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A1 FEMMINILE

Famila, ascolta Macchi: «George è un supercoach»

«Dikeoulakos? È un supercoach. Oggi il Famila gioca meglio perché ci sono più soluzioni, l’anno scorso si basavano molto sull’asse play-pivot. Quest’anno il gioco è più veloce». Parola di Laura Macchi, indimenticata protagonista a Schio per undici stagioni tra il 2007 e il 2018 (con sette scudetti, altrettante Coppe Italia, una Eurocup vinti), oggi voce tecnica di Eurosport. Pur essendosi spostata dal basket femminile a quello maschile (e dal “giocato” al ”narrato”), Macchi parla volentieri della sua ex squadra, e non nasconde i problemi. «Difficile fare degli azzardi con questa situazione di incertezza: se in una squadra si allenano in cinque per una settimana, cambia la prospettiva di preparazione della partita, soprattutto quando torni a giocare dopo un lungo stop». Il Famila è atteso da sette partite in 25 giorni (di cui due posticipi per Covid-19): il 26 gennaio con la Dynamo Kursk, il 29 a Broni, il 2 febbraio a Istanbul con il Galatasaray, poi in casa il 5 contro Ragusa, l’8 con Faenza, il 16 con Moncalieri e il 20 con Costa Masnaga. «Con tanti recuperi in un tempo brevissimo e giocando più partite a settimana gli infortuni sono dietro l’angolo, fisicamente è difficile tenere il ritmo». Rischio che aumenta con la pandemia: ultimamente le arancioni si sono allenate in maniera anomala, tra sedute individuali con la Ffp2 e riprese claudicanti dopo la quarantena. «Così rischi di avere due gruppi con due condizioni fisiche diverse, la soluzione sarebbe far giocare di più quelle che sono state fuori, ma ne paga il gioco di squadra». Nei prossimi impegni ravvicinati, vista la convocazione in nazionale, è probabile l’assenza di Gruda, che come ricorda “Chicca” «è la punta di diamante attorno cui gira tutto il gioco di Schio, quando lei si accende cambia il modo di giocare». In un campionato in cui «non ci sono grossi divari, per fortuna è aumentata la concorrenza», il Famila è al comando con 12 vittorie in altrettante partite. «Non è un campionato normale come quello di 3-4 anni fa, quando era impensabile preparare la partita con due allenamenti. Schio parte con l’obiettivo già ad agosto, chi gioca qui sa che va in campo per vincere, il resto sono chiacchiere. L’anno scorso sono arrivati secondi e hanno lottato fino alla fine contro la Reyer che giocava meglio, è stata una supersconfitta». E viene fuori la grinta. «Il carattere che ha sempre contraddistinto Schio, al di là di chi arriva, è una sorta di dono che ti porti in dote con la maglia, sai che devi dare il mille per mille e avere massima attenzione, il carattere è quel quid in più. Essere a Schio vuol dire stare sempre sotto pressione perché l’obiettivo è vincere». Capitolo Dikeoulakos. «Mi piace tantissimo George, lo ritengo un supercoach; oggi le orange giocano meglio perché ci sono più soluzioni di gioco, l’anno scorso si basavano sull’asse play-pivot. Quest’anno il gioco è più veloce». La nuova identità difensiva permette a Dotto e compagne di aggiustare gli errori in attacco. «È un po’ la regola non scritta degli allenatori che lasciano molta libertà e si fidano delle scelte individuali; se sbagli in attacco bisogna sistemare dietro, non puoi permetterti di sbagliare entrambe. Così la giocatrice ha tanti oneri e onori». Macchi svela anche un piccolo retroscena. «Dikeoulakos mi aveva fatto sapere che voleva che andassi da lui quando allenata il Fenerbahce. Giocare all’estero è un’esperienza che completa le italiane perché è un altro modo per approcciarsi, giocando da straniera hai più responsabilità». Il rapporto con il coach greco è rimasto ottimo. «Quando ci vediamo scherzando mi dice che ha parlato con De Angelis per farmi firmare, questo dimostra che c’è rispetto, quando smetti conta quello che hai costruito». Delle sue ex compagne di squadra e di nazionale sono ancora a Schio in due, seppur in ruoli diversi (Sottana come play-guardia, Masciadri è team manager). «Sono due giocatrici che hanno un vissuto importante. Mascia ha una vita a Schio ed è un valore aggiunto, a livello di esperienza e di gestione ne ha da vendere. Giorgia è tornata nella squadra che le può garantire il massimo, penso che sia stata una scelta di cuore e di livello tecnico; lei è ancora attiva, può trasmettere la sua memoria storica alle giovani». L’eredità che si porta dietro dal Famila? «In questa squadra arrivare secondi è una sconfitta. Penso sia la bellezza di Schio, essere sempre brillante, attiva e viva, nel momento in cui ti siedi hai già fallito; non devi accontentarti mai. Mi torna utile come commentatrice, poiché devo informarmi e studiare continuamente». 

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