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La bastonata del ghiaccio all’inline Niente Nazionale per chi usa i roller

Porte della nazionale del ghiaccio chiusa per i giocatori di inlineUn partita della nazionale azzurra di hockey inline. FOTO  STRAZZABOSCO
Porte della nazionale del ghiaccio chiusa per i giocatori di inlineUn partita della nazionale azzurra di hockey inline. FOTO STRAZZABOSCO
Porte della nazionale del ghiaccio chiusa per i giocatori di inlineUn partita della nazionale azzurra di hockey inline. FOTO  STRAZZABOSCO
Porte della nazionale del ghiaccio chiusa per i giocatori di inlineUn partita della nazionale azzurra di hockey inline. FOTO STRAZZABOSCO

Stefano Angonese ROANA Se giochi (a hockey inline), non ti convoco. Nessuna nuova pellicola in uscita, semplicemente l’estrema sintesi del contenuto di una e-mail inviata nei giorni scorsi dalla FISG alle società di hockey su ghiaccio. Due sport così simili e così diversi, troppo spesso al centro di beghe che non fanno il bene di nessuno. Il passaggio-chiave riguarda appunto gli atleti nell’orbita delle nazionali maschili giovanili (nessun riferimento, per ora, al settore femminile) che praticano sia l’una che l’altra disciplina. Questa la sezione di testo: “Con l’occasione si fa presente che, sempre su indicazione del settore tecnico federale, per la prossima stagione agonistica non si convocheranno nelle rappresentative Nazionali Giovanili Maschi i ragazzi che svolgono attività di hockey in-line in campionati e/o manifestazioni ufficiali, poiché tale attività è in contrasto con i programmi di sviluppo degli atleti di interesse nazionale che la nostra Federazione ha adottato”. Curioso che il firmatario sia un consigliere federale, Tommaso Teofoli, ex giocatore di hockey inline che ha vinto lo scudetto 1999 a Milano, indossando la maglia azzurra agli albori della disciplina, nonché quella dei Diavoli. «Non si tratta di una questione politica, ma tecnica – precisa Teofoli -; a maggio avevamo fissato dei test fisici che sono “saltati” anche a causa degli impegni degli atleti con l’hockey inline. Per crescere a livello internazionale è necessario lavorare molto sulla preparazione atletica, che ha passaggi ben precisi, e quindi chi vuole far parte del progetto delle nazionali deve semplicemente scegliere». Reazioni? Uno scambio di lettere tra i presidenti di FISR e FISG; mentre a Roana, “casa” delle nazionali di hockey inline in vista dei World Roller Games, la mail è stata così accolta: «Non sono sorpreso – afferma Fabio Forte, responsabile di settore per la FISR – perché è sempre stata un po’ quella la posizione dell’hockey ghiaccio. L’ho già vissuta con i Vipers». Lei e lo staff tecnico avete parlato con i ragazzi? «No, abbiamo deciso di adeguarci alle loro risposte. Solo uno si era auto-escluso ben prima della mail; gli altri undici che svolgono le due attività sono rimasti a disposizione». E quanti sono stati convocati per Barcellona? «Otto (tra cui atleti vicentini). Gli altri rimangono fuori per scelta tecnica». L’ultimo pensiero lo offre Luca Rigoni, attuale c.t. (con Cristiano Sartori) della nazionale junior di hockey inline; uno che ha sempre praticato i due sport e che visse un’esperienza simile nell’anno pre-olimpico rinunciando a svolgere attività inline per abbracciare il progetto FISG verso Torino 2006. «Sono rammaricato per il contenuto della mail che conferma purtroppo la mancanza di cultura sportiva del nostro Paese – afferma Rigoni –; credo che l’hockey inline possa far bene all’hockey ghiaccio e viceversa. Per me è stato così, mi ha reso più completo. È un tabù da sconfiggere, in altre nazioni hockeysticamente più evolute come Repubblica Ceca, Canada, USA, Svezia, Svizzera le due realtà coesistono e collaborano». Da qualsiasi parte la si guardi, comunque, verrebbe solo da dire “lasciateli giocare in pace”. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Angonese

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