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Il precedente

L'infinito dramma di Piermario Morosini e le polemiche sul defibrillatore

Piermario Morosini mentre viene trasportato fuori dallo stadio di Pescara dopo il malore
Piermario Morosini mentre viene trasportato fuori dallo stadio di Pescara dopo il malore
Piermario Morosini mentre viene trasportato fuori dallo stadio di Pescara dopo il malore
Piermario Morosini mentre viene trasportato fuori dallo stadio di Pescara dopo il malore

L’eleganza delle anime belle. Prima che signori del centrocampo, Christian Eriksen e Piermario Morosini sono signori. Sono, chiariamo: indicativo presente. Perché il Moro c’è. Sono signori, si diceva. Eleganti in campo, con la testa alta che è marchio distintivo di chi ha una marcia in più dal punto di vista tecnico. Eleganti fuori, con la testa alta che è marchio distintivo di chi ha una marcia in più dal punto di vista umano. Ottimi giocatori, ottime persone. Una sola, fondamentale cosa differenzia i tragitti di Christian e Piermario: il primo, ringraziando il Cielo, è ancora fisicamente tra noi. Il secondo no. Ieri, al 42’ della partita tra Danimarca e Finlandia, Eriksen si accascia. I soccorsi sono tempestivi, il medico pratica il massaggio cardiaco, l’intervento si prolunga nel tempo senza risultato e viene portato il defibrillatore. Successivamente, in ospedale, le condizioni del danese migliorano.

In quel maledetto 14 aprile del 2012, purtroppo, le cose vanno in maniera diametralmente opposta per Morosini. A Pescara si gioca la gara tra gli abruzzesi e il Livorno. L’ex biancorosso, che indossa la maglia dei toscani, al 31’ si accascia a terra. Si capisce subito che la situazione è drammatica. Cardiomiopatia aritmogena, verrà poi detto. Intanto la gestione dei soccorsi diventa oggetto di contestazione. Tre medici vengono successivamente condannati e poi prosciolti per non aver usato il defibrillatore. Le polemiche furono aspre, ma Piermario non ce lo ridà più nessuno. Di lui resta un ricordo luminoso e incancellabile. Oltre a tanti semi di bellezza e bontà sparsi ovunque. Uno di questi ha fatto germogliare l’associazione Morosini. «Quel che è successo a Piermario - dice Emanuele Arena, il presidente -, evidentemente ha fatto scuola. Bisogna che i soccorsi siano immediati. E fatti con la strumentazione adeguata e con persone in grado di intervenire nel modo giusto».

Perché il lieto fine ci può essere. Lo ha dimostrato Eriksen. Lo dimostrò, il 30 dicembre del 1989, Lionello Manfredonia. L’ex ds del Vicenza, all’epoca giocatore della Lazio, nel corso della gara con il Bologna si accasciò a terra, vittima di un arresto cardiaco, ma fu soccorso e salvato.  

Giancarlo Tamiozzo

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