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La storia

Quella volta che Maradona giocò ad Arcugnano

Diego Armando Maradona ad Arcugnano
Diego Armando Maradona ad Arcugnano
Diego Armando Maradona ad Arcugnano
Diego Armando Maradona ad Arcugnano

Tutti conoscono le gesta del Pibe de Oro, ma non tutti sanno che alla fine degli anni '80 trascorse un paio di giorni con la squadra del Napoli ad Arcugnano, in occasione della giornata di campionato contro l'Hellas Verona. Le sfide tra scaligeri e partenopei valevano molto: i gialloblu stavano vivendo un periodo magico, contraddistinto anche dalla conquista dello scudetto, i campani si apprestavano a vivere le annate più ricche di successi della loro storia.

«Era la seconda o la terza partita di quell'anno, si giocava l'andata, Verona - Napoli al Bentegodi, la squadra partenopea alloggiò per l'intero fine settimana qui, all'hotel Villa Michelangelo - ricorda Michele Zanotto, assessore allo sport, di Arcugnano - la leggenda narra che Maradona non era arrivato con la squadra, ma raggiunse i compagni in Ferrari, dopo essere atterrato dall'Argentina. Arrivò il venerdì notte e il portiere del Michelangelo non voleva farlo entrare perché non sapeva chi fosse. Poi alla fine, dopo un'accesa discussione, lo fece accomodare. So che c'è stato questo simpatico siparietto».

Diego Armando Maradona era el zurdo, cioè il mancino, il sinistro che faceva le cose al contrario, a modo suo. Del resto una delle sue frasi più note è: «Io sono sinistro, tutto sinistro: di piede, di fede, di cervello». Il Boca Juniors (la società con la tifoseria forse più calda del pianeta), il Barcellona (dove non è riuscito ad esprimersi completamente), il Napoli e tutto il resto ma sempre e comunque el diez, l'amata Argentina anche se nel suo caso non contavano i confini geografici, perché apparteneva al mondo. Era Maradona, il ribelle, l'istintivo, con i suoi vizi e le sue virtù. Un campione che ha incantato gli appassionati con le sue giocate straordinarie, ma che ha fatto anche discutere con dichiarazioni, atteggiamenti e comportamenti sopra le righe. Ma tant'è, Maradona purtroppo non c'è più.

E adesso che se ne è andato, in tanti alzano la mano per dire «è passato anche per Arcugnano, io c'ero». C'è chi lo ricorda con stima, chi per un'amichevole, chi rivendica con orgoglio un fugace incontro, chi lo addita, ma è normale che sia così. Quei giorni rappresentano nella memoria collettiva, un incontro tra i più sentiti della storia di Arcugnano. Anche se il fuoriclasse argentino non amava particolarmente gli allenamenti, una volta entrato in campo, cancellava le righe del prato verde e le porte alle due estremità e iniziava lo spettacolo, per il piacere del tanto pubblico di tutte le età accorso a vederlo.

«C'era tanta gente. Il sabato pomeriggio hanno fatto la rifinitura e mentre tutti correvano, lui si faceva fare i massaggi, palleggiava un po', ma stava lì, non si muoveva più di tanto. Poi alla fine ha fatto la partitella con la squadra» ricorda Michele Zanotto. Aveva la fisicità dei giocatori del passato, teneva la palla guardando alto, aveva uno stile tutto suo e quando entrava in campo si esibiva. «Ricordo il pallone sulla linea di fondo, dove si interseca - racconta emozionato Andrea - con l'area piccola del portiere, per fare gol da quella posizione devi violare un po' di leggi della fisica, ma lui insaccò. Faceva dei dribbling pazzeschi e abbracciava i compagni di squadra come un ragazzino». Anche in rete gli aneddoti e gli episodi si sono scatenati. L'allora assessore allo sport del Comune di Arcugnano, Mariano Pasqualin lo ricorda così: «Mi sono preso le sue critiche perché non c'era un lettino per poter fare i massaggi per l'allenamento ... bei tempi...». Invece Mauro Cibotto, ex giocatore dell'Arcugnano, racconta la storia del suo intenso incontro con Maradona «conoscendo il custode del campo, e giocando lì, gli ho chiesto se potevo entrare per fare le foto col campione. Lui naturalmente acconsentì, erano presenti anche mio cognato e sua figlia Francesca. Avrò scattato non so quante foto. Poi da bordo campo mi sento chiamare, era un grandissimo amico, titolare di una famosa concessionaria di auto del Vicentino. Anche lui voleva essere immortalato. Portai tutto dal fotografo che mi chiamò, perché dentro alla macchinetta non c'era il rullino». Di quell'incontro memorabile non sono rimasti che nitidi ricordi. Un proverbio argentino recita che "Nessuno può toglierti quello che hai ballato". Ad10s Diego.

Ilenia Litturi

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