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L'intervista all'ex allenatore del Vicenza

Renzo Ulivieri: «Si vede la mano di Baldini, ma ora serve carattere»

Renzo Ulivieri
Renzo Ulivieri
Renzo Ulivieri
Renzo Ulivieri

Passano gli anni e non sentirli così come fa Renzo Ulivieri, uomo davvero speciale, che ci dice: «Nonostante l'età non so cosa sia la noia».  E c’è da credergli: presidente nazionale dell’Aiac, l’associazione degli allenatori, direttore della scuola federale a Coverciano e anche tecnico della squadra femminile del Pontedera la cui presidente è la figlia Valentina. Insomma super impegnato e sempre legatissimo ai colori biancorossi. Infatti Ulivieri ci racconta di aver fatto un tifo sfegatato la sera della gara con l’Alessandria. 

 

Se l’aspettava che il Vicenza riuscisse a guadagnarsi i playout? 

È tanta roba esserci arrivati, a un certo punto pure io ho temuto che ormai non ce ne fosse più. Però devo dire che Baldini, che conosco benissimo perché è stato pure mio giocatore, ha fatto bene.

 

Dove lo ha allenato? 

Al Napoli. Non giocò tantissimo, un girone, perché si infortunò a un ginocchio. Difensore di qualità normale, ma la differenza la faceva con la testa e la determinazione. Se poi parliamo della persona, è leale e parla molto chiaro, sa dire le cose, con i toni che servono a seconda delle situazioni. 

 

Lopez ha ricordato che dopo Praticò ha fatto una bella coppia proprio con Baldini: lei li ha avuti entrambi. 

Non mi stupisce, succede ai giocatori intelligenti. 

 

Lei ha avuto come allievo Baldini anche al corso di Coverciano: più bravo come giocatore o allenatore? 

Intanto come tecnico ha fatto tutta la trafila, che è importante, e poi lo vedo bene perché quel che conta di più oggi è intuire i cambiamenti e lui non è rimasto ai suoi tempi, che pure non sono neanche lontani visto che è giovane, ma si è adeguato ai mutamenti del calcio. 

 

Il Vicenza ha cambiato tre allenatori quest’anno. 

Dispiace sempre, con Di Carlo non occorre che dica il rapporto che c’è, Brocchi ha studiato anche lui con me a Coverciano e poi Baldini. A Catania ha saputo tenere la barca a galla, poi ha avuto grande coraggio ad accettare Vicenza perché di tempo ne aveva pochissimo. 

 

I playout con il Cosenza come li vede? 

Sono gare strane, ci vuole condizione fisica e se il Vicenza ce l’ha questo però non può essere merito di Baldini ma di chi l’ha preceduto e poi serve carattere. 

 

Andata al Menti e ritorno in trasferta, conta? 

Potrebbe sembrare un vantaggio per il Cosenza, ma è anche vero che sempre 180 minuti sono e l’importante è saperli gestire bene, bisogna trovare equilibrio. 

 

E il Vicenza di prima delle ultime partite? 

Devo dire che ho potuto seguirlo poco, per quel che ho visto in tv l’impressione, che magari può non essere un giudizio fondato, è che fosse un po’ leggerino proprio a livello di carattere. 

 

Tornando ai playout, che cosa conterà avere? 

Nervi saldi al primo posto e poi, anche se è stata compiuta una impresa ad Alessandria, non pensare di essere a posto perché non si è ancora fatto nulla e da quello che ho letto Baldini lo ha fatto presente, bravissimo a dirlo subito. Vorrei aggiungere un’altra cosa: concentrati sì, concentratissimi no, non va bene, non si deve mai giocare troppo la partita prima di entrare in campo. 

 

Giovedì sera quanto peserà la spinta del Menti? 

Io ricordo i tifosi di quando c’ero io e a quei tempi la vittoria in campionato, poi la salvezza in B e in seguito anche i risultati di Guidolin sono stati sempre stati successi sì della squadra ma anche del popolo biancorosso, trovo onesto ricordarlo. E all’epoca il capopopolo del tifo era il presidente, Dalle Carbonare, il che conta davvero tanto. Se i tifosi di oggi somigliano a quelli di ieri saranno fondamentali. 

 

Chiudiamo con lei: ha beccato 4 giornate di squalifica per aver inveito con l’arbitro, da presidente dei tecnici non va mica tanto bene no? 

Piano, ridotte a 3! Vero l’ho mandato a vaff...ma non è mica un reato grave e poi io rispetto le regole: lui mi ha buttato fuori e sono uscito subito. Nella chat che abbiamo con Lopez e gli altri giocatori degli anni biancorossi si sono subito fatti vivi. Mi hanno scritto 'Ora si riconosce il nostro mister, è sempre lui! 

 

Alberta Mantovani

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