mantova, se sono là in alto non è un caso. Giocano un ottimo calcio, in serie C non ci sono squadre che hanno questa organizzazione di gioco.

Giocare nel Vicenza è un obiettivo?
Beh chiaro, sono vicentino andavo in curva e ho tanti amici tifosissimi del Lane, ma non faccio una questione di club. Con la Virtus posso crescere ancora come giocatore, è la società ideale per maturare ma non mi pongo limiti. 

Eugenio Marzotto