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L'attesa

Caso Djokovic, ecco cosa rischia. I media australiani: «Cinque anni di carcere»

Novak Djokovic potrebbe rischiare fino a cinque anni di carcere in Australia. Secondo quanto scrivono The Sunday Morning Herald e The Age, le autorità del Paese stanno analizzando le discrepanze nelle informazioni fornite dal tennista serbo, che ha ammesso tra l'altro di aver effettuato attraverso un membro del suo staff un'errata dichiarazione di viaggio per l'ingresso in Australia e di aver violato l'isolamento Covid in Serbia. La pena massima per chi fornisce prove false, sottolineano i media, è appunto una condanna a cinque anni. «Possiamo rivelare che l'indagine del dipartimento degli Affari Interni sulla star del tennis è stata ampliata includendo la sua violazione delle regole sull'isolamento in Serbia, le errate dichiarazioni sul formulario di ingresso in Australia relativo ai viaggi e le incongruenze sulla data del suo test per il Covid-19» scrivono i giornali australiani.

In attesa di sapere se potrà rimanere in Australia, la situazione di Nole Djokovic si arricchisce di ulteriori dettagli. Il campione serbo è tornato a parlare sui social, spiegando la sua versione dei fatti relativa alla gestione della positività al Covid e ammettendo alcuni errori che potrebbero complicare la sua posizione. Dopo aver scoperto di essere positivo al Covid, il 18 dicembre scorso Novak Djokovic avrebbe violato l'isolamento previsto incontrando a Belgrado giornalisti dell'Equipe per un'intervista. Lo ha ammesso lo stesso tennista serbo su Instagram. «Non volevo deludere il giornalista, ma mi sono assicurato di mantenere il distanziamento sociale e di indossare una mascherina, tranne quando mi hanno fotografato. Dopo l'intervista sono tornato a casa per il previsto periodo di isolamento, ma ripensandoci è stato un errore di giudizio e ammetto che avrei dovuto riprogrammare l'impegno», ha scritto Djokovic.

Discorso penale a parte, Novak Djokovic correrebbe anche il rischio della squalifica sportiva a causa di un giallo sulle date del tampone positivo. La Atp infatti, prima ancora che il caso Nole esplodesse, aveva specificato che «qualora un giocatore venisse scoperto a falsificare il risultato di un tampone, è prevista una squalifica di tre anni».

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