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LA STORIA

Vicenza aspetta Gorlin
«È ora di tornare a casa»

La mano del destino c'è sempre. Da atleta, eccellente, monumentale, della pallacanestro femminile, Lidia Gorlin l'avrà pensato spesso, dopo un canestro, una vittoria, una coppa alzata. Ma adesso è tempo, ancora, di pensare che il destino c'ha messo del suo, perché la campionessa nata a Vicenza il 29 giugno 1954 è rimasta improvvisamente sola. Il marito, Vincenzo Buchignani, s'è spento a soli 70 anni, nella casa di Lucca, dove da tempo abitavano. Gorlin, che ha un figlio, Stefano, tornerà a Vicenza in settembre: ecco qual è il destino di una donna straordinaria, dal 2010 inserita nella Hall of Fame del basket, che ancora vuole dare molto alla palla a spicchi. «Vicenza è casa mia. Vi sono nata, ma vi sono rimasta per poco tempo, troppo poco forse, prima di farvi ritorno negli anni Ottanta - racconta l'ex playmaker del Vicenza e della Nazionale -. Poi la mia vita si è sviluppata in Toscana, precisamente a Lucca, dove ho incontrato mio marito». Di professione geologo, Buchignani è stato uno dei principali artefici della rinascita del basket femminile a Lucca e uno storico della pallacanestro, tanto che, quando è mancato, la Fip, e il presidente Gianni Petrucci, si sono stretti in un abbraccio a Gorlin, che finito di giocare ha iniziato un'importante carriera proprio "dietro la scrivania" del Le Mura Lucca. «Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, con un'ultima stagione a Livorno - spiega Gorlin -, per me è cominciata una nuova vita a Lucca, dove ho ricoperto un po' tutti i ruoli: sono stata allenatrice, general manager, direttore sportivo, team manager. Ho praticamente vissuto in palestra per anni, al fianco delle ragazze, facendo ciò che più mi piace». Nel 2017 si è tolta la soddisfazione di vincere uno scudetto da dirigente. Una vicentina, lei, ha battuto una squadra vicentina, il Famila Schio. Quell'anno era praticamente Davide (Lucca), contro Golia (Schio), anche se le toscane, con Francesca Dotto in regia, non erano niente male. «Ero strafelice - commenta -, perché in un attimo abbiamo visto ripagati anni di sacrifici. È stata un'emozione vedere le ragazze gioire». Gorlin ne ha vinti di scudetti da giocatrice, ben 10 con le maglie di Vicenza e Torino. «Da giocatrice ti porti a casa la retina, ti senti protagonista dall'inizio alla fine, da dirigente è sempre bellissimo, ma sai di aver partecipato al successo in modo diverso». Sono stati anni intensi a Lucca per Gorlin, ma una parentesi della vita si è chiusa. «La società ha puntato su altre persone, è lo sport, è la vita. Ho perso mio marito e ora sono sola. Ho avuto tante persone vicine nel momento del lutto, le ringrazio: mi hanno dato forza. Sono una persona che ha sempre reagito di fronte alle avversità e adesso più che mai ho voglia di reagire, ricominciare e il primo passo sarà tornare a Vicenza, la città che non ho mai dimenticato e che troppo poco ho goduto. Penso sia arrivato il momento di tornare ad essere vicentina». Gorlin troverà molta gente pronta a riabbracciarla (in primis il fratello Loris, che allena i Bears di Isola Vicentina) perché qui è un'icona, un'atleta senza tempo. «Eppure gli anni sono passati - scherza -. Ricordo certi momenti di gioco come fosse ieri, però la storia va superata, bisogna avere il coraggio e l'entusiasmo di andare avanti. Amo il basket e sono pronta a dare una mano». Quindi l'appello: «Se il Vicenza mi chiama, io ci sono per portare la mia esperienza e voglia di fare. La morte del presidente Antonio Concato ha lasciato un vuoto, ma seguo la società e sta facendo un buon lavoro anche se con risorse limitate. È un momento delicato per tutti, ma insieme si può ricreare qualcosa di bello». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marta Benedetti

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