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Basket A1 donne

Famila, cinquant'anni di canestri. «Una storia partita da Thiene»

Maurizia Rossi e Lia Zenere raccontano i primi anni del club «Non c'erano molti soldi ma eravamo come una famiglia»
La prima squadra di pallacanestro di Schio nel 1973/74. Lia Zenere è la prima in alto da destra
La prima squadra di pallacanestro di Schio nel 1973/74. Lia Zenere è la prima in alto da destra
La prima squadra di pallacanestro di Schio nel 1973/74. Lia Zenere è la prima in alto da destra
La prima squadra di pallacanestro di Schio nel 1973/74. Lia Zenere è la prima in alto da destra

«Cinquant'anni fa non avremmo mai immaginato che il basket femminile a Schio toccasse i vertici europei». Parola di Maurizia Rossi, tra le fondatrici della prima squadra di pallacanestro rosa scledense nel 1973. Una storia lunga mezzo secolo che affonda le sue radici qualche chilometro più a est.

La squadra nacque a Thiene

«La squadra nacque a Thiene - racconta Lia Zenere, classe '53 di Carrè, giocatrice dell'epoca-. Frequentavo il secondo anno di ragioneria e il professore di ginnastica cercava delle ragazze per formare una squadra di pallacanestro: eravamo abituate a giocare a pallaguerra in giardino, accettai subito, in breve tempo mi sono innamorata di questo sport. A fine anni Sessanta Vicenza cercava di allargarsi sul territorio e cominciò a collaborare con Thiene».

La chiamata di Boron e nel 1972 il trasferimento a Schio

Nel 1972 partì il progetto di una nuova società nella vicina Schio. «Ivano Baron, impresario di Marano, cercava una squadra di qualità per la figlia: così insieme a degli altri imprenditori fondò la società a Schio, alla quale ci unimmo noi da Thiene. Arrivarono anche delle giocatrici da Vicenza con l'allenatore Stefano Strukul».

Nuovo impianto (alla palestra dei Salesiani), nuova città e nuovo gruppo, con poche certezze e tante ambizioni. «Da Carrè non avevo la corriera per andare a Schio: il primo anno mi allenavo dalle 6 alle 8 di sera, poi rimanevo a guardare i maschi perché dovevo aspettare le 10 per tornare, quando passava la corriera degli operai della Lanerossi. Poi dei dirigenti incominciarono ad accompagnarmi in auto. L'anno successivo la società chiedeva 20 mila lire per giocare e non avevo il coraggio di domandarle in casa, perché non c'erano.

Zenere: «Chiesi a mia madre le 20 mila lire per giocare»

Ma l'alternativa era smettere, quindi mi sono fatta coraggio e le chiesi a mia mamma, che accettò. Ero al settimo cielo». In quel periodo di novità e transizioni l'obiettivo era raggiungere i vertici del campionato italiano. «L'entusiasmo era notevole, c'era voglia di arrivare in Serie A». Un ostacolo era la distanza dalle altre piazze. «Per le trasferte all'inizio c'erano solo le macchine - ricorda Maurizia Rossi, ex giocatrice a Thiene e dirigente a Schio fino a metà degli anni Ottanta, oggi 75enne -. Capitava di fermarsi a fare dei pic nic o che i dirigenti portassero le mogli e offrissero la pizza. Eravamo davvero una famiglia. Poi per le città più distanti cominciai a organizzare treni e alberghi. All'inizio non avevamo grandi disponibilità economiche, ma con il tempo alcune aziende locali si sono interessate per fare da sponsor, a cominciare dalla Luma Asfalti».

Il viaggio memorabile a Trieste

Viaggio memorabile fu quello a Trieste. «Nel maggio del 1974 giocammo in un campo all'aperto fuori dall'oratorio». Tutti erano alle prime armi, ma con grande determinazione. «Avevo vent'anni, seguivo l'attività di scout durante le partite, analizzavo dati e statistiche dalla panchina: allora non c'erano computer e telefoni, si faceva tutto a mano. Ci diede un aiuto Biba Gentilin, grande campionessa che venne a Schio per la promozione in Serie A».

Dopo mezzo secolo (sabato e domenica si gioca il trofeo del cinquantenario con Famila, San Martino, Tarbes e Brixia) il basket resta nel cuore. «Seguo alcune squadre giovanili e di baskin a Carrè - conclude Zenere-. Il basket per me fu un'avventura supersonica, c'era entusiasmo». Lo ha trasmesso alla figlia (Francesca Tagliapietra) e anche a una futura azzurra. «Ho insegnato educazione fisica alle medie e tra le mie alunne ho avuto Valeria De Pretto».

Edoardo Mario Francese

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