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Se don Bosco va in gol «Il calcio di chi lo ama»

«Dai Salesiani c’erano le porte, le linee che segnavano l’area e il centrocampo, ma mancavano le reti e le bandierine del corner. L’arbitro lo faceva il prete, in tonaca nera ci stava anche perché tutti gli arbitri allora erano rigorosamente in giacchetta nera. Di segnalinee neanche a parlarne. Noi giocavamo con i vestiti di ogni giorno, in calzoncini corti Quello definito “il più bel gioco del mondo” è uno specchio della società» (dal libro “Storia reazionaria del calcio” di Massimo Fini e Giancarlo Padovan). Nel nostro Paese lo sport, e in particolare il gioco del calcio, è nato e si è sviluppato grazie all’oratorio parrocchiale che da piccolo luogo di culto si è trasformato in centro giovanile di aggregazione e formazione. Diventando anche fucina di talenti se si pensa che dal campo di un oratorio sono partiti i campioni Scirea, Rivera, Boninsegna, Tardelli, Toldo, Albertini solo per citarne alcuni. Secondo una ricerca Ipsos del 2017, sono oltre 8 mila gli oratori italiani che mantengono ancora oggi una forte valenza sportiva tant’è che dalla stagione 2012-2013 Tim, Lega Serie A e Csi sostengono la “Junior Tim Cup – il Calcio negli Oratori”, promuovendo la buona pratica sportiva fatta di valori, lealtà e divertimento nel motto «il calcio è di chi lo ama». Anche il nostro territorio non manca d’esempi in questo e perciò Young è scesa in campo alla scoperta di due realtà ormai centenarie: la Concordia di Schio e la Fulgor Thiene. PGS CONCORDIA CALCIO SCHIO Nata nel 1906 nell’Istituto Salesiano Don Bosco di Schio, la società neroverde trova nel nome Concordia la scelta di indicare l’unione e l’accordo che dovrebbe regnare fra gli iscritti. Oggi la polisportiva è un’associazione dilettantistica che promuove il calcio e lo sport come momento di educazione, maturazione e impegno. Oltre 400 ragazzi, sono 16 le squadre presenti (nella prossima primavera saliranno a 18). «L’obiettivo non è quello di creare campioni, ma ragazzi con la voglia di giocare fino alla prima squadra – commenta il presidente Andrea Perezzan –. Facendo sempre bella figura». ALLEDUCATORE. Un calcio educativo all’interno di un progetto di qualità con un alleducatore che ha il compito di allenare e educare. «Non ci sleghiamo mai dall’ambito dell’oratorio, dal fare calcio in un certo modo e in un certo ambito. Cerchiamo di rispettare le pratiche di crescita sportiva sviluppando le capacità motorie, poi quelle tecnico-tattiche». Seguendo il detto africano «per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio» e offrendo un ambiente sereno e accogliente dove esprimersi senza giudizi. Sempre, però, al passo coi tempi. «L’oratorio non può più essere quello di 50 anni fa, la società è cambiata e i bisogni sono altri – ha raccontato in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana, Don Alberto Maschio che per 8 anni, fino a quest’estate, ha diretto la comunità –. Se faccio calcio, lo devo fare bene. Non vado a predicare alla squadra, ma cerco un buon allenatore che la faccia giocare». Alla base di questi ambienti c’è il volontariato: donare il proprio tempo per quell’attaccamento alla maglia e ai colori di famiglia, senza alcuna selezione.